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5G, Sassano: “Liberazione frequenze strategica, l’Italia mantenga la rotta”

Il nostro Paese ha fissato tempi e modi per liberare lo spettro che servirà ai servizi mobili di nuova generazione: “Tutte le messe a punto sono possibili ma il quadro di riferimento sia la legge di bilancio”. Il monito del presidente Fub: “Un ritardo sulla roadmap sarebbe pericoloso”. Ecco le slide sugli snodi centrali nella strada verso il nuovo standard

Pubblicato il 14 Giu 2018

sassano

Gli impegni dell’Italia sulla liberazione della banda 700 Mhz per il 5G non possono essere disattesi: è il messaggio dato da Antonio Sassano, Presidente della Fondazione Ugo Bordoni, intervenuto all’ottava edizione di Telco per l’Italia, il summit di scena oggi a Roma organizzato dal gruppo Digital360 e dedicato alle prospettive del settore italiano delle TLC.

“Il 5G renderà possibili servizi avanzati come Industria 4.0, robotica e sensoristica avanzata, medicina a distanza, guida assistita e autonoma, energia verde; tutti i paesi avanzati hanno piani nazionali dedicati al 5G con risorse ad hoc”, ha affermato Sassano illustrando le slide elaborate per il convegno. “Quella dei 700 Mhz è una banda cruciale per il 5G”.

Non è l’unica individuata dall’Unione europea, che ha indicato anche le bande dei 3.4-3.8 Ghz e 24.5-27.5 Ghz nei 1.500 MHz di spettro da destinare ai servizi mobili di nuova generazione, ma i 700 Mhz rappresentano la risorsa più preziosa che va liberata, come le altre, entro il 2020 con una possibile deroga al 2022, come quella ottenuta dall’Italia. “Il nostro paese ha dimostrato di avere necessità di due anni di tempo in più per l’adeguamento tecnologico e ottenuto il rinvio a fronte di precisi impegni, contenuti nella Legge di Bilancio 2018“, ha indicato Sassano, che dobbiamo rispettare: le aziende telecom vorranno avere certezze, a livello internazionale dobbiamo difendere la nostra credibilità, le imprese e i cittadini hanno bisogno di servizi su 5G per una vera economia e società digitali.

L’Italia ha una situazione unica nel panorama europeo: 20 multiplex TV nazionali (la Francia ne ha solo 6), 18 multiplex TV locali per regione, 22.000 impianti/frequenza accesi. I passi in avanti compiuti l’anno scorso – “2017 annus mirabilis” per Sassano – si sono tradotti in accordi con tutti i 15 paesi confinanti per risolvere la questione delle interferenze, e abbiamo ottenuto metà delle risorse disponibili: 14 canali UHF su 28.

Gli impegni inclusi nella Legge di Bilancio 2018 ci consentono una transizione “dolce” alle nuove tecnologie Tv con passaggio all’uso dell’Mpeg4 nel 2020 e dell’Hevc-T2 dopo il 2022: “L’Italia ha bisogno più di altri paesi delle nuove tecnologie per comprimere meglio i contenuti e usare meno frequenze a parità di qualità del servizio, una vera spectrum review“, ha sottolineato Sassano. “La nostra roadmap prevede anche un dividendo subito per le Tlc e uno futuro per le Tv. La liberazione dello spettro per il mercato nel 2018 ci pone in Ue tra i fast mover, ma  a questo punto dobbiamo proseguire sul cammino intrapreso”.

Mancano quattro anni all’appuntamento del 2022 per liberare i 700 Mhz: “Sono quattro anni che ci serviranno tutti. E occorreranno risorse, anche per trasformare il Mux1 Rai, che ha ancora una struttura analogica. Un ritardo”, ha concluso Sassano, “sarebbe drammatico e pericoloso per il futuro dell’Italia”.

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Patrizia Licata

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