LAVORO

Call center, Assocontact e sindacati contro la gara Poste: “Violato il contratto nazionale”

Nel mirino la procedura al massimo ribasso. L’associazione delle aziende: “Così si danneggiano lavoratori, consumatori e contribuenti”. Slc: “Valutiamo ricorso all’Anac”

Pubblicato il 30 Nov 2015

F.Me

call-center-141017111813

Polemiche sulla gara per i contact center di Poste. I sindacati e Assocontact puntano il dito contro una procedura nella quale i livelli economici dei prevalenti contratto collettivo nazionale esistenti sono stati manifestatamente violati. Una gara, dice Assocontact in una nota, che “dimostra inequivocabilmente le storture di un sistema Italia malato, e questo richiede un forte presidio di tutte le parti sociali. Impossibile creare la qualità richiesta dai cittadini e dalle imprese in questo contesto di incerte regole di concorrenza di mercato”.

Per l’associazione, che raccoglie le aziende di call center, è necessario dare applicazione alle regole previste dalle leggi e dai contratti nonché dare un’accelerata al tavolo Mise ed ai progetti di investimento sull’evoluzione tecnologica e sulle riconversioni nel settore. Assocontact rileva anche l’urgenza di affrontare complessivamente il tema delle Collaborazioni out bound individuando le soluzioni sostenibili, nelle sedi previste dall’accordo Asstel – Assocontact Cgil Cisl Uil.

“Serve far evolvere completamente il sistema di relazioni industriali per il nostro settore – afferma Roberto Boggio, presidente di Assocontact – Soprattutto bisogna creare i presupposti per operare una sana concorrenza sul mercato – continua Roberto Boggio – con regole eque, certe ed uguali per tutti, a cui tutti si devono attenere. Oggi le nostre aziende sono costrette a ricorrere continuamente alla magistratura per vedersi riconoscere le proprie ragioni; e purtroppo il risultato si vede solo dopo molti anni e spesso quando le nostre aziende non esistono più”.

“Di fronte a questa situazione, diventata ormai ingestibile per chi in Italia desidera fare impresa in modo sano, serve un intervento energico del Governo Renzi – prosegue – Apprezziamo gli interventi fatti fin qui dal Governo e dal Parlamento, ma auspichiamo azioni e norme ad hoc sia in merito alla defiscalizzazione delle spese telefoniche sia per la normalizzazione delle decontribuzioni, poiche riteniamo che, una volta uscito dalla crisi, il nostro settore abbia tutte le potenzialità per esprimere sviluppo, occupazione, competitività, innovazione e qualità.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Slc Cgil. “La gara ha due vizi di fondo – spiega a CorCom il segretario nazionale, Michele Azzola – Il primo è di tipo tecnico: all’azienda basta un’autocertificazione per dimostrare di avere i requisiti necessari. Il secondo è di merito è riguarda il massino ribasso: per l’attività di contact center si stabilisce un costo di 0,296 centesimi al minuto. Considerando che, in media, una chiamata dura 45 secondi, il lavoratore verrà a costare complessivamente 15 euro l’ora quando il costo minimo è di 17. Con tali importi non è possibile pagare nemmeno il mero costo del lavoro, evidenziando con chiarezza che tali attività saranno gestite attraverso forme “fantasiose” e con una caduta drammatica del servizio offerto. L’assegnazione, inoltre, crea drammi sociali in interi territori.”

“In Calabria – dichiara Azzola – l’attività è stata tolta ad Abramo Contact (che aveva rilevato nei mesi scorsi il ramo d’azienda dal fallimento di Infocontact su cui le responsabilità di Poste sono evidenti) oppure nel Lazio in cui viene tolta l’attività a un’azienda partecipata direttamente da Poste e nata proprio da una cessione di una sua controllata oltre 10 anni fa, creando il paradosso di affossare un’azienda di cui Poste detiene una importante partecipazione. Per l’ennesima volta si sceglie in questo modo di far pagare un concetto stravagante di mercato solo e solamente ai lavoratori.”

“Mentre la Camera dei Deputati e il Governo hanno votato, nelle scorse settimane, una norma che, allineando l’Italia agli altri Paesi europei, garantisce la continuità occupazionale nei cambi di appalto dei call center, norma che ora è passata all’esame del Senato, i manager di una azienda pubblica qual è Poste devastano completamente il settore con una gara i cui criteri di aggiudicazione sono totalmente da individuarsi nel massimo ribasso, essendo il criterio tecnico valutato per autocertificazione.”

“E’ evidente che se l’assegnazione dovesse essere confermata saremmo in presenza di una vera e propria “istigazione a delinquere” essendo certo sin da ora che quei corrispettivi non saranno sufficienti a retribuire nemmeno il mero costo del lavoro – prosegue il sindacalista – In questo modo un’azienda pubblica, mentre il Governo sta introducendo norme per evitare tali situazioni, devasta un intero settore escludendo tutte le imprese strutturate che hanno, comunque, offerto importi non in grado di garantire stabilità economica della commessa.”

“Due sono ora le possibilità: le aziende che hanno vinto la gara matureranno debiti con l’erario e con l’Inps sino al fallimento ripetendo in questo modo quanto già accaduto con Infocontact oppure ci sarà un’integrazione delle attività e dei pagamenti fatta fuori dalle procedure di gara. In entrambi i casi sarebbe opportuno che l’Anac, Agenzia nazionale anticorruzione, aprisse un’indagine sulle modalità e sulle scelte compiute in tale gara.”

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 3