A rischio l’asta Lte, le tv locali chiedono più incentivi

Le telco scettiche di fronte a frequenze ancora occupate dalle emittenti. Bernabè: “Pagare un bene non disponibile è un’azione non giustificabile di fronte agli azionisti”

Pubblicato il 11 Mag 2011

È paralizzato il processo che dovrebbe portare all'asta Lte e
di conseguenza all'incasso di 2,4 miliardi. Da un lato fanno
blocco le emittenti locali che rivendicano incentivi più
sostanziosi per liberare le frequenze da mettere a gara.
Dall'altro gli operatori frenano di fronte a frequenze ancora
occupate dalle tv: anche il presidente di Telecom Italia Franco
Bernabè ha detto, come scrive Marco Mele sul Sole 24 ore, che
"pagare per un bene non disponibile non sarebbe un'azione
giustificabile di fronte agli azionisti". Non è il solo:
anche Vodafone e Wind hanno già fatto sapere di non essere
disponibili a impegnarsi in una partita così onerosa senza avere
la certezza di poter poi effettivamente disporre di quelle
frequenze.

E in effetti la partita si fa sempre più incerta. Di fronte alle
difficoltà è circolata l'ipotesi, all'interno del
Governo, di uno slittamento breve, anche solo di un paio di mesi
rispetto al limite fissato al 30 settembre, per lo svolgimento
della gara e il conseguente incasso. Il tempo necessario a
sbrogliare i nodi di una matassa ogni giorno più complicata.

Secondo la legge di stabilità verranno cedute le frequenze dei
canali 61-69 alle telco per realizzare la banda larga mobile. Ma in
molte regioni quelle frequenze sono già occupate da tv locali che
si sono viste nel corso del tempo assegnare la licenza d'uso.
Nel decreto omnibus blindato dal Governo è stata inserita una
norma ad hoc per liberare quelle frequenze. Dunque nessuna nuova
assegnazione, da ora in poi, nelle regioni non ancora passate al
digitale terrestre. Ci penserà una graduatoria a stabilire quali
emittenti avranno la frequenza e quali invece dovranno
"traslocare": o rinunciando a trasmettere (una volta
intascato l'incentivo) o facendosi ospitare dalle emittenti con
frequenza. È però la soluzione su cui le piccole tv puntano i
piedi. "Difficile che un progetto del genere trovi
realizzazione nei tempi sperati" ha detto al Sole 24ore il
presidente di Aeranti-Corallo, Marco Rossignoli. Viene chiesto un
aumento anche dell'incentivo. "O c'è un indennizzo
efficace – ha detto Giorgio Galante direttore del circuito
nazionale 7Gold – o sarà dura battaglia legale".

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