Telecom Italia, più vicino lo spin off dei call center

Venerdì 6 febbraio incontro Patuano-sindacati: la bocciatura da parte dei lavoratori dell’intesa raggiunta lo scorso dicembre riapre la strada alla societarizzazione. Azzola (Slc): “Noi indisponibili”

Pubblicato il 04 Feb 2015

F.Me.

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Si scalda la partita del caring di Telecom Italia. È previsto per venerdì mattina l’incontro tra l’Ad Marco Patuano e i sindacati per fare il punto sul futuro dei call center del gruppo dopo il referendum tra i lavoratori ha bocciato l’intesa, siglata il 18 dicembre scorso. La bocciatura riapre infatti la possibilità che il comparto, nel quale attualmente sono impiegati 9mila addetti, venga scoroporato. “Andremo all’incontro ribadendo la nostra indisponibilità allo spin off – dice a CorCom, Michele Azzola, segretario nazionale della Slc Cgil – E ascolteremo con attenzione quelle che saranno le proposte dell’azienda”.

Telecom Italia aveva previsto la societarizzazione dei caring a marzo 2013. A inizio 2014 era partita la trattativa, conclusa con una ipotesi di accordo siglata il 18 dicembre 2014, sottoposta a referendum fra i lavoratori il 23 gennaio.

L’accordo prevedeva che, fino al 2017, i call center non sarebbero stati “scorporati” in una società a sé stante e che sarebbero rimaste aperte 41 sedi su 52 e non più 39 come, previsto nel testo del 2 dicembre non condiviso dalla Slc Cgil. Per i lavoratori delle 11 sedi da chiudere era prevista la ricollocazione in altri settori oppure il trasferimento in sedi distanti non più di 40 chilometri dall’originaria.

La bocciatura da parte dei lavoratori – spiegano i sindacati a CorCom – avvenuta su un meccanismo di aumento di qualità e quantità legato a una suddivisione dei lavoratori per competenze. Secondo i lavoratori questo meccanismo avrebbe potuto portare a una sorta di controllo individuale con sistemi e modi non accettabili.

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