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Coronavirus, effetto boomerang su Apple?

Analisti in allarme: gli impatti sul business della Mela potrebbero essere importanti. Cina, Hong Kong e Taiwan valgono il 16,7% del fatturato globale della compagnia

Pubblicato il 28 Gen 2020

Antonio Dini

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Se il battito delle ali di una farfalla cinese può scatenare una tempesta sulle coste della California, quale potrà essere la conseguenza del coronavirus a un oceano di distanza? Le regole della globalizzazione impongono di affrontare l’argomento, e gli analisti sono preoccupati delle ricadute sul business. Il coronavirus sta mettendo infatti in quarantena decine di milioni di persone in tutta la Cina. In Cina è stata effettuata la prima diagnosi coronavirus, e il blocco impatta contemporaneamente la produzione e il consumo.

Una delle società più esposte è Apple, che tra Cina, Hong Kong e Taiwan fa il 16,7% del suo fatturato globale del 2019. Le Borse rispondono e il titolo di Apple è sceso del 2% mentre scriviamo, e ancora si muove verso il basso.

Dan Ives, analista di Wedbush, dice: “Data la tragedia del coronavirus e le preoccupazioni per l’impatto sui consumi che avrà sul Capodanno Cinese, tanto atteso quanto a rischio adesso, aziende come Apple sono sotto pressione per via della loro esposizione con quell’area geografica”.  Il fatturato di Apple che viene dalla “Greater China”, cioè l’area che comprende Hong Kong ma soprattutto anche Taiwan, nel 2019 è stato di 43,6 miliardi di dollari, pari appunto al 16,7% del totale.

Ovviamente non c’è solo Apple. Anche altri marchi, con un minore richiamo mediatico, sono sotto l’occhio degli analisti: dalle catene di hotel e ristoranti sino al retail e alla moda: Esteee Lauder, Nike, Marriott, McDonalds e Starbucks per esempio sono tra i più esposti.

I blocchi per i viaggi imposti dalle normative di contenimento del coronavirus stanno bloccando milioni di cinesi a casa. Il capodanno cinese non è, come in occidente, una festa che si passa con amici per festeggiare con il veglione e i botti di fine anno, quanto una occasione per tornare in famiglia e passare alcuni giorni (solitamente tre) con i parenti e gli amici scambiandosi regali come nel periodo natalizio.  Il blocco imposto dalle autorità per contenere il contagio del coronavirus serve a impedire una migrazione epocale (i viaggiatori della sola Cina che si spostano durante il periodo in tutto sono di solito circa un miliardo e mezzo) e gli analisti temono che questo impatterà le vendite in maniera molto chiara. Secondo altri però questo rischio non c’è: il capodanno lunare prevede che i regali siano già stati comprati, e l’impatto sui consumi potrebbe invece essere molto inferiore a quanto si teme.

Secondo Ives, infatti, “Per Apple segnaliamo che sia in Cina che nei paesi vicini i consumatori hanno fatto già i loro acquisti, comprando iPhone e AirPods prima del capodanno cinese, con due mesi molto forti, dicembre e gennaio, che saranno già stati contabilizzati da Apple”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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