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Chip, Samsung lancia l’allarme “scorte”. Ripercussioni anche per Stm

Il colosso sudcoreano lamenta un “disequilibrio” tra domanda e offerta. In bilico il lancio del Galaxy Note. Ma la società tiene testa (per ora) alla crisi e resta prima al mondo nella classifica dei produttori di smartphone

Pubblicato il 17 Mar 2021

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E’ crisi dei chip. L’allarme arriva da Samsung, che lamenta un “disequilibrio” tra la domanda che è esplosa e l’offerta che è scarsa. “Per questo motivo – fa notare -, la penuria che ha colpito il settore dell’automobile potrebbe tracimare in altri comparti tecnologici”.
A rendere noto il problema è il Financial Times, che riporta le parole di Koh Dong-jin, capo della divisione smartphone del gruppo sudcoreano: “Non si può affermare che la questione della carenza di chip sia stata risolta al 100 per cento”. Al momento la carenza di chip colpisce principalmente il settore automotive.

I grandi produttori mondiali, durante la pandemia Covid-19, hanno indirizzato la produzione principalmente verso quei settori che hanno vissuto un boom durante il periodo pandemico: computer, smartphone, consolle. Così grandi case automobilistiche come la Volkswagen e la General Motors hanno dovuto limitare la produzione proprio a causa della carenza di chip. A peggiorare le cose è arrivata anche la peculiare situazione del Texas, dove una tempesta lo scorso mese ha provocato lo stop alla produzione in alcune fabbriche di produttori di chip, costringendo la giapponese Honda a fermare la sua produzione la prossima settimana negli Usa. Anche Samsung ha fermato una sua fonderia ad Austin. Secondo le stime degli esperti, la crisi dei chip non dovrebbe essere risolta prima della seconda metà di quest’anno.

Proprio a causa della mancanza di chip, Samsung potrebbe posticipare il lancio del Galaxy Note. La notizia ha avuto già i. Suoi primi effetti a Piazza Affari, con il titolo Stmicroelectronics, di cui Samsung è fra i clienti top 10, che segna una delle performance peggiori del listino milanese con un calo dell’1% a 30,5 euro, ben al di sotto del massimo toccato il 15 febbraio a 35,89 euro. Secondo gli analisti di Equita, il posticipo nel lancio di un prodotto come il Note avrebbe infatti un effetto negativo sul secondo trimestre, tanto che anche i volumi dovrebbero essere poi recuperati nella seconda parte dell’anno”.

Intanto l’andamento del mercato dei semiconduttori si riflette anche a livello più ampio in ambito borsistico. I mercati asiatici appaiono contrastati, dopo una serie di cali, tirati verso il basso proprio dal comparto in questione, con il peso in particolare di giganti come Tsmc e Samsung. In Giappone indici contrastati, con Nikkei piatto (-0,02%) e Topix in rialzo (+0,1%), piatta anche Shanghai (-0,03%), mentre ha guadagnato Shenzen (+0,9%). A velocità alterne anche la Corea, con Kospi in calo (-0,6%) e Kosdaq in rialzo (+0,3%).

Ma Samsung resta la “regina” degli smartphone

Nonostante le difficoltà con i chip, in ogni caso, Samsung pare destinata a restare per quest’anno il primo produttore di smartphone al mondo per vendite, seguito da Apple. I marchi cinesi, tuttavia, incalzeranno i due giganti, con Xiaomi al terzo posto. Lo afferma una ricerca predittiva diffusa oggi da Strategy Analytics.

Quest’anno le vendite di smartphone dovrebbero crescere del 6,5 per cento arrivando a 1,38 miliardi di pezzi, spinte da un lato dalla ripresa post-pandemica e dall’altro dalla migrazione verso il 5G. La quota di mercato di Samsung resterà invariata al 20 per cento, così come quella di Apple resterà al 16 per cento. Più dinamica appare invece la situazione dopo i primi due, tra i marchi cinesi.

“Il 2021 sarà l’anno dei produttori cinesi di smarphone. Nell’Asia Pacifico, Vivo, Xiaomi e Oppo diventeranno i tre primi player grazie a un marketing aggressivo, con l’espansione della loro impronta e una politica di prezzo competitiva”, ha spiegato la direttrice di Strategy Analytics Linda Sui. In particolare, ha spiegato l’analista Abilash Kumar, Xiaomi (13 per cento) “emergerà come terzo venditore globale di smartphome” perché “sta ottenendo ottimi risultati nei mercato di India e Russia ed è anche molto aggressiva in Europa centrorientale e occidentale“. Dai primi cinque, invece, scomparirà il marchio Huawei, soggetto a sanzioni a partire dall’era Trump negli Stati Uniti. Invece Vivo conquisterà una quota di mercato dell’11 per cento e Oppo del 10 per cento.

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