IL RAPPORTO

Banda larga: cresce il numero di famiglie connesse, ma una su tre è ancora in digital divide

Lo rileva l’Istat: tra il 2010 e il 2015 la percentuale è passata dal 41% al 64,4%. In salita anche il numero degli accessi, ma la mancanza di e-skills frena la diffusione. Oltre il 90% delle imprese con più di dieci dipendenti ha un collegamento a Internet veloce. E-commerce: Italia lontana da obiettivi Ue

Pubblicato il 21 Dic 2015

Federica Meta

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Un terzo delle famiglie italiane non ha ancora accesso a Internet. Lo rileva l’Istat nel rapporto “Cittadini, imprese e Ict”. sottolineando comunque che tra il 2010 e il 2015 l’aumento degli accessi è stato sensibile ed è passato dal 52,4% al 66,2%. Tale
andamento di crescita si registra anche nell’ultimo anno (+2,2 punti percentuali) e si è più che dimezzata la percentuale di famiglie che si connettono mediante banda stretta. Specularmente sono aumentate – dal 41% al 64,4% – le famiglie con una connessione a banda larga.

Il contributo più rilevante alla diffusione della banda larga è fornito dalle tecnologie mobili. Rimane infatti stabile la quota di famiglie che accedono al web esclusivamente mediante banda larga fissa – circa una su tre – mentre crescono le quote di famiglie con solo banda larg mobile – da 6,6% a 18,6% – o che dispongono di entrambe le modalità di accesso – da 1,4% a 11,5%. Nonostante ciò, la connessione fissa rimane la modalità di accesso più diffusa.

A livello europeo l’Italia si colloca tra gli ultimi 6 paesi nella graduatoria per diffusione della banda larga con un valore pari al 74%. In questi anni il nostro Paese ha comunque fatto registrare un incremento medio annuo più elevato della media Ue a 28 (+4 punti percentuali), riducendo così il divario. A livello territoriale le differenze tra le regioni sono ancora notevoli nel 2015, a vantaggio del Centro e del Nord Italia; laddove si sono ridotti (ad esempio in Molise e Campania) è per l’aumento del numero di famiglie che accedono a Internet mediante una connessione mobile.

Tra le famiglie resta un forte divario digitale da ricondurre a fattori generazionali, culturali e sociali; le più connesse sono quelle in cui è presente almeno un minorenne: l’88,3% di queste ha un collegamento a banda larga e usa maggiormente Adsl, Dsl, Fibra ottica, oppure una combinazione di tecnologie fisse e mobili. Le meno connesse sono le famigle composte solo da ultrasessantacinquenni, fra queste solo il 18% dispone di una connessione a banda larga.

Un altro fattore discriminante è il titolo di studio; ha una connessione a banda larga l’89,4% delle famiglie con almeno un componente laureato contro il 51,7% delle famiglie in cui il titolo di studio più elevato è la licenza media. Inoltre, sono più connesse con banda larga le famiglie in cui il capofamiglia è dirigente, imprenditore o libero professionista e quelle con il capofamiglia direttivo, quadro o impiegato. Tali tipologie di famiglie, oltre a far registrare la quota più elevata di connessioni a banda larga fissa (circa il 50%), sono anche quelle che presentano i valori più elevati nella combinazione di entrambe le tecnologie (circa il 20%). Le famiglie con capofamiglia operaio sono invece caratterizzate da valori più elevati per la sola banda larga mobile (28,6%).

Rispetto al 2010, rimane ampio il divario nella disponibilità di una connessione a banda larga tra le famiglie composte da soli anziani e tra quelle in cui è presente almeno un minorenne, mentre si riduce tra le famiglie con capofamiglia dirigente, imprenditore o libero professionista e quelle con capofamiglia operaio, grazie al maggior ricorso di queste ultime alla tecnologia mobile. Analoga tendenza si riscontra tra le famiglie con almeno un componente laureato rispetto a quelle in cui il titolo di studio più elevato è il diploma.

Anche se quasi due terzi delle famiglie italiane dispongono di una connessione a banda larga (64,4%), restano ancora ampi i margini di sviluppo per la diffusione e l’utilizzo del web. La maggior parte delle famiglie che non hanno accesso ad Internet da casa indica la mancanza di competenze come principale motivo del non utilizzo della Rete (56,3%) e quasi un quarto (24,5%) non considera Internet uno strumento utile e interessante. Seguono motivazioni di ordine economico legate all’alto costo di collegamenti o strumenti necessari (14,4%) mentre l’8,2% non naviga in Rete da casa perché accede ad Internet da un altro luogo. Residuale è invece la quota di famiglie che indicano tra le motivazioni l’insicurezza rispetto alla tutela della propria privacy (2,3%) e la mancanza di disponibilità di una connessione a banda larga (1,7%).

Le motivazioni della non disponibilità di connessione al web differiscono in funzione della tipologia familiare. Sette famiglie di soli anziani su 10 che non accedono ad Internet da casa (70,7%) dichiarano di non avere capacità; seguono quelle che non lo considerano utile e interessante (26,5%). Il 53% delle famiglie con almeno un minorenne, invece, non dispone di accesso ad Internet da casa per l’alto costo dei servizi di collegamento o degli strumenti necessari alla connessione.

Sul fronte imprese, nel 2015, il 94,4% di quelle con almeno 10 addetti utilizza connessioni in banda larga fissa o mobile (91,8% connesse in banda fissa, 63,3% in banda mobile). L‘Istat sottolinea anche come, considerando le imprese per tipologia di connessione utilizzata, oltre sei su 10 (60,7%) ricorrano sia a connessioni fisse che mobili: tale quota varia dal 93,4% delle imprese con almeno 250 addetti al 57,9% di quelle con 10-49 addetti. Tra queste ultime, quattro imprese su 10 non utilizzano ancora connessioni mobili per l’attivita’ lavorativa. Il 5,6% delle imprese dichiara di non utilizzare connessioni in banda larga.

Si conferma la crescita della connessione mobile in banda larga, da 60,0% del 2014 a 63,3%. Poco meno di sei imprese su 10 (57,0%) hanno dichiarato di avere fornito ad almeno il 5% della propria forza lavoro dispositivi portatili, quali computer o smartphone, dotati di connessioni mobili per scopi lavorativi. Nel complesso, gli addetti interessati sono il 15,0% della mano d’opera occupata nelle imprese con almeno 10 addetti (13,9% nel 2014 e 12,0% nel 2013).

Sono in aumento le imprese che utilizzano la fatturazione elettronica in un formato adatto all’elaborazione automatica (da 5,4 del 2014 a 15,5% del 2015) e quelle che adottano software specifici per la condivisione interna di informazioni sulla clientela (da 28 a 30,2%).

Le competenze digitali all’interno delle imprese presentano alcune criticità, sia per scelte aziendali sia per fattori strutturali legati soprattutto alle ridotte dimensioni d’impresa. La maggioranza degli utenti ha dichiarato di avere competenze di base (36,6%) o basse (31,4%). Il 60,7% delle imprese con almeno 10 addetti ricorre a personale esterno per le funzioni Ict e solo il 12,5% sceglie di svolgerle per lo più con addetti interni all’impresa o al gruppo. Aumenta rispetto al 2014 la quota di internauti che hanno effettuato acquisti online (da 45,9 a 48,7%) e quella di imprese che vendono online (da 8,2 a 10%), in quest’ultimo caso rimane il divario tra piccole e grandi.

L’Italia è lontana dagli obiettivi europei 2015 che fissano al 33% la quota di Pmi che hanno effettuato vendite online nell’anno precedente per almeno l’1% del fatturato totale e al 50% la quota di popolazione di 16-74 anni che ha fatto acquisti online negli ultimi 12 mesi; gli indicatori oggi sono rispettivamente a 6,5% e 26%. Il 28,2% di utenti over15 che hanno usato Internet nei 12 mesi precedenti l’intervista ha dichiarato di aver avuto almeno un problema di sicurezza, il 54,3% non ha invece svolto alcune attivita’ online per questo motivo. Il 42,9% delle imprese ritiene necessaria una politica di sicurezza informatica e circa il 62% ha definito o aggiornato la propria policy negli ultimi 12 mesi.

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