Bassanini: “Cdp supporterà fino in fondo gli obiettivi ultrabroadband del governo”

Lo ha affermato a Telco Per l’Italia della Cassa depositi e prestiti. E a proposito del valore della rete in rame di Telecom: “Mai voluto dare giudizi”

Pubblicato il 21 Mag 2015

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“Cdp farà tutto il possiile per concorrere con le sue risorse finanziarie agli obiettivi del governo sulla banda ultralarga e con chi vorrà stare con noi a contribuire al piano, siamo aperti a tutti”. Così il presidente di Cdp, Franco Bassanini, in occasione del convegno Telco per l’Italia. “La CDP ci mette il muscolo finanziario, dobbiamo pensare nel lungo termine, investire oggi in una tecnologia che vada bene domani, e non aspettare dieci anni per liberare le frequenze per le reti mobili”.

“Lo Stato francese, tramite Caisse des depots, ha il 30% di France Telecom Orange, lo stesso lo Stato tedesco in Deutsche Telekom, ma questo non deve far nascere idee sbagliate nella testa di qualcuno, anche se autorevole”. Il presidente di Cdp sgombra il campo da un’ipotesi di ingresso del gruppo in Telecom Italia, spiegando che “una cosa è fare un processo di privatizzazione e fermarsi al 30%, e un’altra è che dopo essere scesi allo 0% si risale. Questo è completamente diverso e incontra ostacoli politici. Oggi – ha continuato – l’Europa e i mercati finanziari ci chiedono di accelerare nelle privatizzazioni, ma se facessimo l’opposto, anche solo in un caso, verremmo puniti dai mercati finanziari e avremmo qualche problema serio in Ue”, ha sottolineato.

Per Bassanini “E’ una buona notizia il fatto che Telecom Italia stia progressivamente aumentando la quota degli investimenti con la fiber to the home. E’ una cosa importante per il Paese”. Lo ha detto Franco Bassanini, presidente della Cdp, aggiungendo che in questo modo ci saranno piu’ incentivi nelle altre aree del Paese che ne hanno bisogno. Bassanini, dopo le recenti polemiche, ha sottolineato che è legato a Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia, da “un rapporto di antica amicizia”.

Il manager ha poi sottolineato che Cdp, per volere dei suoi azionisti, sosterrà il più possibile con le sue risorse finanziarie il piano del governo per lo sviluppo della banda larga. “Per quanto riguarda la Cdp gli azionisti di maggioranza e minoranza, che essendo fondazioni bancarie sono investitori pazienti, ci hanno chiesto di fare tutto il possibile per concorrere con nostre risorse finanziarie e con chi ci sta alla realizzazione il più integrale possibile del piano del governo”, ha detto.

Ieri davanti all’assemblea dei soci Marco Patuano ha annunciato che le risorse per portare la fibra alle case e ai palazzi (Ftth-Fttb) saranno di 650-700 milioni e non di 500 come indicato nel corso del piano industriale presentato nei mesi scorsi a Londra. “Abbiamo allocato una prima linea di budget definendola in 500 milioni – ha spiegato – Stiamo approfondendo in modo dettagliato le componenti tecniche e di scopo per il progetto relativo a 40 città, ma vediamo che adottando una serie di soluzioni tecniche usando la fibra in facciata abbiamo la possibilità di ridurre il costo unitario. L’investimento totale sarà di 650-700 milioni per coprire le 40 città secondo il piano fino a 2017. Comunque a Dio piacendo il mondo non finirà nel 2017 e quindi saranno poi da considerare le dinamiche”.

Sullo sfondo però resta il braccio di ferro tra Telecom e Cdp sulla banda larga. Nei giorni scorsi Telecom “ha presentato a Consob una segnalazione per la valutazione, da parte della Commissione, delle determinazioni di competenza, in “relazione alle dichiarazioni riportate da alcuni organi di stampa e attribuite a Franco Bassanini, presidente di Cdp e di Metroweb Spa”. Bassanini aveva sottolineato che “secondo alcuni tecnici la rete in rame di Telecom Italia sarebbe stata sopravvalutata in bilancio, con un goodwill molto notevole”.

Ma il numero uno di Cdp aveva spiegato di non aver mai dato giudizi sul bilancio di Telecom e di aver “esposto le difficoltà incontrate nel tentativo di implementare la soluzione indicata alcuni mesi fa come preferibile dalle due Autorità competenti nel settore, Agcm e Agcom, cioè quella di provvedere alla infrastrutturazione di nuova generazione in fibra ottica mediante una società delle infrastrutture non verticalmente integrata ma partecipata da tutti i maggiori operatori dei servizi di telecomunicazione oltreché da investitori finanziari di lungo termine in grado di offrire identiche condizioni di accesso a tutti gli operatori del settore”.

“Tra queste difficoltà avevo indicato la “legittima” preoccupazione di Telecom Italia di salvaguardare il valore di un suo asset fondamentale, la rete di accesso secondario in rame, valore che potrebbe essere eroso da una rapida estensione delle reti in fibra, incentivata dal Piano Banda ultra larga del Governo – ha sottolineato Bassanini – Le mie affermazioni, peraltro, non hanno avuto alcun effetto negativo sul titolo Telecom, che al contrario nella giornata di martedì ha avuto un andamento largamente positivo e superiore alla media del mercato azionario. Ogni altro eventuale effetto è certamente responsabilità non mia ma evidentemente di chi, alle mie affermazioni, ha attribuito una interpretazione estensiva, attribuendomi giudizi sui bilanci Telecom che non ho dato e non intendo dare”.

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