LA POLEMICA

Facebook, nuovo fronte contro Apple: “Su iOS 14 penalizzata la pubblicità”

L’ultima versione del sistema operativo permetterà agli utenti di non farsi tracciare. Il social guida il gruppo dei critici: la funzione impatterà sull’advertising, che non sarà personalizzabile e perderà efficacia

Pubblicato il 27 Ago 2020

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Le novità per la privacy di iOS 14 impatteranno grandemente sul business pubblicitario. Facebook ha lanciato l’avvertimento, seguita da altre società che operano in questo settore, per raccontare ai suoi partner come l’aggiornamento del sistema operativo di Apple, che arriverà a settembre, cambierà drasticamente le inserzioni su iPhone e iPad.

La novità è soprattutto una: gli utenti dovranno accettare di essere tracciati e molti probabilmente non consentiranno a tale possibilità. Ciò significherà che le aziende avranno a disposizione meno dati e che quindi, di conseguenza, potranno offrire inserzioni meno mirate e meno di successo. Secondo Facebook, quando viene tolta la possibilità di personalizzare le pubblicità i ricavi scendono almeno del 50%. Per il social network, l’aggiornamento “nonostante i nostri sforzi, potrebbe rendere Audience Network così inefficace su iOS 14 che potrebbe non avere senso averlo del tutto”.

La società ha inoltre insistito su un punto: il suo giro d’affari non sarà particolarmente colpito, mentre quello delle piccole imprese sì.

Alla lamentela di Facebook, che chiede che questo tipo di novità siano oggetto di una discussione generale a causa dell’impatto ampio che hanno su un dato settore, si sono aggiunte altre società. Secondo Renee Gittins, direttore esecutivo del International Game Developers Association, i cambiamenti di iOS 14 “avranno certamente un impatto negativo sul modo in cui gli studi videoludici e gli editori generano ricavi e guadagnano utenti tramite le pubblicità personalizzate”. Della stessa opinione anche John Nardone, amministratore delegato di Flashtalking, secondo cui tali novità potrebbero spingere verso un modello di applicazioni a pagamento anziché gratuite ma con le pubblicità.

Nardone avanza un’ipotesi che attacca direttamente Apple: la società di Cupertino, a suo dire, sta agendo in questo modo per i propri interessi perché se le applicazioni devono essere pagate, la casa californiana si prende il 30% di commissioni. “Apple non opera nel segmento pubblicitario, ma lavora in quello delle app” ha aggiunto Nardone.

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