IL PROGETTO

Amazon rivoluziona il delivery, arriva il postino-robot

A Seattle i test sulla consegna automatica dei pacchi. Obiettivo del colosso dell’e-commerce: consegne in 24 ore per tutti gli utenti negli Usa

Pubblicato il 29 Apr 2019

Antonio Dini

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Furgoni, furgoncini e scooter che sfrecciano in città e si fermano in doppia fila per consegnare l’ultimo pacchetto ordinato via Internet potrebbero diventare un ricordo del passato. Presto infatti Amazon vorrebbe far scomparire postini e spedizionieri sostituendoli con flotte di robot autonomi, sia per la gestione del magazzino e dell’ultimo miglio delle consegne. Con l’obiettivo di trasformare il suo servizio in “consegna in 24 ore” per tutti gli Usa. Al punto da aver annunciato 800 milioni di dollari di investimenti per portare avanti questa strategia.

I robot sembrano fantascienza, ma in realtà gli Scout – questo il nome della prima generazione – sono già al lavoro da gennaio nella contea di Snohomish, nello stato di Washington, dove ha sede Amazon (a Seattle).
Ma negli Usa non c’è solo Amazon a sperimentare questa soluzione. La competizione della casa di Seattle infatti è profondamente sentita anche dal Postal Service degli Stati Uniti, che sta facendo le sue sperimentazioni e prime esplorazioni per le consegne con i robot.

Amazon ha fatto partire ben sei piccoli robot, che lavorano soltanto durante le ore diurne e nei giorni feriali, ha spiegato l’azienda. E l’attività è limitata all’area definita per la sperimentazione, con l’obiettivo di far correre per le strade dell’area i sei piccoli robottini a sei ruote in maniera sicura e senza che si rischino incidenti.
Non si sa quali siano i piani di sviluppo nell’immediato, quali possano essere le prossime tappe, perché su questo Amazon si è chiusa nel riserbo più completo. Ma, qualsiasi siano i piani dell’azienda per gli Scout, è naturale pensare che potrebbero trasformare in maniera radicale il modo con il quale vengono fatte le consegne e lo stesso panorama urbano e rurale in cui agiscono, senza contare l’impatto sui posti di lavoro di tutte le persone coinvolte nella consegna di beni tramite servizi postali.

Lo spostamento degli acquisti nel settore retail, soprattutto negli Usa, dal negozio al portale web, ha avuto l’effetto di creare un mercato sempre più ampio di consegne a domicilio, spostando l’onere del trasferimento del bene dalla macchina degli acquirenti al corriere. Le spedizioni costituiscono un costo da tagliare per mantenere integre le marginalità riducendo i prezzi: ecco perché la spinta alla robotizzazione delle consegne in un settore tradizionalmente dai margini molto risicati. È in realtà una misura contenitiva e non di investimento in servizi superiori.
Ma quale potrebbe essere l’impatto sul pubblico? Negli Usa il Postal Service federale ha fatto un sondaggio durante il 2018 e ha scoperto che sono più gli americani favorevoli all’idea di una consegna robotizzata di quelli contrari. Soprattutto perché, argomentano i favorevoli, la consegna robotizzata favorirebbe la flessibilità dei modi e dei tempi con i quali i pacchetti arrivano e ridurrebbero anche i rischi di incidenti per il personale coinvolto (sostanzialmente eliminandone una buona parte).

L’opposizione a questa tecnologia proviene sostanzialmente da persone che sono preoccupate per la perdita dei posti di lavoro. Anche se la preoccupazione è ovviamente ancora prematura.
Nel 2018 l’Ispettore generale del Post Service ha infatti stabilito in un rapporto che le consegne effettuate con un robot sino alla casa del destinatario “nel breve periodo sono ancora troppo immature da un punto di vista economico e tecnologico per diventare scalabili, soprattutto per applicazioni di consegna con robot indipendenti”.
Invece, secondo Diana Dawson, della società di consulenza Envirosell intervistata da Cnbc, le perdite dei posti di lavoro non sono l’unico problema da considerare. «Lo Scout probabilmente non sarà in grado di occuparsi di tutte le variabili coinvolte nella consegna a domicilio: pioggia, gradini, clienti che non ci sono quando si effettua la consegna, cioè quando il robot apre il coperchio. Questo porterebbe probabilmente a un ritardo nelle consegne, che è un punto dolente soprattutto per gli acquirenti di Amazon».

Monica Eaton-Cardone è proprietaria e Ceo della società di tecnologia finanziaria Chargebacks911, che gestisce 200 milioni di transazioni online al mese. Eaton-Cardone ha dedicato molto tempo allo studio dei sistemi di consegna poiché la categoria può portare a numerosi tipi di frode. La Eaton-Cardone sostiene che la consegna da parte dei robot deve affrontare diversi ostacoli importanti: «Alcuni anni fa, un robot di nome HitchBOT stava facendo l’autostop in diverse città in un esperimento per testare la psicologia umana. HitchBOT è stato decapitato a Philadelphia. Tratteremmo meglio un robot Amazon?»

I sistemi di consegna robotizzati potrebbero rendere inoltre più facile per i consumatori affermare di non aver mai ricevuto un pacchetto e commettere frodi rispetto a quando il responsabile dell’UPS fa firmare l’avvenuta consegna.
Per quanto riguarda i benefici, Eaton-Cardone ha citato la riduzione dei costi su Amazon e un possibile aumento della velocità di consegna. Ha anche detto che potrebbe inaspettatamente avvantaggiare le infrastrutture pubbliche delle città.
«Le aziende come Amazon – ha detto Eaton-Cardone – esercitano un potere immenso, sia economicamente che politicamente. I nostri politici potrebbero non dare la priorità alla ricostruzione dei nostri marciapiedi e strade quando solo gli esseri umani li usavano, ma ho la sensazione che diventerà molto più importante quando i robot di Amazon dovranno usarli anche loro».

Non è la prima volta che Amazon esplora la possibilità di fare delle consegne con i robot. Il primo veicolo che la compagnia intendeva utilizzare era il drone Prime Air, che ha fatto la sua prima consegna a dicembre 2016. Quel programma da allora è stato messo in pausa senza troppo clamore, ma ha ancora alcuni vantaggi rispetto allo Scout, ovvero la velocità. Dopotutto, i compratori d’impulso potrebbero esitare in un acquisto che impiega tre giorni per raggiungerli, ma potrebbero comprarlo se la consegna richiede solo mezz’ora.

«Un drone veloce – dice Nicholas Farhi, partner della società di consulenza globale OC & Strategy – può volare sino a 50 miglia all’ora, oltre 10 volte più velocemente di Scout. Diventerà più rapido ricevere una consegna che fare andare fino al proprio negozio o centro commerciale. E questo sbloccherà una grossa fetta di vendite al dettaglio d’impulso, cioè a bassa premeditazione».

L’avvocato Jeff Harris, socio di Harris Lowry Manton, con una specializzazione in incidenti, danni ingiusti e decessi, spiega che, a parte i benefici, le consegne effettuate con i droni presentano inconvenienti che possono superare i vantaggi, tutti attribuibili alla mancanza di decisioni da parte dell’uomo.

«Il problema più grande con i droni di consegna – dice Harris – è come creare una separazione tra i droni, in modo che non si scontrino l’uno con l’altro, potenzialmente ferendo le persone e causando danni alle proprietà».
Lo Scout di Amazon potrebbe inoltre incontrare difficoltà nel girare anche solo sul marciapiedi. «Quando camminiamo per la strada – dice Harris –, prendiamo costantemente una serie di decisioni complesse. Programmi come Amazon Scout probabilmente affronteranno le stesse sfide che i veicoli automatici stanno attualmente vivendo perché incontrano situazioni casuali, di vita reale che non sono pre-programmate e non fanno parte dell’algoritmo».

Mentre i rischi fisici di consegna robotica possono essere discutibili, Harris spiega che quasi sicuramente questa tecnologia farebbe perdere il lavoro a chi si occupa di fare le consegne. Monica Eaton-Cardone di Chargebacks911 è d’accordo.
«Automazione, droni e robot – dice Eaton-Cardone – stanno arrivando tutti quanti. Lo sconvolgimento a livello di settore è inevitabile e molti uomini e donne perderanno il lavoro». L’elemento umano tuttavia è ancora ben lontano da dover essere cancellato. Ci sono cose che solo gli esseri umani possono fare e che nessuna tecnologia può sostituire.
«Se un’azienda sta consegnando un prodotto di fascia alta o un articolo con potenziali responsabilità legali o sanitarie, potrebbe comunque avere un senso economico avere un essere umano che supervisiona la consegna, rispondere a domande, firma moduli e quindi cerca di garantire vendite future».

Secondo Eaton-Cardone inoltre gli esseri umani forniscono più della semplice capacità di navigare in complicate istruzioni di consegna: «A volte, le parole gentili o un sorriso rassicurante di una persona reale fanno la differenza».

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