IL PROVVEDIMENTO

Airbnb, giro di vite del governo. Franceschini: “Fenomeno da governare”

Nel collegato al Turismo regole più stringenti: chi affitta più di tre appartamenti sarà tassato come un’impresa. Intanto la società di San Francisco stoppa le prenotazioni a Pechino a causa dell’emergenza coronavirus

Pubblicato il 10 Feb 2020

F. Me

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Stretta del governo su Airbnb. Il ministro dei Beni Culturali e Turismo Dario Franceschini annuncia che sul tema degli affitti brevi turistici annuncia che a breve verrà consegnata una legge. “Il tema di Airbnb va governato in modo intelligente – spiega il ministro – Il fenomeno ha portato anche un tipo di turismo interessante, a cui l’Italia non può rinunciare, ma va regolato. Non è possibile che ci sia chi finge di avere Airbnb e invece sono attività d’impresa mascherate. Stiamo lavorando su una norma che vorremmo inserire nel collegato turismo in queste settimane. Presto porterò una norma in Consiglio dei ministri”.

Si punta a fissare la soglia massima di tre appartamenti in affitto per non essere considerati impresa. Sotto questa soglia si continuerà a godere di regole semplificate: attualmente i ricavi di chi affitta per arrotondare sono tassati al 21% con cedolare secca.

Si faranno dunque distinzioni, ha puntualizzato il ministro, tra “chi affitta nello spirito originario di Airbnb e chi invece maschera una normale attività di impresa”.

La norma, già vagliata dal Mef, sarà inserita nel collegato al Turismo e potrebbe diventare legge tra giugno e settembre.

Il nodo fiscale

In Italia il Tar del Lazio ha deciso che Airbnb deve riscuotere la cedolare secca sulle locazioni brevi e comunicare all’Agenzia delle Entrate i nomi dei locatari e i relativi redditi.

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Il Tar del Lazio, lo scorso anno, h respinto il ricorso di Airbnb che si rifiuta di riscuotere la cedolare secca dai proprietari di appartamenti. Il Tar, nel dichiarare infondate le doglianze di Airbnb, ha rammentato che gli intermediari sono “sanzionabili per le omesse o incomplete ritenute da effettuare a partire dal 12 settembre 2017 e da versare entro il 16 ottobre 2017”.

L’emergenza coronavirus

Intanto l’emergenza coronavirus impatta anche sul settore degli affitti breve. Airbnb ha deciso di sospendere i check in delle case a Pechino fino a marzo per conformarsi alle normative locali che mirano ad arginare il diffondersi del virus. La società di San Francisco ha spiegato che rimborserà tutti coloro che hanno effettuato prenotazioni. “Alla luce dell’emergenza del coronavirus e del rilascio di linee guida da parte delle autorità locali per il settore degli affitti a breve termine – si legge in una nota di Airbnb – le prenotazioni di tutti gli alloggi a Pechino con check-in dal 7 febbraio 2020 al 29 febbraio 2020 sono state sospese”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il concorrente locale Xiaozhu che chiderà tutte le prenotazioni su Pechino e garantirà rimborsi completi. Meno chiara la strategia dell’altro competitor  Tujia che si è limitato ad annumciare che “alcune prenotazioni” a Pechino sono state sospese.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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