NET NEUTRALITY

Scoppia il caso Fcc: Trump nomina due lobbysti anti net neutrality

Il presidente Usa sceglie Jeffery Eisenach e Mark Jamison, uomini forti della deregulation e molto legati al mondo telco. A rischio le nuove norme che hanno riclassificato la banda larga come servizio di Tlc e non di informazione per garantire la qualità delle connessioni e dei servizi a tutti i cittadini

Pubblicato il 25 Nov 2016

Patrizia Licata

trump-donald-150819140302

Donald Trump è pronto a fare grandi favori ai gruppi telecom americani (e ben pochi alle Internet companies). Il presidente eletto ha appena nominato due noti oppositori delle norme sulla net neutrality alla guida del processo di transizione dell’autorità federale sulle comunicazioni, la Federal Communications Commission (Fcc) verso nuovi commissari di area Repubblicana e nuove strategie. Si tratta di Jeffery Eisenach e Mark Jamison, due esperti del settore perfettamente allineati alle posizioni di Trump sulla deregulation che lo aiuteranno anche a disegnare le sue politiche sui temi tecnologici.

Eisenach lavora attualmente alla NERA Economic Consulting, dove è co-chairman delle attività legate a comunicazioni, media e Internet. Eisenach è stato anche consulente per Verizon e nel 2014 si è formalmente pronunciato contro le regole sulla net neutrality della Fcc descrivendole come l’incarnazione degli interessi delle Internet companies che, a suo dire, vogliono usare la legge per ottenere servizi gratuiti dalle telco. Eisenach ritiene che le attuali norme antitrust e per la protezione dei consumatori siano sufficientemente robuste da evitare che i grandi fornitori di servizi di banda larga distorcano il mercato.

Jamison è invece il direttore del public utility research centre del Warrington College of Business, che fa parte dell’Università della Florida e, come Eisenach, ha fatto da consulente per alcune telco, tra cui Sprint, e partecipato all’azione di lobby contro le norme sulla net neutrality che in un blog post dello scorso giugno ha definito “una mescolanza di regolazioni ex ante che spesso vanno contro gli intessi degli imprenditori e dei consumatori che vorrebbero proteggere”. Jamison si è spinto oltre, perché in un post più recente si chiede se ci sia proprio bisogno della Fcc affermando che, pur se serve un’agenzia indipendente che assegna le licenze per lo spettro, le restanti responsabilità del regolatore si potrebbero dividere tra altre agenzie, come la Federal Trade Commission (Ftc) e il Department of Health and Human Services.

Queste nomine potrebbero avere un peso determinante nel ribaltare le norme sulla neutralità della rete messe a punto dalla Fcc, volute dal presidente Barack Obama e approvate lo scorso febbraio. L’Open Internet Order ha infatti riclassificato la banda larga come servizio di telecomunicazione; prima era ritenuto un servizio di informazione. La modifica conta molto perché ora che il broadband ricade nel Title II del Communications Act è passibile di maggior intervento regolatorio. Ciò è stato deciso, dal punto di vista dell’attuale Fcc a maggioranza Democratica guidata dal presidente Tom Wheeler (di cui molti prevedono le prossime dimissioni), per evitare che i fornitori di servizi di banda larga blocchino l’accesso ad alcuni contenuti, applicazioni e servizi per dare una corsia preferenziale ad altri. I broadband providers non possono nemmeno deteriorare la qualità della Rete per alcuni contenuti, applicazioni e servizi, garantendo invece ad altri una qualità alta. Non è permessa nemmeno la paid prioritisation anche se i service providers possono usare “ragionevoli” strumenti di gestione del traffico per assicurare prestazioni ottimali sulle loro reti.

I neo-nominati Eisenach e Jamison “hanno profondi legami finanziari con l’industria telecom“, commenta Timothy Karr, senior director of strategy del gruppo pro-consumatori Free Press. “Hanno collaborato cone l’American Enterprise Institute (Aei), che è di posizioni conservatrici e i cui cosiddetti esperti fanno anche da lobbysti e consulenti e raramente portano alla luce i loro conflitti di interessi”. Karr non ha dubbi: “Le politiche di Trump sul mondo tecnologico sono praticamente una pagina vuota al momento, il che vuol dire che questi due insider dell’industria telecom avranno carta bianca nel decidere come procedere”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 3