Call center, i sindacati a Renzi: “Cambiare subito le regole del settore”

Slc e Uilcom si appellano al governo: “Inserire le clausole sociali per evitare l’emorragia di posti di lavoro e indirizzare le gare pubbliche verso l’offerta economicamente più vantaggiosa e non al massimo ribasso”. La Fistel: “Palazzo Chigi convochi subito imprese e sindacati”

Pubblicato il 01 Apr 2015

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Un intervento legislativo efficace per evitare la perdita di posti di lavoro. È l’appello che lanciano i sindacati all’indomani della presentazione dell’indagine conoscitiva sui call center presentata dalla commissione Lavoro della Camera.

“Il combinato disposto dell’assenza delle clausole sociali, presenti in tutti gli altri Paesi Europei, e degli incentivi per la nuova occupazione stanno producendo una sistematica sostituzione dell’occupazione esistente con cambi di appalto sui servizi in essere che hanno generato già migliaia di esuberi – sottolinea Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil – Aver deciso di incentivare le assunzioni ha avuto come conseguenza, nello specifico del settore, che le aziende che si presentano ex novo alle gare, con personale che costa oltre il 30% in meno rispetto a chi già gestisce il servizio, vincono gli appalti escludendo il personale che garantisce il servizio stesso. Le Gare del comune di Roma e Milano, Fastweb, Poste Italiane, Enel hanno già prodotto migliaia di esuberi”.

Per Azzola in assenza di un intervento legislativo in questa direzione “nei prossimi mesi assisteremo alla sostituzione di tutto il personale che opera nei call center generando drammi sociali in tutta la penisola”.

“Il Governo non può restare insensibile a questa situazione e l’annuncio fatto dal ministro Poletti nell’audizione al Senato alcuni giorni or sono e l’impegno del sottosegretario Teresa Bellanova a inserire clausole sociali nel settore deve tradursi nel più breve tempo possibile in una norma di legge – continua i sindacalisti – Un intervento che, da solo, sarebbe in grado di modificare il modello industriale su cui oggi è fondato il mondo dei Call Center, garantendo un migliore livello di qualità del servizio ai clienti, una ripresa degli investimenti sulle nuove tecnologie la garanzia della continuità occupazionale del personale occupato”.

“Decidere di non intervenire condannerebbe i lavoratori ad un futuro già scritto e il Paese ad avere servizi di scarsissima qualità – conclude Azzola – Insieme al rispetto della legge sulle delocalizzazioni, che assegna al clienti la facoltà di scelta sulla localizzazione dell’operatore che interviene sui propri dati, tali interventi collocherebbero finalmente l’Italia al pari degli altri Paesi europei”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Uilcom. “Se il Governo vuole fattivamente dimostrare, come invece ufficialmente dichiara, di avere veramente a cuore i Call Center e gli 80mila lavoratori e lavoratrici che vi operano – spiega il segretario nazionale, Fabio Gozzo – non c’è più tempo da perdere ed è necessario un provvedimento di legge immediato che metta in atto contemporaneamente , oltre alla già attuata riduzione dell’Irap, alcune azioni sistemiche già emerse al tavolo aperto al Mise da oltre un anno , che lo studio presentato puntualmente ha evidenziato”.

“Considerata la peculiarità del comparto che opera esclusivamente su commesse di terzi, si tratta di indirizzare gli incentivi del job act anche, e soprattutto, verso il mantenimento dell’occupazione, piuttosto che sulla creazione di nuova; di configurare per i cambi di appalto “clausole sociali” – sottolinea Gozzo – di indirizzare le gare pubbliche , e quelle di aziende controllate dallo stato o che operano su concessione, verso il criterio “dell’offerta economicamente più vantaggiosa” invece del “massimo ribasso”; per contrastare le delocalizzazioni, di rendere effettivo da subito quanto previsto dall’art. 24bis del D.L. 83/2012 finora rimasto clamorosamente inapplicato”.

Per la Fistel Cisl, l’analisi conoscitiva sui call center rischia di essere ancora una volta un occasione mancata per cercare soluzioni alla grave crisi. lo dichiara

“La crisi dei call center è determinata dalla mancanza di intervento degli uffici ispettivi del Ministero del lavoro che non sono riusciti ad evitare il dumping sui costi contrattuali, dalla mancanza di regole sulle gare al massimo ribasso, sulle delocalizzazioni e sui cambi di appalto – dice il segretario generale Vito Vitale – Il lavoro della Commissione parlamentare ha tutta l’apparenza di una minestra riscaldata che le OO.SS. si sentono ripetere dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero del Lavoro da alcuni anni, mentre la situazione di crisi delle Imprese si è moltiplicata in modo esponenziale con la conseguenza di migliaia di posti di lavoro persi e altrettanti a rischio”.

Per risolvere la questione delle gare al massimo ribasso, secondo la Fistel, non è sufficiente l’offerta economicamente più vantaggiosa “in quanto la professionalità dei lavoratori è costantemente sacrificata al prezzo della commessa e la qualità del servizio è condizionata all’utilizzo di tecnologie che contrastano con la legislazione in atto”. Per la Fistel bisogna tenere conto nelle gare al massimo ribasso dei minimi previsti dal contratto nazionale di riferimento dei call center.

“Sulle delocalizzazioni sono state ancora una volta annunciate sanzioni alle Imprese che non rispettano l’art. 24 bis del decreto legge 83 del 2012. La Fistelel Cisl, aspetta dal mese di Gennaio di conoscere pubblicamente l’elenco delle Imprese che si sono rese responsabili della suddetta violazione, per evitare di considerarle tutte responsabili e non avere di fatto nessun responsabile – prosegue Vitale – La Commissione parlamentare ha avuto poco coraggio ad affrontare la problematica del cambio di appalto, sottraendosi alla responsabilità politica sulle clausole di garanzia sociale per la continuità occupazionale. Demandare la responsabilità a cercare soluzioni tra le parti, consigliata dal sottosegretario Bellanova, è risultata impraticabile per l’ostilità delle associazioni datoriali e ampiamente esplorata con esito negativo nell’ultimo CCNL delle Telecomunicazioni”

“La Fistel Cisl invita il Governo a convocare le associazioni datoriali e le OO.SS. e tentare una mediazione per arrivare ad un avviso comune sulle clausole sociali vista l’impossibilità di risolverle per via legislativa e convochi il tavolo tecnico al Mise per dare seguito alla discussione avviata nel mese di dicembre 2014 sulle regole di settore – conclude – La Fistel Cisl ritiene scaduto il tempo del tatticismo politico, se i lavori della Commissione conoscitiva sono l’espressione della volontà politica si attivino i percorsi richiesti dal Sindacato, in assenza dei quali si acutizzerà lo scontro sociale e le responsabilità ricadranno sul Governo e le Istituzioni”.

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