AUTOMOBILISMO

Williams, i dati sfrecciano sui network di BT

Grazie alla partnership tecnologica con il colosso Tlc la scuderia inglese di Formula 1 prende la rincorsa per tornare a essere competitiva in pista. Graeme Hackland, IT Director: “Data analysis, velocità e affidabilità delle comunicazioni fondamentali per l’efficacia delle strategie di gara”

Pubblicato il 06 Nov 2015

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In Formula 1 vince chi ha più risorse o chi impara più rapidamente a sfruttare quelle di cui dispone. E dovendo competere con scuderie come Mercedes e Ferrari, saldamente in testa alle classifiche costruttori e piloti ormai da anni, un team indipendente come Williams Martini Racing, che può contare su un terzo del budget degli avversari, non può far altro che scegliere la seconda strada. Ed è la tecnologia digitale, a supporto naturalmente di una nuova cultura organizzativa e operativa, ciò che può permettere di tornare a vincere. Non è un caso che la Williams sia riuscita, nel giro di un biennio, a passare dalla nona alla terza posizione nel ranking del Campionato mondiale: ai vertici della scuderia, in qualità di deputy team principal, è salita Claire Williams (figlia del fondatore Frank), mentre a capo del reparto IT è stato posto Graeme Hackland (nella foto).

“Il nostro lavoro è utilizzare tecnologie estreme per andare più forte, non solo nelle competizioni, ma anche rispetto a quanto puà realizzare il team in termini di collaborazione”, dice Claire Williams. “Se non possiedi quelle capacità, inevitabilmente retrocedi. Ed è il motivo per cui avevamo perso terreno, non eravamo concentrati su ciò che rende davvero veloci sia la macchina sia l’organizzazione”.

“Avevamo commesso l’errore di separare la tecnologia on-car da quella off-car, investendo maggiormente sulle soluzioni dedicate alla vettura”, conferma Hackland. “Oltre a utilizzare un network di vecchia generazione con non pochi problemi di affidabilità, disponevamo di soli sette ingegneri addetti alle virtual machine, mentre i nostri competitor ne ne hanno trenta. Queste dà l’idea della dimensione del ritardo: più cervelli metti a risolvere problemi, più successo hai in gara”.

A partire da questa nuova consapevolezza, la scuderia ha costruito due partnership tecniche il cui valore va ben oltre il (comunque necessario) finanziamento al reparto corse. Da una parte Avanade, che ha fornito a Williams una piattaforma analitica per la raccolta e l’elaborazione dei dati generati dai sensori collegati ai pneumatici della monoposto. Dall’altra BT (British Telecom), che a partire da luglio gestisce network e connettività del team basato a Grove, Oxfordshire. CorCom ha potuto visitare il quartier generale della scuderia proprio grazie a BT, attraverso una partnership della durata di tre anni sta sviluppando un ruolo fondamentale nella gestione delle strategie di gara in casa Williams.

“Ogni evento produce dai 60 agli 80 Gigabyte di dati”, precisa Hackland. “Raccoglierli e inviarli all’headquarter di Grove (dove lavora il grosso della squadra IT, visto che sul circuito è consentito portare un massimo di 60 addetti, ndr) dai tracciati su cui si disputano i grand prix è inutile se poi le analisi non possono essere svolte in tempo reale e ritrasmesse istantaneamente al paddock. Abbiamo un margine di circa 90 secondi per trasmettere i dati, analizzarli e restituirli ai tecnici sul campo, che poi li comunicano ai piloti. Superato quel limite, le analisi sono praticamente inutilizzabili. E quante volte abbiamo perso delle opportunità solo perché ci siamo resi conto in ritardo che avremmo dovuto operare una strategia anziché un’altra. Ora questo problema non esiste più: BT ci ha messo a disposizione un network sicuro, ma soprattutto veloce e affidabile, con capacità trasmissive di 100 Mbps da qualsiasi delle location che ospitano le gare”.

Hackland ha spiegato che la tecnologia BT ha anche contribuito a migliorare la qualità della comunicazione in videoconferenza, tramite strumenti avanzati di unified collaboration, e specialmente tra box e piloti. Sembra una banalità, ma basta pensare ai dialoghi riportati in TV durante le dirette delle competizioni: se il pubblico da casa comprende un rapido botta e risposta gracchiante soffocato dal rombo dei motori è già qualcosa. Ebbene, quella è la stessa qualità audio di cui normalmente dispongono le scuderie. L’IT manager non ha escluso che nell’immediato futuro anche questo tipo di comunicazione potrebbe essere rivoluzionata, sempre grazie alla maggiore capacità trasmissiva dei network. Ai dialoghi via radio potrebbero succedere interazioni visuali tramite head-up display montati sul cockpit della vettura oppure direttamente all’interno del casco, come già succede nei Google Glass o – citando l’immaginario fanta-pop cinematografico – nell’elmetto di Iron man.

Parlando con Neil Sutton, Global Strategic Alliances di BT Global Services, CorCom ha appreso che il colosso britannico sta cavalcando la partnership con Williams per sviluppare soluzioni da declinare poi sul mercato delle connected cars, sfruttando soprattutto i link con Avanade – “che fortunatamente”, dice Sutton “ha la propria sede londinese a un centinaio di metri dalla nostra” – per imparare il più possibile dai processi di data analysis applicati al mondo delle quattro ruote. All’evento organizzato per la stampa internazionale era presente anche Luis Álvarez, Ceo di BT Global Services, che – anticipiamo – ha concesso a CorCom un’intervista sulle strategie del Gruppo in uscita a breve sull’edizione cartacea del giornale.

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