IL CASO

Agenda digitale, affondo delle Regioni: “Troppi ritardi, serve più coordinamento”

La Conferenza approva il documento di osservazione alla strategia del governo sulla banda ultralarga: “Vanno coinvolti i territori”. E sul fondo unico: “Impossibile fare confluire le risorse regionali”. Appello della Cgil a Renzi: “Serve un confronto pubblico sulle politiche di settore”

Pubblicato il 31 Lug 2015

F.Me.

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La Conferenza delle Regioni ha approvato oggi il documento di osservazione alla strategia per la Banda ultralarga nella programmazione dei fondi strutturali 2014-20 elaborato dalla Commissione speciale Agenda Digitale di cui il Friuli Venezia Giulia è capofila. Lo rende noto la Regione Friuli Venezia Giulia.

“A soli tre mesi dall’insediamento della Commissione, istituita dalla Conferenza delle Regioni lo scorso marzo proprio per dare un più forte impulso all’azione delle regioni in una materia così strategica per lo sviluppo e la competitività del Paese – commenta Paolo Panontin, assessore regionale alle Autonomie locali e coordinatore della Commissione – presentiamo oggi una piattaforma anche sulla Banda ultralarga per il confronto con il Governo e con tutti gli enti competenti in materia di Agenda Digitale”.

“Nel documento – riferisce l’assessore regionale alle Infrastrutture, Maria Grazia Santoro, che era presente a Roma su delega della presidente della Regione Debora Serracchiani – le Regioni esprimono preoccupazione per il dilazionarsi dei tempi di attuazione della Strategia nazionale per la Banda ultralarga”.

Il piano del Governo varato a marzo aveva previsto delle tempistiche di realizzazione che sono collegate con l’utilizzo dei fondi Fesr e Feasr e di Coesione che nel frattempo sono stati previsti nei Piani Operativi Regionali condivisi con la Commissione europea.

“Il ritardo nell’implementazione del piano, che era previsto a partire già dal 2015, comporterebbe – segnalano le Regioni – conseguenze negative per il raggiungimento degli obiettivi”. Il documento approvato oggi rimarca, inoltre, “l’impossibilità di fare confluire i fondi su un unico fondo nazionale sia per motivi amministrativi che per la diversità delle azioni e dei meccanismi di intervento che ogni ente ha scelto e concertato, tenendo conto delle peculiarità tecniche, orografiche e imprenditoriali del territorio”.

Le Regioni e le Province Autonome pongono quindi come punto di attenzione “la necessità di un coordinamento nazionale per
indirizzare soluzioni il più possibile omogenee” e richiedono “la partecipazione di propri rappresentanti in seno al Comitato per la diffusione della banda ultralarga, nel quale attualmente è prevista la sola partecipazione del governo (Presidenza del Consiglio e Mise) e di enti nazionali (Agid, Infratel Italia e Agenzia per la Coesione)”. Infine, tra le priorità di azione strategica il sistema degli enti locali e delle Regioni ha indicato quella “di garantire connettività ai plessi scolastici di ogni ordine e grado”.

Anche la Slc-Cgil lancia un appello al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, affinché siano promotori dell’apertura di un confronto pubblico e trasparente sulle modalità con cui il governo intende procedere sulla banda larga, sul ruolo assegnato alle aziende di Tlc – a partire da Telecom Italia – e sulle politiche industriali che si intendono adottare per consentire la realizzazione di quelle vere riforme di cui il paese ha bisogno”.

Per il sindacato “in alternativa tra pochi mesi scopriremo che la principale azienda italiana di telecomunicazioni sarà finita in mani straniere, cambierà business spostandosi sui contenuti multimediali, adotterà un profondo ridimensionamento degli organici e degli investimenti”.

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