STRATEGIE

MicroStrategy battezza l’era della “social” intelligence

I dati di Facebook per aggiornare le agende-clienti. Il ceo Saylor: “Analizzando i profili si possono ottenere informazioni importanti e prendere decisioni più rapidamente”

Pubblicato il 28 Feb 2012

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Il software per la gestione delle relazioni con la clientela non ha più senso se non è connesso ai social network. Parola di MicroStrategy, società di software per la business intelligence che si sta specializzando in applicativi per la mobilità (tablet e smartphone) e in un’inedita “social intelligence” al servizio dell’azienda. “Nella rubrica del mio telefono ci sono 1.500 contatti – dice il ceo e fondatore dell’azienda, Michael J. Saylor – e sicuramente più della metà sono da aggiornare. Ma non lo farò mai perché richiede troppo tempo. Oggi l’unica base dati in grado di tenere aggiornate le informazioni sulle persone con le quali abbiamo rapporti sono i social network, soprattutto Facebook”. Saylor è l’artefice della nuova strategia dell’azienda, che ha recentemente presentato i risultati dell’anno fiscale: fatturato poco sotto il mezzo miliardo di dollari con una crescita del 23%, più veloce del mercato della business intelligence – che nel 2011 secondo Gartner è cresciuta invece del 9% – e utili attorno ai 50 milioni.

MicroStrategy, società quotata in Borsa, sta dunque registrando una crescita sostenuto. E il merito della crescita è nelle scelte strategiche degli ultimi tre anni. MicroStrategy è stata fra le prime a intuire tre tendenze: la continua crescita dei dati in azienda (big data), il nascente fenomeno del mobile e il cloud computing. Ha quindi investito in propri centri di calcolo anziché utilizzare i servizi di Amazon o di società simili, e stretto alleanze tecnologiche con varie società strategiche come Netezza, ParAccel e Teradata. Ha poi realizzato software per la gestione della business intelligence capaci di lavorare rapidamente con grandi quantità di dati non strutturati e ha fornito applicativi per tablet e smartphone che rendono mobile la consultazione delle informazioni e il loro utilizzo.

“Non ha senso – spiega Saylor – poter vedere i report e gli analitici sul campo, davanti al cliente, e non poter poi azionare i dati: il futuro della business intelligence è anche quello di fondersi con il sistema gestionale”. Adesso, la nuova intuizione di Saylor (che sta scrivendo anche un libro per spiegarla meglio) e del suo socio Sanju K. Bansal, responsabile delle operazioni e guru tecnologico dell’azienda con sede a Tysons Corner, in Virginia, è di sfondare per primi nel settore dei social network. Per farlo, MicroStrategy ha realizzato una serie di software e di applicazioni che consentono gratuitamente di accedere alla “saggezza delle moltitudini”, vale a dire accumulare ed analizzare i dati contenuti nei profili di milioni di utenti Facebook: sia per aggiornare le proprie agende clienti sia per accedere a un’inedita riserva di informazioni. La base dati di MicroStrategy si amplia mano a mano che gli utenti già sottoscrittori di Facebook si collegano gratuitamente a Wisdom e accettano di condividere i propri contatti per poter accedere ai dati anonimizzati di quelli di tutti gli altri. “Nielsen ha un family pool di 25mila famiglie, noi abbiamo cinque milioni di contatti, con tutte le demografie possibili”.

Il punto di forza è Wisdom, l’app che permette di creare quello che Saylor chiama “psicografo”, cioè un profilo non solo demografico ma anche psichico delle preferenze, dei gusti, delle passioni delle persone, grazie al meccanismo di condivisione su Facebook . “Adesso hanno scaricato l’app di Wisdom 35mila persone, portandosi dietro 4,7 milioni di profili di Facebook in formato anonimo, creando così la massa critica. Si possono analizzare i profili, vedere cosa fanno, capire chi sono e prendere decisioni molto più rapide di prima. Sappiamo che vivono in 82mila città, sappiamo quanti in ciascuna città. Sono registrate centinaia di milioni di cose che amano.

L’applicazione è partita il primo novembre e questa è solo una piccola fetta del totale: avere il mezzo per cento del Facebook-universe dà un senso di vertigini da quante informazioni sono disponibili. Non basta la fantasia ad immaginare il potenziale totale”. I limiti sono la dipendenza da una base dati altrui (Facebook), e le leggi sulla privacy, che differiscono in modo sostanziale tra Europa ed America.

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