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Call center, Almaviva Contact: “Nessun dumping, abbiamo tutelato il lavoro in Italia”

Slc, Fistel e Uilcom puntano il dito contro l’azienda: “Stop deroghe al conrratto nazionale” Ma l’Ad Antonelli non ci sta: “Accuse infondate”

Pubblicato il 12 Ott 2017

F.Me.

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Appello dei sindacati ad Almaviva. Slc, Fistel e Uilcom hanno scritto all’Ad di Almaviva, chiedendo un incontro urgente per affrontare il tema del dumping “condotto dal gruppo, nei confronti degli altri operatori, determinato dagli accordi in deroga al contratto nazionale delle Telecomunicazioni e non più sostenibile dai lavoratori innanzitutto, cui sono stati chiesti sacrifici enormi”.

“Le organizzazioni sindacali – scrivono i segretari Solari, Vitale e Ugliarolo – sono impegnate, sia sul piano istituzionale che su quello relazionale, con le associazioni datoriali alla ricerca di una duratura ed inderogabile regolamentazione del settore dei Call Center.”

“Il rispetto del contratto per tutte le aziende aderenti e per le OO.SS. stipulanti rappresenta un reciproco impegno a riconoscere le garanzie minime e le regole di gioco in un mercato fortemente competitivo – conclude la lettera. Non le sfuggirà che offrire un vantaggio competitivo a questa o quella azienda in un contesto difficile per tutti, rischia di far saltare l’intera filiera del settore”.

Pronta la risposta dell’Ad, Andrea Antonelli. “Ricevo con stupore, considerandola al contempo inaccettabile, una richiesta di incontro accompagnata dall’accusa, rivolta alla mia azienda, di condurre dumping nei confronti degli altri operatori e di operare al di fuori del Ccnl- dice il manager – Almaviva Contact è azienda che unica negli anni, come voi stessi avete più volte e pubblicamente riconosciuto, ha voluto testardamente difendere nell’indifferenza dei più l’occupazione in Italia, chiedendo il rispetto e l’applicazione di leggi vigenti”.

Per Antonelli l’accusa risulta ancora più inaccettabile provenendo da organizzazioni sindacali “che per anni hanno semplicemente assistito ad una completa destrutturazione del mercato, nonostante i formali e ripetuti allarmi che proprio da questa azienda venivano rivolti, e sottoscritto accordi ben più pesanti per i lavoratori, con soggetti che spesso ricorrevano a contestuali delocalizzazioni al di fuori del territorio italiano ed europeo”.

“Qualora fosse utile, nessuna difficoltà a discutere pubblicamente della materia sulla base di documentazione ufficiale – spiega Antonelli – Proporre un confronto partendo da accuse palesemente infondate e offensive, consolidare l’attitudine a creare confusione e disinformazione, rende quantomeno arduo, se non impercorribile, un corretto rapporto tra le parti, indirizzato alla risoluzione dei problemi reali, a garanzia dell’attività dell’azienda e delle persone che vi lavorano”.

“Di fronte alle fasi critiche, abbiamo sempre proceduto con accordi sindacali – conclude – e se questi, a volte, vengono respinti dai lavoratori, i massimi rappresentanti sindacali dovrebbero almeno interrogarsi, piuttosto che rifugiarsi in un dissennato attacco all’azienda”.

Nei giorni scorsi i lavoratori di Almaviva del sito di Milano, con una percentuale di circa il 75%, hanno bocciato l’accordo siglato da Fistel Cisl. A seguito del referedum l’azienda ha aperto la procedura di trasferimento collettivo da Milano a Rende di 65 lavoratori di Almaviva. I sindacati hanno indetto per venerdì 13 ottobre uno sciopero per l’intera giornata.

“Il risultato del referendum è un chiaro ‘no’ ad un modello che scarica la concorrenza, l’assenza di regole adeguate e il rischio d’impresa sui lavoratori attraverso il taglio dei costi, usando l’arma del ricatto occupazionale – dice la Slc – Un messaggio forte e chiaro a chi immagina che la competitività delle aziende, in un settore come quello dei call center, possa realizzarsi attraverso la compressione dei diritti e l’aumento del controllo individuale, affinché aumenti al massimo la resa dei lavoratori. A questo punto, è necessario riaprire il confronto con l’azienda, al fine di trovare nuove soluzioni sostenibili per i lavoratori”.

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