Mannoni: “Basta melina, ora si collabori sulle Ngn”

Il commissario Agcom: “Le manovre degli Olo hanno bloccato per due mesi i lavori del Comitato Ngn. Le regole per le nuove reti devono tutelare la concorrenza e sblindare gli investimenti”

Pubblicato il 05 Lug 2010

Da circa due mesi sono in stallo i lavori del Comitato Ngn. Prevale
la diffidenza sulla collaborazione costruttiva. È quanto lamentato
da Stefano Mannoni, commissario dell’Agcom.
Giungere a regole condivise per costruire una rete di nuova
generazione, in Italia, significa in questo momento anche
scontrarsi con sospetti e scarsa fiducia reciproca. Così
l’Autorità è costretta a un braccio di ferro per appianare le
tensioni e riportare al tavolo tutti gli attori.
Commissario, parliamo di regole. Quali nodi state
affrontando?

Prima ancora di regole vorrei parlare di metodo e di procedure. Il
24 giugno il Consiglio ha deliberato che l’unico organo deputato
è il Comitato Ngn, ribadendo piena fiducia al presidente Vatalaro.
Il Consiglio ora si aspetta che tutti, a cominciare dagli Olo
concorrano al tavolo del Comitato senza battere strade
parallele.
Quali vie parallele?
Vi è chi invia documenti sulle Ngn direttamente all’Agcom. È
uno sbaglio. Il Consiglio prenderà in considerazione i lavori che
si svolgono nella sede appropriata, ossia il comitato. Abbiamo
respinto con fermezza i tentativi di boicottarlo.
Questi retroscena possono sorprendere. Come si è giunti a
una tale presa di posizione?

Da due mesi il Prof. Vatalaro lamenta scarsa cooperazione fino
quasi all’ostruzionismo.
Gira voce che gli Olo non si fidino dell’indipendenza di
Vatalaro e che lo vedano troppo vicino alle posizioni di Telecom
Italia.

Questo è un pregiudizio che l’Autorità respinge. Siamo convinti
della neutralità del presidente. È infondata l’idea che
propenda per TI.
E a che punto sono i lavori, al tavolo del
Comitato?

Erano arrivati a un buon punto. Si è fatto un lavoro istruttorio
con centinaia di pagine di documentazione sulle Ngn. È un lavoro
preliminare, senza ancora giungere a formulare ipotesi formali.
Peccato che da due mesi i lavori siano in stallo, per i problemi di
cui ho detto.
Comitato a parte, lei ha un’opinione personale su come
andrebbe fatta l’Ngn in Italia?

Secondo me le regole dovrebbero rispettare un equilibrio tra la
tutela della concorrenza e lo stimolo a investire. Bisogna trovare
una soluzione condivisa, senza ipoteche né ricatti. La mia idea è
che le modalità di accesso alla rete in fibra debbano nella misura
del possibile riprodurre il tipo di accesso fisico che esiste nel
rame, privilegiando l’accesso disaggregato rispetto al bitstream.
Che è una soluzione meno soddisfacente. Vorrei adesso aggiungere
qualcosa sul lavoro fatto da Romani
Prego, ci dica su Romani
Il vice ministro ha fatto bene a convocare il tavolo Ngn, è
nell’interesse del Paese trovare la quadra tra Olo e Telecom. Se
TI partisse da sola, senza un impegno del sistema Paese, sarebbe
legittimo, è nei suoi diritti. Ma a un’azienda così importante
si deve chiedere di coniugare i suoi interessi con quelli del
Paese, giocando sul tavolo della persuasione politica e non della
coercizione. Senza costringere nessuno a fare cose contrarie al
proprio interesse e soprattutto senza vaneggiare di interventi
espropriativi sulla rete. Sono certo che Romani riuscirà a trovare
il registro giusto in questa difficile composizione.
La banda larga d’accesso, nel futuro, sarà sia in fibra
sia su frequenze radio con tecnologia 4G. A tal proposito, qual è
la sua opinione sulle frequenze da assegnare alla banda larga
mobile?

L’Agcom, con il nuovo piano frequenze, ha creato le premesse per
destinare frequenze a un eventuale dividendo digitale esterno,
ossia destinato anche a servizi banda larga. La decisione
ovviamente spetta al Governo e al Parlamento. Credo comunque che,
ove si decidesse di procedere, queste frequenze debbano essere
messe all’asta: il trading delle frequenze tra servizi televisivi
e telefonici non è accettabile, poiché sono patrimonio dello
Stato.
Lo Stato dovrebbe quindi togliere le frequenze alle
emittenti e indennizzarle, e poi fare un’asta, secondo
lei?

È troppo presto per pronunciarsi ma questo potrebbe esser un
percorso. A tale proposito, apprezzo anche che il viceministro
Romani si sia impegnato a recuperare la capacità inutilizzata. Se
le emittenti non utilizzano le frequenze assegnate e le lasciano
con tanti monoscopi, stanno violando la legge. Lo Stato deve
riprendersele e riassegnarle.

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