LA NUOVA EUROPA

Steven Tas (Etno): “Regole light per dare slancio al broadband”

Il neo-presidente dell’Executive board di Etno, accende i riflettori sulla “necessità di una revisione del quadro delle comunicazioni elettroniche per abbattere barriere ormai anacronistiche”. Copyright, e-commerce, armonizzazione dello spettro le questioni chiave per promuovere la diffusione dei servizi di nuova generazione

Pubblicato il 02 Mar 2015

Francesco Molica

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«Se si vuole dare più slancio agli investimenti in banda larga, occorre semplificare il quadro regolamentare europeo sulle Tlc. Ed è importante farlo perché l’ammodernamento delle reti non è un fine in se stesso, ma un importante prerequisito per costruire un’Europa più competitiva”. È quanto spiega Steven Tas, neopresidente dell’Executive Board di Etno, associazione che riunisce i principali operatori europei.

La nuova Commissione Ue si è impegnata a rendere più “ambiziosa” la riforma delle Tlc. Quali sono le aspettative degli operatori storici?
È sufficiente guardare alle priorità programmatiche della Commissione, e nello specifico alla “lettera di missione” del commissario Oettinger e al piano di investimenti presentato in dicembre. Entrambi i documenti indicano in maniera cristallina l’intenzione di intervenire sugli ostacoli che limitano gli investimenti in banda larga. È precisamente ciò che ci aspettiamo dall’esecutivo europeo, e in quest’ottica il primo e più urgente passo da compiere è la revisione del quadro regolamentare sulle comunicazioni elettroniche.

Eppure pare proprio che l’attesa strategia Ue sul Mercato unico digitale in arrivo a maggio metterà l’accento soprattutto su copyright, e-commerce e servizi digitali, rinviando la presentazione di nuove regole in materia di telecomunicazioni.
La riforma del quadro europeo sul copyright è fondamentale. Così come lo è la necessità di dare impulso ai servizi digitali, e quella di intervenire sugli aspetti più sensibili legati alla domanda come l’e-commerce. Senza un’autentica “digitalizzazione” della società gli investimenti del resto non sono sufficienti a creare prosperità. Ciò detto, dal nostro punto di vista la strategia sul mercato unico per dirsi completa dovrebbe includere anche misure sull’armonizzazione dello spettro al fianco di una revisione delle regole in materia accesso.

Lei ha citato il piano d’investimenti “Juncker” da 315 miliardi. Ritiene che sia all’altezza della retorica che lo ha accompagnato? Riuscirà a produrre un autentico effetto moltiplicatore sugli investimenti privati nelle tlc?
Non possiamo non dirci d’accordo con l’obiettivo di favorire gli investimenti privati su cui poggia l’iniziativa. Per questo motivo, Etno guarda con enorme interesse a uno dei pilastri del piano: la rimozione di quelle barriere regolamentari che ostacolano gli investimenti e che sono ormai anacronistiche. Se si vuole incoraggiare gli investimenti in banda larga, bisogna semplificare il quadro regolamentare europeo sulle Tlc. Un’azione in tal senso non avrebbe alcuna ricaduta sui bilanci pubblici e costituirebbe una maniera intelligente per stimolare la diffusione della banda larga. Ricordiamoci che l’ammodernamento delle reti non è un fine in se stesso, ma un importante prerequisito per costruire un’Europa più competitiva.

L’ultimo Annual Economic Report stilato da Etno segnala che il settore europeo delle Tlc tornerà a crescere nel 2016. Come fare in modo che il ritrovato trend positivo sia mantenuto nel tempo di fronte alla crisi dei modelli di business più tradizionali?
A Proximus (ex Belgacom, ndr), l’azienda di cui faccio parte, stiamo scommettendo a tutto tondo sull’innovazione. Ad esempio integrando Netflix nella nostra offerta tv, sviluppano le reti in 4G più affidabili del paese, etc. I dati, assieme ai servizi innovativi, incarnano il trend principale, e la vera sfida è andare incontro ai nuovi bisogni degli utenti. Questo vale per il Belgio, il mio paese, come per la maggior parte dei mercati europei. Le aziende che fanno parte di Etno non solo stanno rispondendo a questi nuovi bisogni, ma li stanno abbracciando.

La sua risposta fa venire in mente che l’approccio dei grandi operatori verso gli Ott sembra essersi spostato dal confronto alla cooperazione. Al contempo, diversi paesi, su tutti Francia e Germania, stanno facendo pressing sull’Europa affinché regolamenti servizi e piattaforme.
La Commissione Ue ha annunciato uno studio sull’impatto dei servizi online sui mercati digitali. E nel contempo è stata sollecitata dagli Stati membri a promuovere una consultazione pubblica sullo stesso argomento. I cambiamenti nel mercato e nei comportamenti dei consumatori non possono non essere al centro delle politiche digitali europee dei prossimi anni. Etno rimane favorevole ad un quadro regolamentare più semplice e ridotto che, come ho già detto, è centrale per liberare il potenziale del continente in termini di innovazione e investimenti.

Prima di inaugurare una nuova stagione di politiche digitali, la Commissione desidera chiudere il travagliato iter del pacchetto telecom. Le regole in materia di net neutrality, in maniera quasi speculare a quanto accade negli Usa, segnano uno dei punti più incandescenti e dibattuti del piano. Qual è la sua opinione?
Dotarsi di regole in materia di neutralità della rete equivale né più né meno a regolamentare Internet. E se proprio bisogna farlo, penso che sia necessario adottare quantomeno un approccio “minimalista” (light touch), basato su principi semplici che non interferiscano con l’innovazione e non deprimano gli investimenti.

E cosa pensa dell’altro fronte caldo, la soppressione del roaming?
Sul roaming occorre ammettere che l’industria in passato non è stata abbastanza rapida nel rispondere alle preoccupazioni dei consumatori. Però al giorno d’oggi abbiamo una gamma di offerte che mi pare soddisfi abbondantemente le esigenze di mobilità dei cittadini europei. Quindi la mia opinione è che il mercato funziona già bene. È inoltre importante che sia assicurata certezza e coerenza con i precedenti regolamenti sul roaming che sono stati introdotti solo di recente.

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