Telecom, Vivendi entra nel board. Bocciata la conversione delle risparmio

L’azienda di Bolloré incassa quattro membri nel cda e blocca l’operazione di conversione delle azioni di rispamio in ordinarie. Un ribaltone non da poco. Ma non passa lo svincolo dal divieto di concorrenza: de Puyfontaine, Roussel e Philippe dovranno scegliere se assumere il ruolo in Telecom o mantenere quello in Vivendi. Una bella gatta da pelare

Pubblicato il 15 Dic 2015

Mila Fiordalisi

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E’ Vivendi il “vincitore” dell’Assemblea di fine anno di Telecom Italia. Il socio di maggioranza, che sembrava messo alle spalle fino a qualche ora prima che si consumasse l’odierna vittoria, l’ha spuntata non solo sull’allargamento del cda da 13 a 17 membri, piazzando i propri vertici in Telecom, ma addirittura è riuscita a fare bocciare l’operazione di conversione delle azioni risparmio in ordinarie, all’ordine del giorno nella parte straordinaria e che richiedeva la maggioranza qualificata dei due terzi del capitale presente. Entreranno a far parte del Cda l’Ad di Vivendi Arnaud de Puyfontaine, il chief operating officer Stephane Roussel, il direttore finanziario Hervé Philippe e Felicité Herzog, ex manager di Areva.

Un bello smacco per il resto dei presenti, un ribaltone che fra l’altro avrebbe potuto non consumarsi – in particolare quello riguardante la conversione – se su Vivendi non fossero piovute critiche e accuse fino a poche ore dall’incontro. L’operazione della mancata conversione ha dimostrato la forza dell’azienda capitanata da Bolloré che se non fosse stata “ostacolata” dagli altri soci e in particolare dai fondi probabilmente non avrebbe bocciato la proposta. Ma il gran clamore attorno alla richiesta dei membri in cda e alle speculazioni sul “chi c’è dietro i francesi” hanno creato malumori al punto da provocare lo strappo sulla conversione delle azioni. E quel “non ci opporremo” all’annuncio della conversione si è tramutato in un voto contro. Un colpo di scena finale ha però spiazzato proprio Vivendi, che non è riuscita a portare a casa lo svincolo del divieto di concorrenza per i consiglieri nominati. Una patata bollente, perché la bocciatura vuol dire che non passa l’autorizzazione per i suoi consiglieri nominati oggi al proseguimento delle proprie attività.

La bocciatura riguarda l’articolo 2390 del codice civile, ovvero il divieto di concorrenza, che prevede che “gli amministratori non possono assumere la qualità di soci illimitatamente responsabili in società concorrenti, né esercitare un’attività concorrente per conto proprio o di terzi, né essere amministratori o direttori generali in società concorrenti, salvo autorizzazione dell’assemblea”. L’autorizzazione non è stata concessa. E per tre dei quattro nominati ci sarà dunque l’obbligo di scegliere se assumere il ruolo in Telecom o mantenere quello in Vivendi (è esclusa Herzog poiché non ha un ruolo esecutivo in Vivendi). Per l’inosservanza di tale divieto, secondo il codice, l’amministratore può essere revocato dall’ufficio e risponde dei danni. Anche se la questione non è chiarissima e andrà esaminata dai legali.

In dettaglio, in merito all’allargamento del board ha votato a favore il 52,9% del capitale presente contro il 45,7% dei contrari. Astenuti l’1,4%. Vivendi che fino ad oggi non aveva alcun rappresentante all’interno del board si troverà a giocare con quattro “assi”.

Riguardo alla conversione delle azioni contro il progetto di semplificazione si è espresso l’1,5% del capitale presente all’assise, mentre si è astenuto il 36,1% – tra essi, come annunciato, Vivendi -. Il via libera alla proposta è stato dato dal 62,5% del capitale intervenuto all’assemblea e pertanto il quorum dei due terzi (66%) non è stato raggiunto.

Attesa a ore l’ufficializzazione dell’annullamento dell’assemblea dei soci di risparmio del gruppo, inizialmente fissata per il prossimo 17 dicembre. Invece domani si terrà il primo cda di Telecom Italia con i membri di Vivendi.

Il no alla delega sulla clausola di concorrenza votato dall’assemblea degli azionisti “riguarda tutti e quattro i consiglieri indicati da Vivendi” che “comunque domani parteciperanno alla riunione del nostro cda” ma “non prevedo problemi, non è una bandiera rossa”, ha detto Giuseppe Recchi, presidente di Telecom Italia, al termine dell’assemblea degli azionisti, parlando con la stampa sul mancato via libera alla clausola di non concorrenza ai 4 consiglieri cooptati nel cda su nomina Vivendi. “Vediamo cosa dobbiamo fare, l’ufficio legale se ne occupa” aggiunge Recchi, “ma è l’ultimo dei problemi che ci siamo posti”. Intervenendo in assemblea in mattina, Recchi aveva sottolineato il buon lavoro dell’attuale cda: “Vorrei soltanto sottolineare come dalla data del suo insediamento ad oggi, il titolo della società si sia rivalutato di oltre il 40%”.

Era toccato all’Ad Marco Patuano evidenziare gli sforzi di investimento sulle nuove reti da parte di Telecom. “Abbiamo ampliato il corrente piano dopo aver verificato che il ritorno economico degli investimenti sia migliore delle aspettative iniziali – aveva detto Patuano in occasione dell’Assemblea – Permettiamo in questo modo al Paese di concentrare i fondi pubblici laddove realmente c’è il fallimento di mercato”. Patuano ha ricordato che nell’ambito dell’ultima consultazione pubblica Telecom ha esteso il proprio piano di copertura in fibra ad altri 1.146 comuni (cluster C e D) con orizzonte temporale a fine 2018″.

Nel suo intervento il ceo Vivendi Arnaud de Puyfontaine aveva sottolineato come la media company francese fosse un investitore industriale di lungo periodo, interessato a creare valore per Telecom.

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