Net neutrality, telco Usa: bloccate la Fcc

Le Tlc chiedono al Congresso una modifica del Communications Act per limitare i poteri della Fcc: “No alla riclassificazione della banda larga come utility”. Le associazioni dei consumatori: “Un passo indietro” che apre le porte alle discriminazioni

Pubblicato il 22 Gen 2015

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Le telco americane si preparano a chiedere al Congresso di modificare la normativa sulle comunicazioni (Communications Act), la legge che la Federal Communications Commission (Fcc) sta considerando di usare come strumento per attuare le nuove regole sull’open Internet. L’obiettivo delle aziende telecom Usa è limitare il ruolo del regolatore ed impedire la riclassificazione dei provider della banda larga come utility anche se, visto che la Fcc dovrà votare sulle norme per la net neutrality il 26 febbraio, non c’è molto tempo per emendare la legislazione.

Come noto, la Fcc deve decidere se adottare un approccio light touch alle regole sulla neutralità della rete – in base alla sezione 706 del Telecommunications Act – oppure prevedere una regolazione più pesante usando il Title II del Communications Act che riclassificherebbe i fornitori della banda larga come carrier, e non servizi di informazione, equiparandoli a delle utility e assoggettandoli a norme più severe per regolare i prezzi e il modo in cui viene gestito il traffico sulle reti.

Su entrambi i lati si sono formate delle lobby che spingono con forza verso l’una o l’altra direzione. Le associazioni in difesa dei consumatori e le aziende Ott pressano la Fcc perché adotti il Title II in modo da impedire che gli Isp si facciano pagare dai fornitori di contenuti su Internet per dare priorità ai loro servizi, favorendo così i grandi player che possono permettersi di pagare a scapito dei più piccoli. A favore dell’utilizzo del Title II si è schierato anche il presidente Barack Obama.

Le telco invece, pur dichiarandosi favorevoli all’open Internet, sostengono che fare ricorso al Communications Act non è necessario e finirebbe con l’ostacolare gli investimenti.

“Usare lo strumento del Title II per controllare Internet causerà molti danni collaterali all’economia digitale americana”, ha dichiarato l’ex commissario della Fcc Robert McDowell.

Per questo ora le telco ricorrono a un ultimo espediente: vogliono la modifica del Communications Act stesso con un emendamento, proposto alla fine della scorsa settimana dai parlamentari John Thune e Fred Upton e che verrà discusso oggi al Congresso. Thun e Upton cercano un compromesso aggiungendo delle regole sull’open Internet al Communications Act (che risale al 1934) ma non riclassificando i provider della banda larga come comuni carrier. L’emendamento impedirebbe inoltre alla Fcc di usare la sezione 706 del Telecommunications Act per regolare Internet. Con queste modifiche, spiega McDowell, che è tra i sostenitori dell’emendamento, “la Fcc può raggiungere i suoi obiettivi nelle politiche per il web ma anche un appoggio bipartisan”.

Non sono d’accordo le associazioni in difesa dei consumatori: per Public Knowledge l’emendamento rende possibile alle telco discriminare alcuni tipi di traffico dati e dare la priorità su Internet ad alcuni “servizi specializzati”. L’emendamento “è un passo indietro”, ha commentato Harold Feld, SVP di Public Knowledge, “e certamente non offre ai consumatori quella robusta protezione di cui hanno bisogno”.

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