DATA PROTECTION

Facebook nel mirino degli watchdog europei: “Viola le regole privacy”

La denuncia della Privacy Commission belga: la policy del sito social sull’uso dei dati non soddisfa i requisiti di richiesta del consenso informato. Bocciata anche il sistema di localizzazione via app

Pubblicato il 24 Feb 2015

Patrizia Licata

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Facebook violerebbe le regole dell’Ue sulla protezione dei dati: è questa l’accusa che arriva da un regolatore europeo, la Commissione Privacy del Belgio. Uno studio appena rilasciato, condotto dal Centre of Interdisciplinary Law and Ict dell’Università di Leuven su incarico della Privacy Commission belga, ha concluso che la nuova policy sull’utilizzo dei dati e i termini di servizio del social network in vigore da gennaio sono solo un’estensione della policy precedente e continuano a violare la legge europea.

“La Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità di Facebook contiene una serie di disposizioni non conformi alla Unfair Contract Terms Directive. Queste violazioni erano già presenti nel 2013 e persistono nel 2015″, si legge nello studio.

Le policy di Facebook sulla profilazione dell’utente per le pubblicità non soddisfano i requisiti del “consenso legalmente valido”, si legge ancora, e il social network “non fornisce adeguati meccanismi di controllo” in merito all’uso di contenuti user-generated a scopi commerciali.

Facebook, spiega il report, fa sì che la protezione dei dati sia prevalentemente “un peso” a carico dell’utente e rende difficoltoso disattivare (opt-out) alcune funzionalità. Inoltre, agli utenti non vengono date sufficienti informazioni su come l’azienda userà i loro dati per le pubblicità.

Lo studio continua: non c’è modo di impedire a Facebook di raccogliere le informazioni sulla location degli utenti tramite la sua app per smartphone se non quello di bloccare l’accesso alla location sullo smartphone a livello di sistema operativo.

“Gli utenti non hanno alcuna scelta in merito alla loro comparsa nelle ‘storie sponsorizzate’ o alla condivisione dei dati della location”, lamentano gli esperti belgi, aggiungendo che “gli utenti non ricevono informazioni adeguate” che li aiutano a compiere scelte informate, laddove una scelta esiste. “Per noi la raccolta o l’uso delle informazioni prelevate dai device come descritta della policy sull’uso dei dati del 2015 di Facebook non rispettano i requisiti dell’articolo 5(3) della Direttiva Ue sulla e-Privacy, che esige consenso libero e informato prima della raccolta e dell’accesso alle informazioni sul device dell’utente”, conclude il report.

Si tratta di un pesante verdetto da parte dello studio belga che arriva proprio mentre l’Ue tenta di mettere a punto nuove regole sulla data protection. Le regole attuali dell’unione risalgono al 1995, quasi dieci anni prima della fondazione di Facebook.

Le grandi aziende tecnologiche si sono trovate di fronte regole europee sempre più severe in tema di privacy; particolarmente colpiti i colossi di Internet americani, tanto che la scorsa settimana il presidente Barack Obama ha accusato l’Ue di protezionismo – anche se i politici europei sostengono che molti degli esposti su cui stanno indagando sono stati presentati proprio da aziende americane.

Di fronte al report belga, un portavoce di Facebook si è limitato a commentare: “Siamo sereni: i nostri aggiornamenti sono in linea con le regole applicabili”. Tuttavia rappresentanti dell’azienda americana si sono già incontrati con Bart Tommelein, ministro della privacy belga.

Le policy sulla privacy del social network sono state oggetto di audit due volte da parte dell’agenzia irlandese per la protezione dei dati e sono anche state definite “best practice” nel 2012. Facebook ha la sede europea in Irlanda, a Dublino.

L’azienda di Mark Zuckerberg ha in realtà cercato di migliorare la sua reputazione in fatto di privacy, anche creando delle opzioni di opt-in anziché opt-out per certe impostazioni ed evitare così le accuse di raccogliere dati sensibili senza che l’utente ne sia consapevole. Tuttavia questo non ha impedito a Facebook di essere attaccata diverse volte per altre funzionalità e impostazioni che secondo gli esperti mettono a rischio la privacy degli utenti.

Negli States, invece, l’azienda ha patteggiato con la Federal Trade Commission, nel 2011, dopo essere stata accusata di aver ingannato gli utenti assicurando loro che potevano mantenere private le loro informazioni, quando così non era. Come conseguenza del patteggiamento, il social network si sottoporrà a delle audit sulla privacy da parte di un organismo indipendente per 20 anni.

In Europa, Facebook è già al centro di un’inchiesta dell’autorità olandese per la protezione dei dati, che ha chiesto a Facebook di rimandare l’implementazione della sua nuova policy per la privacy; inoltre il social network è oggetto di un’indagine del gruppo di lavoro Article 29 formato da regolatori della privacy di diversi paesi europei.

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