LA DECISIONE

Tariffe unbundling, ok Agcom al taglio retroattivo

Stangata da 30 milioni per Telecom Italia. L’autorità: esecuzione alle sentenze del Consiglio di Stato che aveva accolto i ricorsi di Eutelia, Wind e Fastweb

Pubblicato il 25 Feb 2015

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Agcom ha definitivamente deciso il taglio retroattivo, per gli anni dal 2010 al 2012, delle tariffe di unbundling, il canone mensile che i concorrenti (Olo) pagano a Telecom Italia per accedere alla sua rete in rame. Il provvedimento è stato approvato ieri dal Consiglio dell’autorità, presieduto da Angelo M. Cardani, e dietro proposta del relatore Antonio Preto, e dà esecuzione alle Sentenze del Consiglio di Stato nn. 1837/13, 1645/13, 1856/13, relative ai prezzi dei servizi d’accesso all’ingrosso alla rete fissa per gli anni 2010-2012 (sentenze che hanno accolto i ricorsi di Eutelia, Wind e Fastweb). Il risultato è che Telecom dovrà rimborsare agli Olo la differenza fra quanto pagato con le tariffe stabilite dall’Agcom allora e quanto previsto secondo la revisione dei listini decisa ieri. Il conto, riporta oggi Il Sole 24 Ore, si aggirerebbe attorno ai 30 milioni di euro.

La decisione assunta dal Consiglio Agcom conferma lo schema di delibera già adottato il 15 dicembre 2014, sul quale la Commissione europea, alla quale lo schema era stato notificato, non ha mosso rilievi nella lettera del 5 febbraio inviata all’autorità. A seguito della decisione del Consiglio, spiega Agcom in una nota, il canone di unbundling per l’anno 2012 si attesta a 9,05 euro/mese, “per effetto della valorizzazione dei costi di manutenzione correttiva, conseguente alle citate sentenze del Consiglio di Stato“. Tale rideterminazione si riflette anche sui valori relativi agli anni 2010 e 2011, pari rispettivamente a 8,65 ed 8,90 euro/mese. In particolare – come richiesto dal Consiglio di Stato – l’autorità ha riconciliato i costi della manutenzione correttiva dell’unbundling con i costi reali sottostanti, tenendo in considerazione anche l’incidenza dei contratti con le imprese terze che regolavano allora lo svolgimento di tale attività per conto di Telecom Italia. “La decisione dell’autorità costituisce una doverosa ottemperanza ad una pronuncia del Consiglio di Stato, e non – come lamentato da qualche operatore – una applicazione retroattiva di nuovi prezzi di accesso”, sottolinea la nota Agcom.

La decisione non piacerà comunque a Telecom Italia, che aveva già promesso battaglia contro il taglio retroattivo delle tariffe di unbundling: a dicembre l’Ad Marco Patuano aveva annunciato che si sarebbe rivolto al Tar per ribaltare la decisione dell’authority e difendere la possibilità di investire dell’ex incumbent.

Agcom ha anche fatto sapere che i contributi per il servizio di unbundling sono collocati in un paniere distinto da quello dei canoni e sottoposto a un diverso price cap (+1,13%).

Con riferimento ai canoni dei servizi bitstream e WLR, inoltre, la Commissione europea ha preso atto dell’applicazione del principio dell’opportuno “spazio economico” definito nel 2010 rispetto al quale Agcom “ha rafforzato le proprie motivazioni come richiesto dal Consiglio di Stato“. “L’autorità ha dimostrato che tale approccio è stato finalizzato a incentivare gli operatori a investire nelle infrastrutture di rete e ridotto del 5% tra 2010 e 2012 i prezzi al dettaglio della banda larga”, si legge nella nota dell’authority. Per l’approvazione definitiva dei canoni mensili dei servizi bitstream e WLR si dovrà, tuttavia, attendere l’esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato riguardante il canone del servizio bitstream naked per il 2009, su cui Agcom ha già avviato l’apposito procedimento.

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