IL CASO

Orange, Richard minacciato di morte

Il numero uno dell’operatore transalpino presenta denuncia dopo aver ricevuto telefonate minatorie legate al “caso” Israele. Nei giorni scorsi aveva incontrato Netanyahu per porre fine alla polemica sull’annunciato ritiro del marchio della telco dallo Stato ebraico

Pubblicato il 16 Giu 2015

A.S.

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Stephane Richard ha ricevuto minacce di morte al telefono e i suoi dati personali sono stati pubblicati su internet nel contesto della controversia legata alla presenza di Orange in Israele“. Ad affermarlo è una fonte vicina al caso che nei giorni scorsi ha creato tensione tra la diplomazia francese e quella israeliana. Stephan Richard, numero uno di Orange, ha presentato la richiesta al tribunale di Parigi venerdì, prima di partire per Israele, dove avrebbe incontrato il premier Benjamin Netanyahu per porre fine al caso.

Richard, ha presentato una denuncia al tribunale di Parigi per aver ricevuto minacce di morte, estese anche ai familiari, nell’ambito della polemica sul presunto boicottaggio della società verso Israele. Dopo che le informazioni personali sono state diffuse in rete il ceo – secondo la denuncia – ha ricevuto centinaia di chiamate, alcune con minacce di morte.

La settimana scorsa, dal Cairo, Richard aveva suscitato un’ondata di polemiche affermando che sarebbe stato pronto ad andarsene il giorno dopo dal mercato israeliano se avesse potuto farlo senza danni economici per la società. Un’affermazione che era stata interpretata come una presa di posizione a favore della campagna di boicottaggio in atto contro lo Stato ebraico rispetto alle politiche del governo Netanyahu nella Cisgiordania occupata. Il giorno dopo Orange aveva reso pubblica l’intenzione di tagliare la collaborazione con Partner, azienda affiliata in Israele. Di fronte alla forte reazione israeliana, con appelli all’intervento del governo francese e richieste di dimissioni dell’ad, Richard aveva fatto marcia indietro, ribadendo la presenza sul mercato israeliano e l’intenzione di restarvi.

“Voglio chiarire in modo definitivo che Orange è un’azienda che non ha mai sostenuto e mai sosterrà alcun tipo di boicottaggio contro Israele”, aveva detto, esprimendo “profondo rammarico per l’impatto venuto dal contesto e dall’interpretazione” delle sue affermazioni dei giorni scorsi: “Non erano dovute a considerazioni politiche – aveva spiegato – ma solo da strategie commerciali di marchio”.

A rinfocolare le polemiche in occasione delle dichiarazioni di Richard dal Cairo c’era stato il fatto che in molti le avevano collegate al rapporto pubblicato nelle ultime settimane da un gruppo di Ong, intitolato “I legami pericolosi di Orange nel territorio palestinese occupato”. Le Ong chiedevano al Governo francese, azionista dell’operatore tlc, di intervenire per mettere un termine all’accordo tra Orange e Partner. Indirettamente, sostenevano, Orange con questa partnership si sarebbe resa complice dell’occupazione palestinese in Cisgiordania.

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