Telecom Italia, Mucchetti: “Voto maggiorato scoraggia i mordi e fuggi”

Telecom l’unica public company italiana? No, ci sono anche le banche popolari, dice il senatore Pd autore dell’emendamento al Dl Competitività che ha introdotto in Italia la nuova disciplina del voto plurimo. “Senza soci stabili l’azienda di Tlc non potrà adottare la riforma che rappresenta una forte tutela contro le manovre speculative”

Pubblicato il 23 Gen 2015

Mila Fiordalisi

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“Rafforzare” agli azionisti di peso che decidano di sostenere un progetto a medio-lungo termine e scoraggiare scorrerie mordi e fuggi: questi secondo Massimo Mucchetti, senatore del PD, i due grandi pro derivanti dall’adozione del voto maggiorato introdotto dal Decreto Competitività (legge 91 del 24 giugno 2014 poi convertito nella legge 116 dell’11 agosto) a seguito dell’approvazione dell’emendamento presentato dallo stesso Mucchetti insieme con Giuseppe Marinello (Ncd). La nuova normativa , che ha ottenuto il via libera da parte della Consob nell’approvazione delle modifiche al regolamento emittenti a seguito della relativa consultazione pubblica, è o no una soluzione “adatta” a Telecom Italia? “Non ci sono settori di attività più adatti di altri al voto maggiorato. Esso può convenire alle società che si impegnano in progetti di lungo termine che esigono stabilità. Noto che la Fiat è andata a cercarselo in Olanda senza suscitare raccolte di firme come quelle che ho letto sul Sole 24Ore”, sottolinea Mucchetti.

Senatore Mucchetti, Telecom Italia di fatto si va configurando come l’unica public company italiana. Il voto multiplo potrebbe essere una strada percorribile?

Non sono sicuro che Telecom Italia possa essere l’unica public company italiana. Le banche popolari, ad esempio, sono public company di diritto e tali potrebbero restare anche con la riforma deliberata dal Governo per trasformarle in Spa. Il voto maggiorato converrebbe agli azionisti di peso che decidano di sostenere un progetto a medio-lungo termine e scoraggiare scorrerie mordi e fuggi.

Andare verso una public company implica un cambio di statuto?

Non necessariamente. Certo, introdurre tetti al possesso azionario aiuterebbe ancorché i tetti possano essere abbattuti tramite un’Opa.

E’ in occasione del cambio di statuto che sarebbe auspicabile l’adozione della disciplina del voto multiplo?

Per introdurre il voto maggiorato la modifica dello statuto è inevitabile. Nel caso di Telecom Italia la condizione preliminare è il formarsi di un azionariato di riferimento formato da uno o più soci stabili interessati a questa riforma.

In un’azienda come Telecom quali azionisti trarrebbero maggiori benefici dall’adozione del voto multiplo?

Gli attuali azionisti principali, che formavano Telco, sono tutti in uscita. Altri che potrebbero intervenire dovrebbero comunque aspettare due anni prima di avere il voto maggiorato.

Concorda con chi sostiene che l’adozione del voto multiplo favorisce gli investimenti esteri?

Gli investitori internazionali sono molto diversi tra loro e hanno interessi e approvi diversificati. Un hedge fund non è uguale a un fondo sovrano. Un fondo pensione è diverso da un private equity. Ritenere che siano tutti interessati a una frenetica variazione degli assetti di controllo nella speranza che si generino infiniti capital gain è una falsificazione di una realtà che, per fortuna, è assai più articolata. D’altra parte, la storia delle fusioni e delle acquisizioni, avvenute sia attraverso offerte pubbliche d’acquisto sia approfittando delle piramidi societarie così da tagliar fuori i soci minori, presenta una gran varietà di esiti, positivi e negativi per le aziende, positivi e negativi per i soci e altrettanto per i dipendenti. Gli stessi investimenti esteri non sono positivi per definizione: la General Electric ha fatto bene al Nuovo Pignone; ThyssenKrupp ha fatto male alla Terni. La continua variazione degli assetti di controllo ha danneggiato Telecom Italia. Concludendo, se l’orizzonte d’investimento dall’estero è di lungo termine, il voto maggiorato aiuta.

Secondo lei “blindare” gli azionisti forti grazie al valore “aggiunto” dei titoli detenuti rappresenta sempre una garanzia di stabilità?

Il voto maggiorato, quale è stato istituito in Italia, non blinda nulla di fronte a un’Opa. Ma garantisce abbastanza di fronte alle manovre speculative.

Quali sono gli impatti che il voto multiplo avrebbe sulla governance di un’azienda come Telecom?

Dipende dalla compagine azionaria. Senza grandi azionisti, che nel caso di Telecom sono tali anche con il 5%, servirebbe a poco nell’immediato, ma nel lungo termine potrebbe favorirne la formazione.

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