IL WEB SUMMIT

Digitale e democrazia, serve un nuovo modello inclusivo

Il tema sarà al centro del primo International Forum on Digital and Democracy, in programma il 10 dicembre. L’innovazione può essere uno straordinario strumento per abilitare nuove forme di partecipazione politica, in ottica di maggiore trasparenza e responsabilità

Pubblicato il 22 Ott 2020

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L’avvento del digitale non ha un impatto disruptive solo sull’economia e sulle relazioni sociali ma anche sulla democrazia, sui sistemi elettorali e sulle rappresentanze politiche. La rivoluzione di Internet ha accelerato il ritmo di trasformazione, indebolendo al contempo il ruolo dei corpi intermedi. In questo scenario si inserisce l’Agenda Onu 2030, il cui obiettivo 16 riguarda lo sviluppo sostenibile dei diritti umani.

Di come conciliare la trasformazione digitale con i principi della democrazia rappresentativa se ne parlerà al primo International Forum on Digital and Democracy, in programma il 10 dicembre 2020. L’evento è organizzato dall’associazione Copernicani, Rie, Fondazione Giorgio Cini e Università Ca’ Foscari, con il patrocinio della Commissione europea, dell’Unesco e della Sustainable Development Solutions Network dell’Onu.

Un’occasione per discutere con politici, esperti ed economisti di come il digitale sta cambiando le regole del gioco democratico e di come mettere a valore quello che l’innovazione è in grado di determinare, in termini di efficienza delle istituzioni ma non a detrimento dei diritti.

Quattro i pilastri che animeranno il dibattito e sono la base della call for papers lanciata contestualmente all’iniziativa.

  • Democrazia e meccanismi di decisione politica. Si punta a comprendere come la tecnologia può diventare strumento per rafforzare le istituzioni, in ottica di maggiore trasparenza e responsabilità. In questo contesto l’intelligenza artificiale potrebbe aiutare i cittadini ad “attivare” i propri diritti, inclusi quelli di informazione e partecipazione, abilitando anche processi di voto più consapevoli ed inclusivi. La sfida è trovare un equilibrio tra il sistema rappresentativo e la partecipazione diretta o deliberativa. Focus anche sul voto elettronico come  leva di innovazione dei processi decisionali “dentro” le istituzioni.
  • Coinvolgimento e partecipazione sociale. Il secondo punto riguarda la capacità della tecnologia di garantire un processo decisionale inclusivo, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli. A partire dalla formazione e informazione, fino all’orientamento dell’opinione pubblica. E qui entrano in gioco i media che dovrebbero funzionare come piattaforme per promuovere la democrazia e i diritti umani. Ma perché questo avvenga l’obettivo prioritario è quelli di abbattere il digital gap, infrastrutturale e culturale per permettere a tutti di accedere alla Rete.
  • Partecipazione e funzionamento dei partiti. Dal punto di vista dei corpi intermedi, il digitale può trasformare profondamente i modelli partecipativi e facilitare il ricorso ai bilanci partecipativi così come alle consultazioni e alla legislazione elettroniche, valorizzando esperienze come le assemblee cittadine e le iniziative popolari, ad esempio. Sul fronte partiti il focus è sul funzionamento interno: si possono immaginare sistemi di Erp politici?
  • Accesso alle informazioni. Dal punto di vista delle istituzioni, la sfida è garantire l’accesso del pubblico a informazioni “valide” e proteggere le libertà fondamentali, in conformità con la legislazione nazionale e gli accordi internazionali. La tecnologia può svolgere un ruolo nuovo per finanziare partiti politici e campagne e metodi per contrastare la corruzione. Ma c’è anche un lato oscuro che non va marginalizzato: lo scandalo di Cambridge Analytuca ci ha insegnato che il digitale può diventare anche un pericoloso strumento di manipolazione democratica.
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