STRATEGIE

Huawei, avanti su partnership e R&D per la rivoluzione 5G

All’Innovation Day di Parigi l’azienda ha messo a fuoco l’impegno sul mercato europeo. Annunciata l’apertura di un nuovo Centro di ricerca matematica per lo sviluppo di algoritmi dedicati a networking, data compression e distributed computing

Pubblicato il 16 Giu 2016

Domenico Aliperto

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L’innovazione? Non può prescindere da investimenti in R&D e partnership volte a costruire un ecosistema capace di accoglierla e accrescerla. È questo il messaggio più importante passato alla quarte edizione europea del Huawei Innovation Day, un evento che ogni anno cerca di inquadrare il contesto internazionale sotto il profilo delle tecnologie dedicate alle telecomunicazioni, chiamando a raccolta analisti, aziende ricercatori che in tutto il mondo collaborano con il colosso di Shenzhen. Il convegno si è tenuto ieri e l’altro ieri (14 e 15 giugno) a Parigi, facendo seguito alle tappe di Stoccolma, Milano e Monaco. La capitale francese è stata scelta anche in virtù del fatto che ospiterà il nuovo Centro di ricerca matematica, dove – insieme alla struttura già esistente in Russia e alle principali università d’Oltralpe – Huawei potenzierà la propria attività di ricerca scientifica di base, indirizzata principalmente allo studio degli algoritmi e all’applicazione dei risultati delle ricerche in scenari di business reali, con l’esplorazione di risorse nei campi della comunicazione fisica e di rete (con particolare enfasi sul 5G), del distributed and parallel computing, del data compression e dello storage. La struttura, che conterà circa 80 risorse, è stata affidata a Mérouane Debbah, professore ordinario dell’Università CentraleSupélec e specialista nel campo delle TLC. “Per supportare una comunicazione a latenza ridotta, maggiore capacità di banda ed efficienza energetica, abbiamo bisogno di conseguire importanti scoperte teoriche”, ha spiegato Debbah. “Questo centro condurrà studi approfonditi su algoritmi e design di nuove architetture, applicando strumenti e modelli matematici al settore ICT per realizzare un nuovo sistema teorico. Nel frattempo Huawei siglerà una serie di partnership con atenei del calibro di Supélec, Eurocom, Institute of Advanced Scientific Studies (IHES) e Télécom ParisTech”. Un progetto così rilevante da ricevere anche la benedizione del ministro francese per l’Educazione superiore e la Ricerca accademica Thierry Mandon, presente all’evento.

A fare gli onori di casa c’era William Xu, Chief Marketing Officer ed Executive Director of the Board di Huawei. “L’Europa continua a essere uno dei motori dell’innovazione globale”, ha esordito il top manager cinese. “Stando al nostro Connectivity Index, alcuni dei suoi Stati membri sono tra i primi mercati al mondo per produzione di dati e per investimenti in R&D”. Huawei, che investe ogni anno tra il 10 e il 15% del proprio fatturato (9,2 miliardi di dollari nel 2015) in ricerca, sta quindi rilanciando l’impegno nel Vecchio continente, su cui – attraverso nove progetti iscritti al programma Horizon 2020 – ha già puntato circa 5,3 milioni di euro. Le parole d’ordine di Xu sono “In Europe, for Europe”.

Ma a Parigi non si è parlato solo di buoni propositi. Zhu Peiying, che in Huawei dirige alcuni dei principali piani di sviluppo sul fronte delle tecnologie Wireless, ha affrontato direttamente la questione del 5G, uno dei temi più delicati non solo per la multinazionale cinese e per l’intera community delle TLC, ma anche per una serie di settori verticali rispetto ai quali i carrier – se giocheranno bene le proprie carte – potranno configurarsi come partner strategici sui piani dell’automazione industriale, della business intelligence e naturalmente del networking. “Con il 5G sono cambiate totalmente le basi su cui si costruisce il mercato”, ha detto Peiying. “Se con il 3G e il 4G avevamo dato consapevolmente vita a tecnologie e prodotti mirati a offrire servizi specifici a cui però, di fatto, non corrispondeva ancora una domanda, col 5G sappiamo già che otterremo da subito tassi di adozione elevati, pur dovendo far fronte a molte incertezze sul piano metodologico”.

Per la manager uno dei punti più ostici riguarda la realizzazione di un unico network per servizi estremamente diversificati, che per la prima volta daranno la precedenza alle comunicazioni uomo-macchina e M2M (Machine to Machine). Il secondo punto ha invece a che fare con le nuove capacità che vanno sviluppate per aggregare connettività multiple. Poi c’è la frammentazione dei modelli di business: come generare revenue dai singoli verticali a partire da piattaforme comuni? “Sarà necessario costruire partnership sistemiche con gli attori di altri mercati e ingaggiarli su attività condivise”, ha spiegato a CorCom Peiying, sottolineando che Huawei lavora già con specialisti del settore manifatturiero, multinazionali specializzate in robotica (come Kuka, per esempio), costruttori di automobili (Audi), grandi nomi della Business Intelligence (a partire da SAP) e distributori di contenuti digitali, video in primis, che con l’ultrabroadband mobile dovranno affrontare un’ulteriore evoluzione dell’intera filiera. “In questo ambito non ci sono ancora collaborazioni formali”, ha precisato Peiying, “ma stiamo gradualmente comprendendo le esigenze, i KPI e il linguaggio di business di alcuni dei principali player del comparto, con discussioni che dovrebbero permetterci di arrivare preparati al traguardo del 2020, quando il 5G debutterà in Giappone, Corea e Cina”.

Naturalmente, parlando dell’ecosistema che si sta venendo a comporre, è impossibile non citare quelle che fino a poco tempo fa erano definite semplicemente telco. Oggi si parla invece di digital company, consulenti in grado di promuovere e sostenere la reingegnerizzazione dei processi e delle organizzazioni dei clienti attraverso connettività e advanced analytics. Heng Qiu, President of Wireless Network Marketing Operations, ha spiegato che oggi i carrier hanno raggiunto coi propri segnali (attraverso cinque milioni di stazioni radio) una copertura pari al 90% della popolazione mondiale, ovvero il 70% delle terre emerse. “Nel complesso il mercato ha generato nel 2015 1,15 trilioni di dollari, facendo registrare una crescita media del 4% dal 2008 al 2014. Avendo maturato posizionamenti robusti e sicuri, con una penetrazione tanto profonda nel business come nel territorio, gli operatori telefonici hanno il potenziale per diventare i partner di riferimento in diversi settori produttivi, dall’automotive all’asset tracking, passando per l’agricoltura, la distribuzione energetica e il monitoraggio ambientale fino alla pubblica amministrazione”.

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