Openreach, in Uk si apre il dibattito sullo “scorporo”

Secondo un’analisi del Financial Times il modello britannico potrebbe mostrare la corda davanti alla sfida della convergenza voce-tv-internet. La separazione delle attività di rete potrebbe garantire maggiori investimenti, ma c’è il rischio di prezzi più alti

Pubblicato il 06 Mar 2015

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Fino a poco tempo fa, l’unbundling (scorporo) era la parola d’ordine della regolazione telecom. Agli operatori incumbent è stato richiesto di garantire ai concorrenti accesso alle loro reti, il che ha fatto scendere i prezzi ed evitato inutili investimenti laddove le infrastrutture già esistevano. Secondo un editoriale del Financial Times questo processo ha “stranamente incoraggiato a sua volta una forma di bundling (accorpamento): le aziende telecom e quelle dei media si stanno affrettando ad approntare offerte che uniscono telefonia mobile, servizi voce, Internet, Tv“.

Forse, argomenta il Ft, l’iniziale unbundling non è stato sufficientemente ambizioso. Dodici anni fa, il regolatore britannico delle telecomunicazioni, Ofcom, valutò la separazione del gruppo British Telecom in due business autonomi, quello retail e quello delle reti. Ma poi ci ripensò e optò per una separazione solo funzionale delle due divisioni, che rimasero comunque parte della stessa azienda. Nacque così nel 2006 Openreach, la divisione infrastrutture di BT, tuttora la principale rete britannica per i servizi voce e dati che vende accesso a una serie di operatori telecom, tra cui la divisione retail della stessa BT.

BT sostiene che il sistema ha funzionato a meraviglia: la Gran Bretagna ha la più alta penetrazione della banda larga (quasi l’80%) e i prezzi più bassi di tutti i principali paesi Ue e degli Stati Uniti.

Non la pensano così i competitor, come TalkTalk. Tanto per cominciare, le aziende rivali chiedono un servizio migliore. Openreach si è posta come obiettivo di risolvere il 95% delle interruzioni di servizio nell’arco di quattro ore ma secondo Ofcom non ha mantenuto la promessa (insieme a diverse altre). Più investimenti sulle reti potrebbero aiutare, afferma il Ft: la spesa di capitale di BT per Openreach è stabile da anni intorno al miliardo di sterline. BT ha speso molto di più per altri progetti, per esempio 3 miliardi di sterline per i diritti di trasmissione del calcio europeo e 12,5 miliardi per acquisire l’operatore mobile EE.

Una rete completamente indipendente, sempre regolata da Ofcom, risolverebbe questi problemi? Privata del suo ramo retail, Openreach sarebbe più propensa a investire nei suoi asset infrastrutturali. Obbligare un operatore incumbent a liberarsi della sua rete sarebbe una novità sul mercato telecom europeo, ma il sistema ha funzionato bene in altri settori, nota il Ft; per esempio nell’energia l’esperienza della Uk National Grid (che si occupa solo di erogazione ma non generazione) ha portato benefici tanto ai clienti finali che agli investitori. Tuttavia lo scorporo della rete potrebbe non essere privo di conseguenze negative: un nuovo team manageriale potrebbe esssere più ambizioso e progettare aggiornamenti delle reti che richiedono forti investimenti, andando a pesare sui conti dell’azienda e traducendosi quindi, molto probabilmente, in prezzi più alti per i clienti.

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