OVER THE TOP. Reti al collasso, il pressing Etno su Bruxelles

Il presidente Gambardella: “Subito un tavolo con gli over the top. Va rivisto il modello di crescita di Internet che minaccia la Digital Agenda”

Pubblicato il 24 Gen 2011

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Se continua così, con un tasso di crescita del traffico dati fuori
controllo, il collasso di Internet potrebbe diventare una realtà.
Lo dice un recente studio di AT Kearney, commissionato da quattro
grandi operatori europei Deutsche Telekom, France Telecom, Telecom
Italia e Telefonica, preoccupati dall’enorme crescita di dati,
causata in primis dal boom dei video in rete.

“E’ necessario un riallineamento delle parti nella catena del
valore, in modo che gli operatori Tlc possano ottenere i 28
miliardi di euro di ricavi annuali in più entro il 2014, necessari
per mantenere gli attuali livelli di performance della rete”,
secondo la società di analisi. Nel dettaglio, secondo lo studio,
servono 8,9 miliardi di ricavi in più entro il 2014 per gli
investimenti sulla rete fissa e 18,5 miliardi di euro i ricavi in
più richiesti per gli investimenti sia sulla rete 3G che Lte.
“La recente crescita del traffico dati ha portato gli operatori
di Tlc a fare una riflessione seria sulla sostenibilità
dell’attuale modello di Internet. In particolare, i contenuti
video rischiano di sovraccaricare la capacità di rete disponibile
e di provocare livelli di congestione tali da poter creare un
problema per gli utenti di tutti i servizi”.

Lo dice Luigi Gambardella, neo presidente dell’executive board
dell’Etno, l’associazione europea degli operatori di
telecomunicazioni, che a Bruxelles va in pressing su Neelie Kroes,
commissario europeo alle comunicazioni digitali, per cambiare lo
status quo e coinvolgere gli over the top – Facebook, Google,
Twitter, Skype, Apple, Youtube – nella revisione delle regole del
web. “E’ oramai necessario aprire un tavolo di confronto a
livello europeo – aggiunge Gambardella – visto lo stato del
mercato e le prospettiva di sviluppo che coinvolgono tutti i
player”.

Secondo AT Kerney, quattro le possibili soluzioni da studiare per
uscire dall’impasse: 1) Modifica degli schemi dei prezzi al
dettaglio: Sugli utenti finali graverebbero prezzi più elevati e
si introdurrebbero componenti di prezzo dipendenti dal volume del
traffico. 2) Componenti di prezzo wholesale in base al traffico: Si
introdurrebbe un sovrapprezzo ragionevole sull’interconnesione
dei dati a livello wholesale. 3) Servizi a qualità superiore per
l’internet pubblico: L’impegno ad offrire performance superiori
avrebbe come contropartita un sovrapprezzo per gli Isp che
richiedono tali servizi. 4) Servizi a qualità superiore basati su
accordi bilaterali: accordi commerciali bilaterali, che
imporrebbero livelli di accesso e di traffico differenziati a
prezzi diversi, a seconda delle esigenze dell’utente.

Si tratta del modello suggerito da Google e Verizon pochi mesi fa.
“Tuttavia – dice il presidente dell’Etno – vi sono due
ostacoli che portano ad una scarsità di risorse per gli
investimenti necessari: in primis, la mancanza di incentivi
economici per gli Isp per utilizzare la banda in modo efficiente;
inoltre, coloro che beneficiano di alti livelli di traffico sono
coloro che lo generano (Facebook, Google, Youtube, Twitter, Skype,)
e che ne usufruiscono (utenti). Coloro che devono realizzare e
gestire la rete (gli operatori), invece, non ricevono alcun ricavo
dai primi e offrono spesso schemi di prezzo fisso ai secondi.
Questa configurazione di mercato sta minando gli investimenti e
minaccia gli obiettivi europei della Digital Agenda”.

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