IL CASO

Telecom, addio alla sede Eur: nuova linfa per la cura Cattaneo

A rischio naufragio il progetto immobiliare in tandem con Cdp, dopo la revoca del permesso a costruire da parte del Comune. Nessuna virata su altri headquarter: l’Ad Cattaneo vorrebbe ottimizzare gli spazi già a disposizione, per proseguire lungo il progetto di contenimento e riduzione dei costi aziendali

Pubblicato il 24 Ago 2016

Andrea Frollà

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Telecom si appresta a dire addio al progetto della nuova sede a Roma, che avrebbe dovuto occupare le Torri dell’Eur. La revoca del permesso di costruire (dopo che la Procura ha aperto un’inchiesta sugli oneri concessori) da parte del Comune di Roma, arrivata sotto la gestione della nuova sindaca Virginia Raggi, farà scattare una delle clausole di scioglimento della joint venture con Cdp sul progetto immobiliare, in automatico al 30 settembre. Lo riferisce l’Ansa spiegando che l’operazione avviata dall’ex amministratore delegato del Gruppo Marco Patuano, nell’ambito dei progetti immobiliari del gruppo, rischia dunque di tradursi in un nulla di fatto. Il piano per il nuovo headquarter faceva parte di un investimento complessivo di 400 milioni in dieci città nell’arco di 2-3 anni.

Secondo quanto si apprende Telecom non intende cercare un altro quartier generale, ma ottimizzerà l’uso delle sedi già occupate, riducendo di conseguenza i costi. Secondo indiscrezioni di stampa il piano di recupero delle Torri dell’Eur valeva 120 milioni. Il taglio già annunciato da Telecom ai costi immobiliari era di 150 milioni e ora il successore di Patuano, Flavio Cattaneo, ha l’occasione di migliorare il suo obiettivo di contenimento e riduzione delle spese. Secondo Repubblica, al prossimo cda di Telecom Italia l’amministratore delegato Flavio Cattaneo potrebbe chiedere lo scioglimento della joint venture immobiliare paritetica Alfieri stretta con Cdp.

Il recupero delle tre torri dell’Eur, un tempo sede del ministero delle Finanze, era stato affidato con una gara vinta dal raggruppamento guidato dallo studio Uno-A, e avrebbe dovuto accogliere oltre 5mila persone, restituendo alla città di Roma un importante complesso di edifici progettati negli anni ’50 dall’architetto Cesare Ligini, lasciati in stato di abbandono negli ultimi tempi.

In particolare era richiesta un’alta qualità del concept compositivo, un elevato livello di innovazione tecnologica e una grande attenzione agli aspetti di sostenibilità. La nascita delle Torri risale alle Olimpiadi di Roma del 1960, quando la città affrontò temi importanti ed in questi si inserì l’iniziativa di ridefinizione identitaria del quartiere Eur. Virgilio Testa era in quegli anni commissario straordinario dell’Ente Autonomo e portò avanti il suo piano di decentramento amministrativo ricollocando all’Eur importanti ministeri ed edifici pubblici. Nel 1957 Testa assegnò, senza concorso pubblico, agli architetti Vittorio Cafiero, Cesare Ligini, Guido Marinucci e Renato Venturi l’incarico del progetto di massima della nuova sede del Ministero delle Finanze. Gli studi di pianta, le scelte funzionali e distributive sono state tutte realizzate per mano di Ligini, motivo per cui il complesso viene attribuito essenzialmente a lui.

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