IL REPORT

Cyber-attacchi e disservizi digitali in cima ai timori delle aziende italiane

Secondo l’edizione 2020 dell’Allianz Risk Barometer questi tipi di minacce sono, per la prima volta, tra le preoccupazioni più sentite dai top manager

Pubblicato il 14 Gen 2020

D. A.

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Cresce, nelle imprese italiane e di tutto il mondo, il rischio percepito delle minacce informatiche. A dirlo è l’edizione 2020, la nona, dell’Allianz Risk Barometer, condotta a livello internazionale da Allianz Global Corporate & Specialty (Agcs) raccogliendo le opinioni di 2.700 esperti provenienti da oltre cento Paesi, tra cui Ceo, risk manager, broker ed esperti assicurativi. Nella Penisola, i rischi maggiormente percepiti dalle aziende sono l’interruzione di attività, al primo posto con il 51% delle risposte, seguita per l’appunto dai rischi informatici (49%, in crescita rispetto al 38% del 2019) e, al terzo posto, dal danno reputazionale o d’immagine (29%), che nell’ultimo anno ha scalato ben due posizioni superando le catastrofi naturali, quarte con il 20%.

“La preoccupazione per la perdita di reputazione o di valore del marchio è diventata critica, ed è entrata a far parte, per la prima volta, dei primi tre rischi nel nostro Paese”, spiega in una nota Nicola Mancino, Ceo di Agcs Italia. “Tuttavia, le interruzioni del business e i rischi informatici rappresentano ancora le principali preoccupazioni delle aziende italiane”.

A livello globale, la situazione è ancora più netta: i rischi informatici rappresentano il rischio aziendale maggiormente percepito (39% delle risposte), facendo passare al secondo posto l’interruzione di attività con il 37% delle risposte. La consapevolezza della minaccia informatica è cresciuta rapidamente negli ultimi anni, spinta dalle aziende che si affidano sempre più ai dati e ai sistemi It e da una serie di importanti incidenti. Sette anni fa si era classificata solo al 15esimo posto con appena il 6% delle risposte. Ancora a livello globale, crescono i cambiamenti nella legislazione e nella regolamentazione (al terzo posto, con il 27%) e il cambiamento climatico (al settimo, con il 17%). In particolare sono soprattutto la guerra commerciale Usa-Cina, la Brexit e il riscaldamento globale le preoccupazioni crescenti per aziende e nazioni.

Le grandi sfide per il business nel 2020: It e clima

“I dati emersi dall’Allianz Risk Barometer 2020 evidenziano come il rischio informatico e il cambiamento climatico siano le due sfide più impegnative che le aziende dovranno affrontare nel nuovo decennio”, afferma Joachim Müller, Ceo di Agcs. “Naturalmente ci sono molte altre tipologie di danni e problematiche da affrontare. Tuttavia, se i consigli di amministrazione e i risk manager non affrontano i rischi informatici e quelli derivanti dal cambiamento climatico, il loro impatto sulle performance operative, sui risultati finanziari e sulla reputazione delle loro aziende presso i principali stakeholder potrebbe risultare critico. Nell’era della digitalizzazione e del riscaldamento globale, la preparazione e la pianificazione di tali rischi è, quindi, sia una questione di vantaggio competitivo che di resilienza aziendale”.

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I rischi informatici continuano a evolversi

Oltre ad essere il primo rischio a livello globale, quello degli incidenti informatici è tra i primi tre rischi in molti dei paesi esaminati; in Austria, Belgio, Francia, India, Sudafrica, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti si colloca proprio al primo posto. Le aziende si trovano ad affrontare rischi di violazioni di dati sempre più grandi e costose, un aumento del ransomware e degli incidenti di spoofing, così come la prospettiva di sanzioni pecuniarie o controversie legali in materia di privacy. Una grande violazione dei dati – che compromette, ovvero, più di un milione di dati – costa oggi in media 42 milioni di dollari, con un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. “Gli incidenti stanno diventando sempre più significativi e le grandi aziende sono colpite da attacchi sempre più sofisticati e da ingenti richieste di estorsione. Cinque anni fa, una tipica richiesta di riscatto sarebbe stata di decine di migliaia di dollari, mentre ora può superare il milione di dollari”, aggiunge Marek Stanislawski, Deputy Global Head of Cyber, Agcs.

Interruzione dell’attività: una minaccia continua, con nuove cause

Dopo sette anni al vertice, l’interruzione di attività scende al secondo posto nell’Allianz Risk Barometer. Al tempo stesso, tuttavia, continua a crescere la tendenza a subire perdite più significative da business interruption. Le cause sono molteplici e vanno da incendi, esplosioni o catastrofi naturali a incidenti che riguardano le supply chain digitali o addirittura al terrorismo. “Le supply chain e le piattaforme digitali consentono oggi la piena trasparenza e la tracciabilità delle merci, ma un incendio in un data center, un guasto tecnico o l’attacco di un hacker potrebbero portare a grandi perdite da business interruption per aziende che si affidano allo stesso sistema e che non possono tornare a processi manuali”, chiosa Raymond Hogendoorn, Global Head of Property and Engineering Claims di Agcs.

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