IL CASO

Copernico a rischio stop, mancano i 750 milioni della Gran Bretagna

Dopo Brexit viene meno il contribito finanziario di Londra: nulla di fatto nelle trattative con Bruxelles. Per rimediare c’è tempo fino al 2024, data di finalizzazione del sistema satellitare di osservazione della Terra

29 Dic 2021

Nicola Desiderio

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Il progetto Copernico è ad uno stallo, a causa del mancato accordo con il Regno Unito che, dopo la fuoriuscita dall’Unione Europea, sta facendo mancare il proprio apporto finanziario creando un buco di 750 milioni di euro nonostante il progetto dell’Ente Spaziale Europeo (Esa) fosse stato approvato anche con il voto britannico nel 2019 e nel luglio 2020 siano stati assegnati i bandi per la sviluppo e la costruzione dei 6 satelliti previsti.

Le trattative, che dovevano concludersi entro il 30 novembre hanno dato un nulla di fatto che è emerso nel corso di un briefing con la stampa dopo la seduta del Consiglio dell’Esa tenutasi il 15 dicembre scorso. Il direttore generale dell’Esa, Josef Aschbacher ha però detto che si stanno prendendo in considerazione alcune alternative, inclusa quella di rimandare ad oltranza il termine ultimo della trattativa, almeno fin quando è possibile in base agli impegni presi con le aziende che partecipano al progetto dapprima noto come Gmes (Global Monitoring Earth and Safety) e che ha lo scopo di creare un sistema di osservazione della Terra per garantire la sicurezza dei cittadini dalle conseguenze dei cambiamenti climatici.

La fetta maggiore dei 2,55 miliardi di euro previsti se l’è aggiudicata la Thales Alenia Space (1,4 miliardi) per la realizzazione di radar ad apertura sintetica, raccolta di immagine iperspettrali e radiometria a micro onde per misurare gli Oceani, le masse terrestri, l’umidità del suolo, la salinità delle acque, la concentrazione di ghiacci marini e altre variabili. Altra fetta è andata all’Airbus Defence and Space (675 milioni) per radar altimetrici, radiometria a micro onde e raccolta immagini termica ad infrarosso per misurare lo spessore dei ghiacci e le temperature della superficie terrestre. La tedesca OHB Space Systems è stata incaricata per 445 milioni di fornire spettrometri ad infrarosso per misurare l’impatto antropico sull’anidride carbonica nell’atmosfera.

“La partecipazione del Regno Unito è ancora un priorità e rimane la nostra opzione preferita” ha dichiarato Aschbacher aggiungendo anche si potrebbe attendere fino al 2024 che è però la data prevista per la finalizzazione del progetto. Non sono contente di questo attendismo le aziende coinvolte e che si sono impegnate a fornire il Preliminary Design Review (Pdr), ovvero la loro proposta progettuale iniziale, entro il 2022 e il Critical Design Review (Cdr), dunque i progetti esecutivi, tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. “Quello che ci attendiamo dalle nostre istituzioni – ha dichiarato Philippe Pham, senior vice president per la Earth observation, navigation and science alla Airbus Defence and Space – è che si pervenga ad un accordo nel periodo compreso tra Cdr e Pdr. Questo ci dà spazio di manovra e ci permette di preservare le sei missioni”.

Dello stesso avviso è Massimo Comparini: “Proteggere le nostre sei missioni è di fondamentale importanza” ha affermato il deputy Chief executive di Thales Alenia Space precisando che, pur avendo la missione già un livello molto alto di maturità tecnica, non dovrebbero essere compressi i tempi di sviluppo previsti, sia quelli tra Pdr e Cdr sia quelli necessari ad allestire i lanci. “Stiamo parlando di missioni di una tale importanza – ha chiuso Comparini – che non possiamo permetterci di prendere scorciatoie”.

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