IL CASO

Sindaco di Cupertino contro Apple: “Non paga le tasse e abusa della città”

Barry Chang ha ingaggiato una battaglia per costringere la Mela a pagare le tasse dovute: “L’azienda non vuole pagare un centesimo, fa profitti e non contribuisce all’ammordernamento delle infrastrutture”

Pubblicato il 05 Mag 2016

Federica Meta

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Il sindaco di Cupertino, Barry Chang, si è scelto un avversario impegnativo: Apple. Vale a dire, l’azienda più ricca e probabilmente più nota del Pianeta, il cui nome, “l’azienda di Cupertino”, per milioni di consumatori è indissolubilmente legato a questa cittadina californiana di 60mila abitanti nel cuore della Silicon Valley. Chang, sindaco dal dicembre 2015, ha ingaggiato battaglia per costringere Apple a pagare all’amministrazione locale almeno un po’ delle tasse teoricamente dovute, in base ai miliardi di dollari fatturati vendendo iPhone, iPad e computer Mac.

Soldi, ha raccontato Chang al Guardian, che servirebbero a finanziare l’ammodernamento delle vetuste infrastrutture di Cupertino, messe a dura prova dal gran movimento di persone e automobili creato dalla presenza nella regione di così tante aziende (Apple in testa) del settore hi-tech. A complicare la situazione ci sono anche i progetti di costruzione della nuova mega sede dell’azienda fondata da Steve Jobs. L’avveniristica struttura che alcuni hanno ribattezzato la ‘Morte Nera’ e altri, più benevolmente, ‘L’Astronave’. “Apple non vuole pagare un centesimo. Fanno profitti e dovrebbero condividere la responsabilità della nostra città, ma non lo fanno. Abusano di noi”, sostiene Chang.

Secondo i dati raccolti da Citizens for tax justice, un gruppo no-profit che studia le politiche fiscali, Apple paga solamente il 2,3% di tasse sui 181 miliardi di dollari di liquidità mantenuti offshore. Così come altri giganti del settore, Apple, attraverso un sofisticato sistema di intrecci societari offshore, riesce a mettersi al riparo dall’aliquota fiscale federale del 35% prevista per le aziende. Senza questo sistema, sostiene ancora Citizens for tax justice, Apple dovrebbe al fisco Usa 59,2 miliardi di dollari.

E’ chiaro che il sindaco di Cupertino, che l’ultima volta che si è presentato nella sede di Apple per parlare di infrastrutture è stato accompagnato all’uscita dal personale di sicurezza, pretenda ora almeno una piccola fetta di tutta questa ricchezza. Nell’anno fiscale 2012-2013, Apple ha versato nelle casse cittadine 9,2 milioni di dollari di tasse. Circa il 18% di tutto il bilancio comunale e – coincidenza – esattamente lo stesso stipendio pagato al ceo Tim Cook nel 2014. Il problema, denuncia ancora Chang, non viene solo dai complicati meccanismi fiscali ai quali fa ricorso Apple per tenere la sua ricchezza il più lontano possibile dal fisco Usa.

E’ la stessa importanza e influenza dell’azienda a costituire un deterrente quasi insormontabile. A suo giudizio è per questo che nel consiglio comunale non è riuscito a strappare il voto necessario per varare un provvedimento che avrebbe costretto Apple a pagare 100 milioni di dollari per contribuire al miglioramento delle infrastrutture della città. “Apple è un’azienda enorme qui. I consiglieri comunali non vogliono offenderla. Apple parla con loro e loro non votano contro Apple. E’ un fatto”, sostiene Chang.

Il sindaco in questo modo si trova anche ad affrontare le critiche di quella fetta di cittadini che, incuranti delle necessità di sviluppo di Apple e di altre aziende del settore, vorrebbero bloccare le costruzioni di nuove sedi avveniristiche e l’insediamento di nuove società per fermare il congestionamento delle infrastrutture di Cupertino. Per Chang, questa sarebbe una soluzione sbagliata, che danneggerebbe l’intera economia della regione. La soluzione, insiste, è spingere le grandi corporation a pagare le tasse dovute. Per questo, il sindaco sta ora lavorando a una nuova proposta, in base alla quale le aziende con oltre 100 addetti sarebbero costrette a pagare 1000 dollari per ciascun dipendente. Una tassa, sostiene Chang, che sarebbe meno recessiva dell’altra soluzione possibile, un aumento dell’imposta sulle vendite.

“Se contribuisci a creare il problema, devi aiutare a risolverlo”, dice ancora Chang in riferimento a Apple. Recentemente, Chang ha tentato di organizzare una manifestazione di protesta davanti alla sede di Apple, ma ancora una volta l’ “immagine” della Mela ha prevalso su tutto: “Nessuno ha voluto partecipare”.

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