A poco meno di una settimana dal lancio dell’opas di Ei Towers su Rai Way, tra i pochi elementi di certezza in campo c’è il fatto che l’operazione è destinata a non avere successo. Pare impossibile che la controllata Mediaset riesca a ottenere il 67,5% della società delle torri della Rai, condizione alla quale l’offerta è vincolata, dopo che sul tema hanno espresso il loro parere contrario il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli e lo stesso cda di viale Mazzini rispondendo a una richiesta di informazioni della Consob. Tutti hanno fatto presente il vincolo, previsto dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 2 settembre 2014, che ha autorizzato la quotazione in borsa di Rai Way, e che prevede che il 51% della società rimanga in mano pubblica. Lo stesso prospetto informativo trasmesso alla Consob per la quotazione in borsa della società, tra l’altro, parla della “non contendibilità dell’azienda”.
L’unico margine di manovra, quindi, potrebbe essere quello, per Rai Way, di cedere solo una parte della propria partecipazione, al massimo il 14%, per attestarsi a una quota di maggioranza del 51%. Sempre che voglia far entrare in forze in casa propria il suo unico concorrente sul mercato nazionale.
Stando ai fatti, in ogni caso, e in attesa del pronunciamento dell’Antitrust e della risposta ufficiale del cda di Rai Way, davanti a Ei Towers si prospettano quattro possibilità di azione.
1. La ritirata
Preso atto del fatto che la controllata Rai non può essere “scalata”, Ei Towers potrebbe decidere di tornare sui suoi passi e abbandonare il progetto. Una soluzione che però non sembra combaciare con la linea scelta dall’azienda, che fino a ieri sera ha continuato a definire la propria offerta “valida e legittima”.
2. Il cambio di strategia
Una volta capito di non poter arrivare al 67% di Rai Way, Ei Towers potrebbe decidere di cambiare le condizioni della propria offerta, accontentandosi di una partecipazione inferiore al 51%, rastrellando azioni sul mercato e dalla stessa società, che potrebbe cederne fino a circa il 14%. Del resto la Rai non ha opposto un “no secco” all’offerta, ma ha tenuto a specificare il vincolo del 51%.
3. La battaglia legale
Se Rai Way dovesse rispondere negativamente all’Opas facendosi scudo del 51% da tenere in mano pubblica stabilito dal governo, i legali della società potrebbero appellarsi a una serie di questioni rivolgendosi alla giustizia: dal prospetto informativo che – come propongono alcune indiscrezioni circolate nelle ultime ore – non sarebbe abbastanza chiaro, al fatto che il decreto di Palazzo Chigi del 2 settembre farebbe riferimento a una necessità “temporanea” di tenere la maggioranza in mano pubblica. Tutti scenari che si annullerebbero se, piuttosto che chiamare in causa le determinazioni del Governo, il Cda si limitasse al “Just say no”, giudicando non interessante l’offerta Ei Towers.
A rischio ricorso ci sarebbe, infine, anche la tempistica del rinnovo del contratto di servizio tra Rai e Rai Way, avvenuto a luglio, prima della quotazione in borsa, mentre la controllata Rai avrebbe avuto tempo per farlo fino a dicembre, dopo cioè lo sbarco in piazza affari di novembre. Una scelta che avrebbe scongiurato per la tv pubblica la possibilità di indire per il rinnovo del contratto di servizio una gara pubblica, e che eventuali ricorrenti potrebbero decidere di impugnare.
4. La monetizzazione delle torri
Ei Towers potrebbe anche sperare, ma qui siamo nel campo della fantapolitica industriale, di ricevere da Rai Way una contro opa, e quindi liberarsi delle proprie infrastrutture facendo cassa. A questa eventualità se ne potrebbe collegare un’altra, sempre nel campo del futuribile, in cui potrebbe essere il Governo, una volta chiusa la prima partita, a prendere in mano la situazione e a fissare le regole per creare un operatore di rete puro per le trasmissioni televisive, in cui potrebbero confluire gli asset di Ei Towers e Rai Way, e che andrebbe totalmente separato dai produttori di contenuti. Anche in questo caso Ei Towers potrebbe monetizzare i propri asset, e la rete rimarrebbe nelle mani di una società eventualmente partecipata da fondi (pubblici e privati).