IL PIANO

Banda ultralarga, è scontro aperto Tim-governo

Sale la tensione sulle aree bianche. Sotto “accusa” i bandi Infratel. Ma poi segnali di “apertura”: Tim disponibile a incontro

Pubblicato il 28 Giu 2017

F.Me

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“Volano stracci” tra Tim e governo sul fronte dello sviluppo della banda ultralarga. Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, punta il dito contro le parole del numero uno della compagnia, Carlo Cattaneo, che in audizione alla Camera ha detto: “Non partecipiamo più ai bandi perché riteniamo che siano costruiti in una certa maniera. Se sono costruiti ad hoc, allora per me possono farlo anche senza bando e darlo a chi ritengono più opportuno”.

Le affermazioni rese oggi dall’Amministratore delegato di Tim sono gravi ed inaccettabili tanto più in quanto rese in una sede istituzionale – ha detto Calenda – I bandi Infratel, a cui peraltro Tim ha partecipato insieme ad altri operatori, sono stati strutturati nel pieno rispetto delle regole nazionali ed europee. Sono certo che la società tornerà immediatamente ad utilizzare, nei rapporti con il Governo, un linguaggio consono”.

“Tim è un’azienda che sta crescendo a numeri vertiginosi di clienti finali, vedrete anche i risultati di questo trimestre – ha sottolineato in commissione Trasporti e Tlc della Camera, Cattaneo – E’ un’azienda un po’ più complessa di chi mette il tubo vuoto e ci infila il filo”. Tema che ha visto negli ultimi tempi crescere la tensione tra la società e Open Fiber, in relazione al bando di gara Infratel per la rete in fibra nelle aree bianche, quelle cioè in cui gli operatori non avrebbero intenzione di investire.

“Non partecipiamo più ai bandi perché riteniamo che siano costruiti in una certa maniera. Se sono costruiti ad hoc, allora per me possono farlo anche senza bando e darlo a chi ritengono più opportuno”, ha detto Cattaneo difendendo gli investimenti fatti in questi anni e quelli in programma. Le qualifiche richieste dai bandi Infratel non erano in linea – spiegano ambienti della società precisando le affermazioni dell’Ad – “con la tecnologia Fiber-to-the-cabinet prevalentemente utilizzata da Tim quanto piuttosto, avendo introdotto requisiti in termini di upload, con quella Fiber-to-the-home”. E nemmeno “con le caratteristiche di Tim quale operatore integrato, circostanza che l’ha costretta a partecipare al primo bando attraverso una joint venture con quota minoritaria”. Da qui la decisione di Tim di non partecipare ai bandi.

“Tim investirà 11,5 miliardi nei prossimi tre anni. I piani sono ben noti e prevedono l’85% per cento di copertura entro la fine di quest’anno, anche per rispondere ai giornali. I nostri sono numeri di una società quotata e i dati sono certificati. Entro quest’anno Roma sarà coperta al 98% in Fttc e in Ftth in alcune zone”.

“Noi gli investimenti li facciamo non perché si depaupera la rete, ma perché abbiamo i clienti in Adsl e li portiamo subito in fibra molto prima degli altri. Perché non posso dargli in un mese una cosa che gli altri gli danno tre anni?”, ha detto il manager. “Fra un po’ siamo nel 2018 e non è stato posato un metro, non è partito un cantiere delle aree Infratel. E quando parte – ha aggiunto – l’Italia sarà coperta con diverse soluzioni. I tempi del pubblico sono molto diversi da quelli di un privato. Il pubblico decide, ha procedure, questo allunga i tempi”. Quanto ai finanziamenti pubblici percepiti da Telecom in passato, Cattaneo ha riconosciuto che la società “ha realizzato molte aree con finanziamento pubblico, anche se non abbiamo ricevuto il becco di un quattrino finora, ma questo fa parte dei finanziamenti pubblici, sono ormai passati diversi anni”.

In occasione dell’audizione Tim si è detta comunque disponibile ad incontrare il governo. Per il presidente della commissione Trasporti e Tlc della Camera, Michele Meta, si tratta di una buona notizia. “La questione delle zone bianche richiede infatti uno sblocco in tempi rapidi: non soltanto perché ci sono gare a rischio, ma anche e soprattutto perché i milioni di italiani che vi risiedono non sono meno cittadini degli altri – spiega Meta – I toni schietti del confronto hanno testimoniato una discussione molto franca e laica, come è normale tra soggetti che hanno punti di vista diversi. L’Ad Cattaneo ci ha ribadito l’esigenza di rendere conto agli azionisti, il vicepresidente Recchi ha lamentato l’assenza di una regia di mercato dietro i bandi pubblicati finora; ma ci sono settori in cui il mercato non può arrivare, e le istituzioni hanno il compito di trovare soluzioni nell’interesse dei cittadini. Ciò non vuol dire che lo Stato non consideri l’ex monopolista un patrimonio per il Paese, o che non si debba fare il possibile per uscire dall’impasse”. Meta ha poi annunciato nuove audizioni della Commissione in materia: “Convocheremo il governo per ulteriori approfondimenti, e probabilmente anche altri soggetti. Non escludiamo di chiedere a Telecom un secondo incontro, alla luce di quanto emerso, per cercare poi di apportare un contributo costruttivo a una discussione che merita il massimo sforzo da parte di tutti”.

Ambienti Telecom in serata hanno specificato che “le qualifiche richieste dai bandi infratel non erano in linea con la tecnologia Fiber-to-the-cabinet prevalentemente utilizzata da Tim quanto piuttosto, avendo introdotto requisiti in termini di upload, con quella Fiber-to-the-home; con le caratteristiche di Tim quale operatore integrato, circostanza che l’ha costretta a partecipare al Bando I attraverso una JV con quota minoritaria. Da qui la decisione di Tim di non partecipare ai bandi”.

Da parte sua Infratel ha precisato che in merito alle dichiarazioni di Cattaneo, sui pagamenti effettuati da Infratel e relativi alla realizzazione di una rete a Banda Ultra Larga (Progetto Eurosud), “nfratel ha liquidato a Telecom tutte le somme corrispondenti ai progetti terminati e correttamente rendicontati per un importo complessivo di oltre 100 milioni di euro. Restano invece da liquidare solo le somme relative ad alcuni progetti in fase di ultimazione e non ancora rendicontati dallo stesso operatore”.

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