POLITICHE UE

Ok al Piano Juncker: la banda ultralarga fuori dal patto di stabilità

“Salvato” anche un miliardo a beneficio di ricerca e innovazione per i programmi europei Horizon 2020 e Cef. Il Fondo sarà operativo già a fine estate

Pubblicato il 28 Mag 2015

DE.A.

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E’ arrivato nella notte l’accordo Europarlamento-Consiglio Ue sul piano Juncker per gli investimenti strategici da 315 miliardi. L’accordo, che sarà votato dal Parlamento Ue il prossimo 24 giugno, potrà dare un forte impulso alla diffusione della banda ultralarga, che potrà essere esclusa del patto di stabilità, mentre è diminuito di un miliardo il contributo proveniente dai programmi di ricerca Horizon 2020 e Connecting Europe Facility (Cef). Secondo un comunicato della Commissione europea, stando all’accordo, “Il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) potrà entrare in funzione e iniziare a finanziare progetti alla fine dell’estate”. La Commissione europea – si legge nella nota – rappresentata dai Vicepresidenti Georgieva e Katainen, ha avuto il ruolo di mediatore e facilitatore imparziale nel corso dell’intero negoziato con il Parlamento europeo e il Consiglio.

L’ accordo sul piano Juncker “potrà dare un grande contributo al piano per la banda ultralarga – ha spiegato il presidente della Cdp, Franco Bassanini – I contributi one off alle piattaforme nazionali, come quelle per i finanziamenti alle pmi o alla banda larga, non saranno conteggiati nel patto di stabilità. E’ una bellissima notizia: il governo ha fatto un piano impegnativo coi fondi europei. Ma è previsto che gli operatori di Tlc ci mettano del loro. E il fatto che i soldi che prendono dalle banche e dalla Bei possano godere della garanzia Juncker è positivo”.

L’accordo ha affrontato anche il punto finora più controverso: il modo di finanziare il Fondo di garanzia del Piano da 21 miliardi di euro, di cui 5 miliardi a carico della Banca europea per gli investimenti (Bei) e 16 miliardi dal bilancio Ue. Nella proposta iniziale della Commissione, gli 8 miliardi a carico dell’Ue che verranno messi subito nel Fondo di garanzia (eche potranno essere raddoppiati più tardi se necessario) venivano soprattutto (6 miliardi) da due dei programmi più importanti del quadro pluriennale di bilancio 2014-2020, “Horizon” per la ricerca e svuluppo e Cef per il finanziamento delle infrastrutture di rete (trasporti, energia e telecomunicazioni). I restanti 2 miliardi di euro dovevano venire invece dal “margine”, ovvero la parte non utilizzata del bilancio comunitario annuale che normalmente ritorna agli Stati membri.

L’accordo prevede invece di ridurre a 5 miliardi di euro il contributo dai programmi comunitari e di aumentare a 3 miliardi la parte della garanzia a carico del margine di bilancio annuale. In pratica, viene salvaguardato 1 miliardo in più a beneficio di ricerca e innovazione nei due programmi Horizon e Cef . Come avevano chiesto gli europarlamentari a Commissione e Consiglio, sono stati recuperati dai margini dei fondi non spesi dei bilanci Ue 2014 e 2015 rispettivamente 543 mln e 457 mln, lasciandoli a disposizione dei programmi Horizon 2020 e Cef.

Con il Fondo di garanzia ora sui binari, il Parlamento europeo approverà il Piano Juncker durante la “mini plenaria” di Bruxelles, il 24 giugno prossimo, in modo che il programma di investimenti possa rispettare il cronoprogramma stabilito dalla Commissione.

“Abbiamo approvato il Feis grazie alla buona cooperazione tra l’Europarlamento e il Consiglio Ue”. Così, su twitter, il Commissario alla crescita e agli investimenti, nonché’ vicepresidente alla Commissione, Jyrki Katainen ha salutato l’accordo politico raggiunto dal trilogo, dopo 15 ore di negoziato.

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