DDL APPALTI

Call center, è vera svolta: cambia l’appalto, resta il lavoro

Via libera definitivo dal Senato al ddl Appalti che introduce la clausola sociale. Alla base delle nuove regole la contrattazione collettiva nazionale. Asstel: “Positivo il rinvio al Ccnl”. I sindacati: “Giornata storica. Ora convocare a Palazzo Chigi tavolo di crisi”

Pubblicato il 14 Gen 2016

Federica Meta

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Cambia l’azienda, resta il lavoro. Con il via libera del Senato al ddl Appalti (con 170 sì, 30 no e 40 astenuti) la clausola sociale per i call center diventa legge. “In caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente e per la medesima attività di call center, il rapporto di lavoro continua con l’appaltatore subentrante, secondo le modalità e le condizioni previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro applicati e vigenti alla data del trasferimento, stipulati dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative sul piano nazionale – recita la norma – In assenza di specifica disciplina nazionale collettiva, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto adottato sentite le organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale”.

Soddisfazione è stata espressa dalla sottosegretaria al Lavoro Teresa Bellanova. “Si tratta di una misura imprescindibile di tutela della continuità occupazionale in caso di cambio d’appalto, in settori come quello dei call center – ma non solo – in questi anni esposti alla concorrenza spietata del massimo ribasso e del risparmio tutto a carico del costo del lavoro – sottolinea – Un impegno, che avevo annunciato in primo luogo nell’indagine conoscitiva sui call center alla Camera, e confermato in una manifestazione a Taranto, luogo simbolo delle tante vertenze che ci impegnano e impegnano i lavoratori soprattutto nel Mezzogiorno. Ora – conclude – sta alla capacità delle parti saper contrattare e saper rendere esigibili i diritti che abbiamo ulteriormente rafforzato ed ampliato”.

Per Asstel è positivo il rinvio alla contrattazione. “La norma sui cambi di appalto nelle attività di call center, approvata oggi dal Senato, è di rilevanza per la filiera delle telecomunicazioni, in quanto conferma la centralità della contrattazione fra le parti sociali come strumento più idoneo per la costruzione di una comune cornice di condizioni applicative e regole – commenta la presidente Dina Ravera – Sono certa che in questo modo si è imboccata la strada giusta per giungere a soluzioni sostenibili, in grado cioè di assicurare la necessaria flessibilità e adattabilità rispetto alle diverse realtà industriali, mettendo così le imprese nelle condizioni di poter affrontare con maggiore efficacia la nuova situazione congiunturale”.

“Le attività di call center in outsourcing sono cruciali per lo sviluppo dell’economia digitale – continua Ravera – ma solo avendo una visione integrata di tutti gli elementi che contribuiscono a definire l’operatività del comparto dei call center si può costruire un percorso per il settore in grado di contrastare le problematiche occupazionali e anzi consentire che le attività svolte acquisiscano un maggiore valore aggiunto, in grado di innescare virtuose dinamiche di sviluppo. Come Asstel il nostro impegno è indirizzato a favorire una politica industriale di crescita complessiva di questo comparto con investimenti, innovazione tecnologica, tutele e sviluppo delle competenze dei lavoratori”.

“È una giornata storica per le lavoratrici e i lavoratori del settore customer, che vedono finalmente tutelata la loro continuità occupazionale – commenta Massimo Cestaro, segretario generale Slc Cgil,Un risultato importante, che è stato possibile raggiungere anche grazie all’impegno delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno sostenuto questa battaglia con mobilitazioni durante tutto l’iter parlamentare, oltre che dei 18mila cittadini che hanno firmato la petizione su change.org a sostegno della clausola sociale.

“Con l’approvazione definitiva di questa norma il Parlamento ha finalmente riportato l’Italia in linea con il resto dell’Europa, dimostrando di voler fare passi avanti per riequilibrare un sistema illogico e costoso per la collettività e i lavoratori – evidenzia il sindacalista – Slc Cgil plaude all’esito positivo del voto e auspica che questo sia l’inizio di una maggiore disponibilità delle Istituzioni ad affrontare la necessaria fase di riordino complessivo del settore dei call center. Da settimane ormai Slc Cgil sottolinea l’incongruenza della discussione parlamentare di questa norma con l’assegnazione degli appalti di Poste Italiane e Enel – aziende pubbliche – sotto il costo del lavoro”.

Giornata storica la definisce anche Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom-Uil. “Come Uilcom siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto, avendo da subito seguto la questione della clausola sociale – spiega – Ora la norma deve essere regolata all’interno della contrattazione collettiva nazionale. In questo contesto le segreterie nazionali di categoria (Slc, Fistel e Uilcom ndr) presenteranno a fine mese una piattaforma comune per il nuovo contratto in vista delle trattative per il rinnovo”. I temi sul tavolo saranno delicati, fa sapere la Uilcom: si va dal tema dei contratti, vecchi e nuovi, fino al trattamento economico e disciplinare.

“La Fistel Cisl nel momento in cui continuano le gare al massimo ribasso, ritiene la clausola sociale una norma di civiltà del lavoro per tutelare gli 80.000 lavoratori dei call center – dice Vito Vitale, segretario generale della Fistel Cisl – Ora invitiamo il Governo a far rispettare le leggi del Parlamento, perchè già un altra norma sulle delocalizzazione, l’art.24 bis è stato disattesa. In questo momento sono aperte crisi aziendali nei maggiori call center italiani con il rischio immediato di licenziamento di oltre 10.000 lavoratori e di un futuro incerto per gli altri”.

Per Vitale ritiene urgente la presentazione della piattaforma contrattuale per dare gambe alla clausola sociale che dovrà trovare concretezza nel Ccnl, sapendo che ci sono vertenze aperte dove rischiano il posto migliaia di lavoratori.

“Adesso ci auguriamo che il governo – afferma il segretario generale dell’Ugl Telecomunicazioni, Fabrizio Tosini – proceda nei tempi previsti all’adozione dei decreti attuativi. Intanto la nostra battaglia prosegue per raggiungere un altro importante traguardo: l’applicazione concreta dell’art. 24bis della legge 134 del 2012 contro le delocalizzazioni selvagge, puntualmente disatteso dai committenti, che non vengono puniti come prevede la normativa”.

Anche Assocontact, associazione delle aziende di call center, apprende con favore la definitiva approvazione della clausola di salvaguadia sociale. “Una misura – dice il presidente Roberto Boggio – che consentirà, a tendere, la salvaguardia occupazionale degli addetti delle imprese del settore in occasione dei cambi di appalto o commessa”.

La norma – primi firmatari i deputati Pd Luisa Albanella e Cesare Damiano – aveva già avuto il via libera della Camera lo scorso novembre. In quell’occasione si erano detti soddisfatti sia le associazioni datoriali sia i sindacati.

Ma non basterà la clausola sociale per risolvere la crisi di un settore che occupa 80mila addetti. In questo senso i sindacati chiedono la convocazione di un tavolo a Palazzo Chigi, dove affrontare temi chiave quali delocalizzazioni e gare al massimo ribasso.

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