LA RICERCA

8 marzo “digitale”: ecco come gli e-skills abbattono le differenze di genere

Secondo lo studio “Getting to equal” di Accenture le competenze Ict liberano il potenziale femminile, garantendo vantaggi nell’ambito della formazione, sul lavoro e per la crescita di carriera. Lo smart working leva di sviluppo

Pubblicato il 07 Mar 2016

A.S.

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Il “Digital Fluency”, cioè il fatto che le tecnologie digitali vengano utilizzate per accrescere le proprie competenze ed essere più connessi, gioca un ruolo essenziale nell’aiutare le donne a raggiungere la parità di genere e a creare condizioni paritarie sul lavoro.

E’ quanto emerge dalla nuova ricerca Accenture “Getting to equal: how digital is helping close the gender gap at work”, secondo cui le donne risultano più impegnate rispetto agli uomini a utilizzare le competenze digitali per assicurarsi un margine di vantaggio nella formazione, sul lavoro e per fare carriera. Migliorare queste competenze ed estenderle a tutte le donne – si legge in una nota di Accenture, società specializzata nei servizi professionali – andrebbe quindi a beneficio dell’intera società. Il digitale contribuisce inoltre a rimuovere molti degli ostacoli che impediscono alle donne di lavorare, migliorando il work-life integration e abilitando forme di lavoro agile.

“Le donne rappresentano un serbatoio ancora inesplorato di talenti che può contribuire a colmare il divario tra le competenze necessarie a restare competitivi e il talento a disposizione – sottolinea Pierre Nanterme, presidente e ceo di Accenture – Per Governi e imprese c’è un’evidente possibilità di collaborare nello sforzo di conferire a un maggior numero di donne le competenze digitali e accelerare così la parità di genere nel mondo del lavoro”.

Secondo la ricerca, se i governi e le imprese riuscissero ad accelerare la collaborazione e a raddoppiare le iniziative per rafforzare la “cultura digitale” tra le donne, si potrebbe raggiungere la parità di genere in 25 anni, anziché nei 50 necessari al ritmo attuale, negli ambiti della formazione, del livello di occupazione e dell’avanzamento di carriera. Nei paesi in via di sviluppo, invece, secondo la ricerca la parità di genere nel mondo del lavoro potrebbe essere raggiunta in 45 anni, contro gli 85 anni al ritmo attuale.

La situazione in Italia

Nella classifica che combina il valore del digitale rispetto a formazione, lavoro e crescita professionale L’Italia risulta come un Paese con buone potenzialità, ma dove è necessario aumentare la ‘cultura digitale’: si posiziona infatti al diciannovesimo posto su 26 paesi monitorati, dopo – tra gli altri – Emirati Arabi Uniti, Corea, Giappone e Brasile.

In Italia, sono più gli uomini (90%) che le donne (83%) a dichiarare di utilizzare strumenti digitali per prepararsi al lavoro e per trovarlo. Ma nel complesso, a parità di preparazione digitale, le donne sono più abili a sfruttarle per trovare lavoro. Circa il 50% del totale degli intervistati – uomini e donne insieme – hanno concordato che le tecnologie digitali rendono loro possibile lavorare da casa; il 42% ha dichiarato che permettono un equilibrio migliore tra vita privata e vita lavorativa; e il 44% ha dichiarato che le tecnologie digitali hanno incrementato la possibilità di trovare opportunità d’impiego.

Infine, anche se un buon livello di competenze digitali aiuta le donne a progredire nella carriera, dalla ricerca emerge che le digital skill non sono sufficienti a colmare il divario di genere tra i livelli più alti in azienda, né hanno effetti sulla parità retributiva. Gli uomini restano ancora coloro che in famiglia guadagnano di più. Questo aspetto, emerge dalla ricerca, cambierà man mano che sempre più donne della generazione millennial entreranno a far parte del management, obiettivo a cui aspirano 7 donne millennial su 10.

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