Ngn, Giacomelli: “A ottobre piano per aree bianche, ma serve più cultura digitale”

Il sottosegretario alle Comunicazioni annuncia: “A giorni i risultati della consultazione Infratel per la definizione delle zone di intervento”. Ma avverte: “La fibra non è la soluzione magica al ritardo digitale. Occorre evangelizzare gli utenti”

Pubblicato il 16 Set 2015

Patrizia Licata

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“Entro ottobre” verranno comunicati i risultati della consultazione del Mise, che sarà pronta “a giorni” sulle manifestazioni di interesse degli operatori per la posa della banda ultralarga, insieme ai relativi interventi del governo nelle aree bianche. Lo ha annunciato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, a margine del Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework, confronto internazionale sulla prevenzione dei rischi nel web per i minori organizzato da Tim in collaborazione con Fosi.

In base ai risultati della consultazione verranno stabilite, tra le 94.000 aree individuate dalla Strategia di Palazzo Chigi, quali sono le cosiddette aree nere (più operatori interessati), quelle grigie (un solo interessato) e quelle bianche, dove non c’è nessun candidato e dove, quindi, scatteranno i fondi stanziati dal Cipe e dalle Regioni per un ammontare di oltre 4 miliardi.

L’annuncio del sottosegretario Giacomelli “è un’ottima notizia, perché accelera gli investimenti”, commenta a caldo il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi a margine di un convegno.

“Noi – ha aggiunto Recchi – stiamo andando molto velocemente e confermiamo la copertura al 75% entro il 2017”. Telecom, ha spiegato, procede a ritmo sostenuto e “quest’anno ha fatto crescere l’infrastruttura del 17% contro il 6-7% del resto d’Europa”.

Nel suo intervento al convegno Giacomello ha ricordato che l’Italia ha accumulato un “forte ritardo sulle infrastrutture digitali” ma si è dotata anche di “un piano ambizioso che ci porterà nel 2020 a raggiungere gli obiettivi fissati”.

Nel piano italiano c’è ovviamente “l’idea di educare gli utenti e i giovani a cogliere le opportunità della rete”. La fibra, infatti, “per quanto veloce, non è una soluzione miracolosa a ogni problema: ci vogliono anche servizi e educazione all’uso di Internet”, ha sottolineato Giacomelli. In questo sforzo, l’approccio che il governo italiano cerca è quello “dal basso” e “multi-stakeholder”, affinché tutti i soggetti interessati siano coinvolti: governo, aziende, associazioni, scuole, famiglie.

“Il governo italiano sostiene le iniziative delle scuole e a livello regionale è a fianco dei comitati Corecom sull’educazione dei giovani in Rete”, ha ribadito Giacomelli. “È importante che istituzioni e scuola collaborino”.

A proposito di sicurezza, però, Giacomelli si è detto “rammaricato che durante il semestre italiano di presidenza Ue non si sia arrivati a un’intesa sul Nis: Internet non ha confini nazionali e dispiace constatare che nemmeno in Ue si riesca ad avere reale condivisione su una strategia per la sicurezza online. Questo ha effetti deteriori non solo sulla sicurezza degli Stati ma anche degli individui e dei giovani. Se i governi sanno che la sicurezza è un problema globale, occorre avere il coraggio di fare passi più convinti a livello internazionale”.

Sul digital divide Giacomelli ha affermato che il governo Renzi ha trovato una situazione di “grande ritardo” soprattutto culturale: basti pensare allo scarso uso di internet e del commercio elettronico da parte delle piccole imprese che pure ne trarrebbero grandi benefici. Il governo sta lavorando su questo fronte, per esempio con l’accordo tra Unioncamere e Google, per evangelizzazione le Pmi italiane: “Occorre capire che Internet è un’opportunità di crescita del business e di internazionalizzazione”, ha detto Giacomelli. “Oggi vita reale e vita digitale non si possono più separare. Dovremo agire su più piani: il primo sono certo le infrastrutture – e qui non posso che sottolineare il ruolo positivo svolto da Telecom Italia con importanti investimenti in fibra, e dai fondi pubblici, con un totale di 4 miliardi a disposizione delle aree a fallimento di mercato. Ma anche il rapporto con le imprese per creare una cultura della sicurezza e la collaborazione a livello Ue sono importanti”. Su questo punto Giacomelli ha concluso chiedendo all’Europa di parlare “con una voce sola” nel rapporto con gli Stati Uniti sul tema della revisione di Icann e Internet governance.

Un cenno è stato fatto dal sottosegretario anche alle nuove politiche del governo per favorire start-up e imprese dei giovani, mentre sui rischi online in senso stretto Giacomelli ha distinto tra problematiche diverse: su piaghe come pedopornografia o cyberbullismo non ci sono remore a intervenire con durezza” perché è chiara la violazione delle legge e dei diritti della persona; invece su questioni come l’incitamento alla violenza, i commenti razzisti e il cosiddetto hate speech l’intervento diventa più complicato perché occorre agire sempre nel rispetto della libertà di espressione. Ancora una volta la soluzione si trova in una linea comune europea e in un approccio multi-stakeholder: “Stiamo promuovendo un incontro tra Europa e Icann e la collaborazione tra governi, aziende e associazioni”, ha indicato Giacomelli. “Un governo da solo non può risolvere il problema di rendere Internet sicuro”.

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