LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO

Le telco devono pagare per l’occupazione del suolo, banda larga a rischio?

Una sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che il canone concessorio previsto dal Codice della strada si applica anche quando a occupare il suolo siano servizi telefonici e reti di telecomunicazione. Riunione straordinaria in Asstel: “Decisione conflittuale”

Pubblicato il 13 Gen 2015

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Anche gli operatori telefonici devono pagare il canone concessorio previsto dal Codice della strada: lo chiede una sentenza del Consiglio di Stato, la numero 6459 del 31 dicembre 2014 e diffusa nei giorni scorsi.

E’ una decisione che arriva come un fulmine a ciel sereno, sulle teste degli operatori, dato che finora la giurisprudenza aveva escluso questo canone concessorio- che si somma alla tassa di occupazione del suolo- in caso di reti e servizi di telecomunicazioni. Non solo: la normativa primaria si era ormai orientata per alleggerire gli oneri in capo alle telco, come dimostra anche lo Sblocca Italia, che ha appunto eliminato la tassa per l’occupazione del suolo da parte di nuove reti tlc.

Insomma, questa sentenza sembra reintrodurre costi che gli operatori speravano di essersi ormai messi alle spalle. Il canone concessorio è non ricognitorio, cioè non è connesso a prestazioni di servizi e diversi enti locali l’hanno introdotto negli ultimi mesi (fronteggiando in molti casi i ricorsi al Tar del Lazio, di cui sono tredici quelli in corso).

Tutte le sentenze del Tar finora erano state compatte nell’affermare che questo particolare canone non si applica alle reti per le comunicazioni elettroniche (Tar Milano 665/2014 e 1242/2014; Tar Torino 448/12). Il Consiglio di Stato ha ribaltato questo orientamento ritenendo che l’articolo 93 del Codice della strada fa salva l’applicazione di altre disposizioni di legge per ulteriori canoni o oneri relativi a servizi tlc. La sentenza dice insomma che il canone concessorio è legittimo perché nulla osta alla sua imposizione. Non è d’accordo Asstel, secondo cui “la sentenza confligge sia con il Codice delle Comunicazioni elettroniche, che vieta di applicare un doppio canone, sia con lo Sblocca Italia”, dice al nostro sito il presidente Cesare Avenia. Asstel ha convocato oggi una riunione straordinaria proprio per analizzare la questione. Al momento sta valutando ancora il da farsi. “Nessuna decisione è stata presa in merito”.

“Certo è che il quadro che gli operatori hanno di fronte è a dir poco schizofrenico e questa sentenza invece di apportare l’auspicata definitiva chiarezza sul tema, rende ancora più incerta l’impalcatura normativa su cui dovrebbe svilupparsi l’infrastruttura delle reti di nuova generazione in Italia”, dice Avenia.

“Da un lato Governo e Parlamento riconoscendo, finalmente, la strategicità delle reti di Tlc per l’economia italiana e quindi la necessità di accelerare sul loro sviluppo, hanno messo in campo misure, non ultimo lo Sblocca Italia, per semplificare le procedure e sgravare da oneri impropri la messa in opera della fibra ottica. Dall’altro, l’emergere continuo di una visione conservativa delle norme rimette costantemente in discussione la volontà politica. E’ avvenuto con i regolamenti attuativi del Decreto Crescita 2.0 e ora con la sentenza del Consiglio di Stato, che rimette in discussione l’orientamento emerso dai pronunciamenti della Cassazione e da varie sentenze del Tar”, aggiunge.

“Nel caso in questione emerge che, mentre per le Tlc vige il Codice delle comunicazioni elettroniche che, in linea con la normativa europea, afferma chiaramente l’inapplicabilità del canone alle reti Tlc, posizione riconfermata dallo Sblocco Italia, il Consiglio di Stato stabilisce il contrario, scegliendo l’interpretazione meramente edilizia della messa in opera della fibra ottica che gli offre il Codice della strada, a detrimento della dimensione innovativa dell’infrastrutturazione a banda ultralarga”.

Il pericolo da parare è dover pagare ingenti somme agli enti locali proprio in una fase di forti investimenti pianificati e già inseritinei piani industriali. Per altro, il rischio è anche quello di ostacolare i propositi del piano banda ultra larga governativo, che aveva fatto delle semplificazioni burocratiche uno dei cavalli su cui puntare per infrastrutturare il Paese.

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