IL PROGETTO

Asse Anfov-Anci sulla banda ultralarga: al centro le partnership pubblico-privato

A novembre l’associazione presenterà un libro bianco destionato ai Comuni con le linee guida per lo sviluppo delle nuove reti

Pubblicato il 05 Lug 2017

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Un Libro Bianco per aiutare lo sviluppo della banda ultra larga. Per suggerire linee guida, indicare best practices e fornire indicazioni utili ai mille funzionari comunali che non possono perdere l’occasione di fornire un fondamentale strumento di sviluppo per i loro piccoli o grandi centri. E’ ciò che sta realizzando Anfov, l’Associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione, che in un incontro svoltosi a Milano ha annunciato per novembre la presentazione del Libro. Alla presenza del vice presidente Anci con delega alle Aree interne, di esperti, aziende del settore e realtà regionali, Stefano Ciccotti, presidente Anfov, ha presentato il lavoro dell’Associazione. “Vogliamo informare chi deve prendere decisioni di carattere politico in ambito locale su cosa sta facendo e qual è l’obiettivo che si trova a dover condividere con i disegni di carattere nazionale ed europeo e le esigenze di carattere locale”. Con il nostro impegno, ha proseguito Ciccotti, “intendiamo sopperire a una carenza documentale spiegando quali sono le migliori tecniche per la posa della fibra ottica, indicando quelle meno invasive e costose applicabili con omogeneità sul territorio nazionale”.

Il libro prevede anche una raccolta organica della normativa che sia d’aiuto a chi deve prendere la decisione politica e al personale tecnico. “Questo – ha concluso Ciccotti – è lo spirito del nostro Libro Bianco che vorremmo offrire in particolare all’Anci perché diventi uno strumento condiviso del rapporto pubblico-privato e un modello da consegnare come possibile utilizzo agli enti locali”.

Matteo Luigi Bianchi, Vicepresidente di Anci, ha sottolineato come il proprio Ente, che rappresenta il 95% dei Comuni italiani, stia lavorando per sostenere le aree interne, zone marginali spesso sovrapposte a piccoli comuni, dove lo spopolamento e l’esodo verso i centri maggiori è un problema reale. Si tratta di aree “dove mancano infrastrutture tradizionali (scuole, ospedali) e meno tradizionali come la fibra ottica sempre più importante per invertire il trend dell’esodo”. “In quest’ottica – ha proseguito il vicepresidente di Anci – il Libro Bianco può dare importanti opportunità agli amministratori locali. Si tratta di un lavoro utile per l’attività dei Comuni in sinergia con gli operatori privati del settore”. La collaborazione con Anfov si inquadra poi nel modello di sviluppo previsto da Anci che comprende il coinvolgimento degli operatori privati dai quali potrebbero arrivare opportunità per i territori anche nel campo occupazionale. “Le aree marginali non possono pensare di invertire il trend dell’esodo se non creano opportunità per i giovani, ma il discorso vale anche per aree non marginali e non interne che possono soffrire la forza d’attrazione della grande città”. Un esempio è la sofferenza dell’area di Varese rispetto a Milano e alla città metropolitana. Aggiungendo la necessità da parte dei comuni di essere connessi fra loro, sburocratizzare e velocizzare la loro azione per andare incontro alle esigenze degli operatori privati, Bianchi ha sottolineato come il libro bianco di Anfov “mi auguro possa essere interpretato dall’Anci come una sorta di guida per sindaci, uffici tecnici, responsabili affari generali affinché un settore che non è conosciuto nella sua profondità da tutti gli operatori degli uffici tecnici lo possa essere grazie a questa guida che può essere una sorta di facilitatore del rapporto pubblico-privato”. Tutto questo a patto che la standardizzazione “non diventi una omogeneizzazione verso il basso ma possa essere lasciata alle singole amministrazioni la libertà di competere fra loro perché questo è un fatto positivo che crea sviluppo”.

In precedenza, Edoardo Cottino di Sirti e Giorgio Proietti di Fastweb, entrambi associati Anfov, hanno sottolineato le criticità che oggi ostacolano la posa della fibra. Di fronte a un trend tecnologico che ha visto lo sviluppo delle mini trincee e la riduzione del diametro di fibra e cavo, le aziende si trovano ad avere a che fare con una giungla di sottoservizi (uno ogni 13 metri che nel 65% dei casi interferisce con i lavori). “Spesso – ha aggiunto Cottino – le infrastrutture esistenti sono schiacciate, sature o ostruite. Con le sonde poi è difficile capire il punto esatto dove sono interrotte e allora si deve andare con lo scavo tradizionale”.

Altre questioni riguardano i problemi di pavimentazione e l’entrata nei palazzi dove spesso le scatole presenti sono ostruite perché condividono molti servizi. Proietti ha presentato i dati di un’indagine secondo la quale nel 30% dei 150 principali comuni italiani i tempi di ottenimento dei permessi per i lavori sono sopra la media. Tanto che si va dai più virtuosi che rispondono in 1,8 mesi a quelli più lenti che di mesi ne impiegano 6,2. Alessandro Zorer di Trentino Network e Gianluca Mazzini di Lepida hanno raccontato lo sviluppo della fibra in Trentino ed Emilia-Romagna, case history di successo che possono funzionare da modello per il paese, mentre Gianluca Petrillo, segretario generale di Cfwa, la Coalizione del Fixed Wireless Access, ha presentato il punto di vista di chi fornisce servizi di accesso wireless che poggiano su infrastrutture in fibra e che oggi coprono un milione di famiglie e imprese raggiunte da banda larga e ultra larga.

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