LA CRISI

Call center, crisi senza fine: a rischio altri 8mila lavoratori

I sindacati puntano il dito contro le gare Poste ed Enel “assegnate senza tenere conto della clausola sociale”. Affondo sul governo: “Errore politico privare il settore degli ammortizzatori sociali ordinari”. L’11 marzo sciopero e manifestazione nazionale a Roma

Pubblicato il 23 Feb 2016

Federica Meta

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Ottomila licenziamenti nei call center nei prossimi mesi. L’allarme lo lanciano Slc, Fistel e Uilcom. “La decisione di Poste Italiane ed Enel, aziende controllate dallo stato Italiano, di assegnare le attività di call center senza rispettare la clausola sociale contenuta nel ddl Appalti approvato dal Parlamento spiegano i sindacato una nota – la volontà del Governo di non far applicare quanto previsto dalle leggi italiane in tema di delocalizzazioni di attività di call center, la scelta politica di privare il settore degli ammortizzatori sociali ordinari, provocheranno nei prossimi mesi oltre 8000 licenziamenti nel settore dei call center, di cui almeno la metà vedrà aprire le procedure di licenziamento già nel mese di marzo”.

“E’ del tutto inaccettabile – dice il segretario generale della Slc Cgil, Massimo Cestaro – che due aziende controllate dallo Stato italiano come Poste ed Enel, possano assegnare attività di call center senza rispettare le clausole sociali approvate dal Parlamento. Se passa il principio che le aziende pubbliche non rispettano le leggi perché mai dovrebbero farlo quelle private.”

“Da quattro anni – ricorda Vito Vitale segretario della Fistel Cisl – stiamo chiedendo il rispetto dell’articolo 24 bis della Legge 134 del 2012 in tema di delocalizzazione delle attività di call center. Nonostante i ripetuti annunci dei vari Ministeri che avevano anche comunicato l’avvio delle sanzioni previste dalla Legge, la normativa rimane totalmente disattesa. Si è consentito in questo modo, a tantissime attività di essere delocalizzate all’estero e si è impedito ai cittadini italiani un diritto di scelta a loro garantito dalla legge. Questo ha ingenerato migliaia di esuberi ingiustificati, perché il lavoro non è cessato ma è stato spostato, senza rispettare le leggi, in Paesi con basso costo del lavoro e insufficiente garanzia sul trattamento dei dati personali e sensibili.”

“Aver deciso di togliere – incalza il segretario generale della Uilcom Uil, Salvo Ugliarolo – gli ammortizzatori ordinari al settore è una scelta miope e assurda che comporterà nelle prossime settimane l’avvio di migliaia di licenziamenti nelle aree più deboli del Paese, tanto accanimento contro le lavoratrici e i lavoratori di un intero settore davvero non si comprende. E’ evidente che il sindacato non starà a guardare passivamente l’indolenza o la complicità di chi ha condannato migliaia di lavoratrici e lavoratori alla certezza di perdere il lavoro per favorire imprese spregiudicate.”

Secondo i sindacati questa strada porterà l’intero settore al limite della legalità perché è evidente che non esiste un solo imprenditore serio disponibile ad assumere attività in perdita. “Questo in un ambito economico che conosce, controlla e gestisce dati personali e sensibili di milioni di cittadini italiani”, dicono.

Venerdì 11 marzo, in occasione dello sciopero nazionale di settore, i sindacati manifesteranno a Roma con un solo slogan: “fate rispettare le leggi che il Parlamento Italiano ha votato”.

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