IL CASO

Net neutrality, la decisione Usa alle porte: la Fcc punta a Internet “as public utility”

Prime indiscrezioni sul documento voluto dal numero uno dell’Authority Tom Wheeler. La connessione a Internet diventerebbe “servizio pubblico di telecomunicazione” regolato dalla Fcc, pur se con approccio light. Una decisione in linea con quanto chiesto da Obama ma che scontenta le telco

Pubblicato il 03 Feb 2015

Patrizia Licata

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Il presidente della Federal Communications Commission Tom Wheeler proporrà questa settimana di regolare Internet come servizio pubblico (public utility): lo anticipa il New York Times in base a prime indiscrezioni trapelate da ex funzionari della Fcc, da analisti del settore e dalle lobby che da mesi premono per influenzare la decisione della Commission sulla net neutrality.

Stando alle voci più accreditate, la proposta di Wheeler chiederà di riclassificare il servizio Internet ultra-veloce come servizio di telecommunicazione e non di informazione, come è oggi, facendolo ricadere sotto il Title II del Communications Act, secondo quanto richiesto anche dal presidente Barack Obama. Questo cambiamento darebbe alla Fcc più forte autorità legale per assicurare che nessun contenuto sul web sia bloccato o che vengano istituite le cosiddette “corsie veloci” su Internet dove viaggiano i contenuti di aziende che pagano gli Isp per avere un trattamento preferenziale.

Al tempo stesso, però, Wheeler dovrebbe proporre un approccio light-touch al Title II per regolare Internet, evitando aspetti più “intrusivi” della regolazione tipica delle utility, come l’intervento nelle decisioni sul pricing. Wheeler potrebbe suggerire di mettere anche i servizi dati mobili sotto il Title II (circa il 55% del traffico online è generato negli Usa da smartphone e tablet, secondo la Fcc) e di aggiungere delle regole specifiche per le aziende che gestiscono il traffico Internet prima che arrivi sui device dei consumatori, a livello di backbone: l’idea è di proibire le corsie veloci non solo per gli Internet service provider ma anche per gli operatori sul cosiddetto mercato di interconnessione.

La proposta dovrebbe essere presentata da Wheeler giovedì agli altri commissari e posta al voto il 26 febbraio. A Washington i Repubblicani del Congresso sono fortemente contrari alla posizione del presidente della Fcc e hanno già presentato le loro norme sulla net neutrality che in teoria vietano il blocco dei contenuti e la creazione di “corsie preferenziali” su Internet, ma sono disegnate per svuotare la Commission di ogni potere di emettere regole che vadano in questa direzione.

Per Wheeler il compito di riscrivere le regole dell’open Internet – a cui lavora da mesi – si è rivelato da subito complesso. La sua proposta iniziale non riclassificava Internet come servizio pubblico in base al Title II e avrebbe permesso accordi “commercialmente ragionevoli” tra aziende telco e aziende dei contenuti, ma le critiche a questo approccio da parte delle web companies, delle associazioni dei consumatori e dell’opinione pubblica sono state feroci e, dopo che il presidente Obama si è espresso a favore della riclassificazione, la Fcc si è trovata costretta a fare un passo indietro. “Nel momento in cui Obama si è pronunciato per la net neutrality, è stato chiaro che la Fcc avrebbe adottato il Title II“, commenta Kevin Werbach, ex della Fcc e oggi professore associato della Wharton School alla University of Pennsylvania.

Anche la riclassificazione, ovviamente, è destinata a suscitare critiche, in particolare da parte delle telco. Il dibattitto non è affatto risolto. Già dopo l’intervento di Obama, mentre la Internet Association, di cui fanno parte tra gli altri Amazon, Facebook, Google e Netflix, aveva rilasciato commenti entusiasti, gli Isp avevano messo in guardia sui rischi per investimenti e innovazione. Ora, con le prime indiscrezioni sulla proposta di Wheeler, le divisoni rimangono. David J. Farber, uno dei padri di Internet, che ha servito nella Internet Society e anche nella Fcc come chief technologist e oggi insegna alla Carnegie Mellon University, non condivide la riclassificazione sotto il Title II: questa commissione potrebbe adottare un approccio regolatorio light-touch ma non è detto che lo faranno le commissioni che seguiranno, nota Farber. I servizi di informazione (come è oggi classificato Internet) sono quasi esenti da tasse, i servizi di telecomunicazione no, specialmente a livello statale: per Farber la nuova regolamentazione instaurerebbe un regime rigido a scapito dell’innovazione della Internet economy.

Dal lato opposto Tim Wu, professore della Columbia Law School, considerato padre dell’espressione stessa “net neutrality“, pensa che le regole “forti” che la Fcc si prepara a far valere siano un modo per assicurare trattamento uguale per tutti i contenuti su Internet e non una minaccia: vietare le corsie preferenziali è anzi la garanzia per la nascita e la crescita di start-up innovative online.

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