Il wi-fi gratis dei Comuni? Clientela “rubata” agli operatori

L’offerta pubblica di connessioni hotspot in diverse città, fra cui Roma, Milane e Venezia, rischia di creare un danno ai soggetti privati 

Pubblicato il 27 Gen 2011

"L’abrogazione delle norme previste dal cosiddetto
“Decreto Pisanu” ha aperto la strada ad una maggiore
razionalizzazione nell’accesso delle reti wi-fi, con grande
sollievo di tutti. Ma sarebbe davvero paradossale se la
semplificazione dovesse fare sì che il pubblico (in questo caso,
le amministrazioni locali) rientrasse dalla finestra nel mondo
della telefonia”. Lo scrive il Sole 24 Ore, a proposito
dell’offerta di reti wi-fi “pubbliche" in diversi comuni
italiani, in particolare quelle della Provincia di Roma, di Venezia
e del corridoio wi-fi gratuito di Milano.

“Il wi-fi ‘municipale’ è regressivo – aggiunge il
quotidiano – Si viene a determinare una redistribuzione di
quattrini non necessariamente commendevole: dai contribuenti tutti
a quella parte della cittadinanza che possiede un laptop o uno
smartphone (tipicamente non il quintile più povero)”.

Il rischio, secondo il Sole 24 Ore, è che i comuni “offrendo una
copertura completa senza costi e senza onerose richieste di
identificazione per l’utente, si mettano i concorrenza con i
privati che a vario titolo danno una connessione wi-fi quale
servizio accessorio (hotel, bar, ristoranti; un domani parrucchieri
e negozi di scarpe), e con gli operatori di telefonia
mobile”.

In soldoni, “il wi-fi di stato può ‘rubare’ consumatori agli
operatori dati”. Infine, chiude il Sole 24 Ore, non c’è nulla
di male se un’amministrazione fa un modesto investimento in
routers, per alleviare il tedio della fila allo sportello. Altra
cosa è mettersi sulla strada che ci porterebbe alle
municipalizzate di internet”.

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