EUROPEE 2019

Bruxelles bacchetta Google, Facebook e Twitter: “Pochi progressi sulle fake news”

Secondo la Commissione europea i report sull’attuazione del codice di condotta volontario contro le ads politiche ingannevoli non mostrano passi in avanti. E se le tech companies non produrranno risultati rischiano l’intervento regolatorio

Pubblicato il 28 Feb 2019

Patrizia Licata

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Le misure messe in campo da Google, Facebook e Twitter per contrastare la piaga delle fake news non sono sufficienti: lo ha detto la Commissione europea bacchettando i colossi di Internet americani per non aver mantenuto gli impegni presi con l’esecutivo Ue.

Le tre aziende del web hanno firmato a ottobre un codice di condotta volontario accettando la richiesta di Bruxelles di potenziare le misure per la lotta alla disinformazione online e alla pubblicità ingannevole. Ogni mese Google, Facebook e Twitter devono presentare alla Commissione europea dei report sull’andamento delle misure anti-fake news, ma il commissario alla sicurezza Julian King ha detto oggi che i progressi compiuti sono ben pochi. “Purtroppo c’è addirittura un peggioramento”, ha affermato King, ricordando che Google, Facebook e Twitter devono rispettare gli standard richiesti dall’Unione europea e ai quali hanno acconsentito firmando il codice di condotta.

Bruxelles ha intensificato il pressing sulle aziende di Internet in vista delle elezioni di maggio per il rinnovo del Parlamento europeo e degli appuntamenti elettorali in diversi paesi dell’Ue: sono prossimi al voto Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Polonia, Portogallo e Ucraina.

I colossi dell’online hanno acconsentito all’adesione spontanea a un codice di condotta anche per evitare un più pesante intervento regolatorio, ma per ora le misure volontarie non sembrano produrre i risultati cercati dalla Commissione. Facebook, lamenta Bruxelles, non ha fornito alcun dettaglio sulle azioni contro le ads politiche intraprese a gennaio né sul numero di account falsi cancellati a causa di attività volte a influenzare il corretto processo democratico nell’Unione europea. Il report del social network non offre aggiornamenti sui casi di interferenza da parte di paesi terzi negli Stati membri dell’Ue.

Google ha fornito dati sulle azioni intraprese nel mese di gennaio per migliorare il controllo dei posizionamenti di annunci suddivisi per stato Ue. Tuttavia le misure del colosso di Mountain View contro le ads politiche non sono abbastanza specifiche, dice Bruxelles. L’azienda non ha chiarito la portata delle iniziative contro le fake news e la pubblicità ingannevole e non ha fornito chiare prove di aver attuato le misure di contrasto alla disinformazione richieste dall’Europa.

Nel caso di Twitter la Commissione ha criticato la mancata fornitura di parametri di riferimento per misurare i progressi nella sorveglianza sugli annunci politici sulla piattaforma dei cinguettii. E sulla trasparenza delle ads politiche Twitter ha rinviato la decisione al rapporto di febbraio.

Nelle scorse settimane Twitter aveva annunciato l’attivazione anche in Europa della sua nuova policy sulle ads politiche per garantire più controlli sulla provenienza e le sponsorizzazioni delle campagne di marketing e arginare le interferenze sullo svolgimento del voto per il rinnovo del Parlamento dell’Unione europea.

Google a sua volta ha varato nuove regole interne per gli “annunci elettorali” e inizierà a pubblicare un rapporto sulla trasparenza degli annunci politici non appena gli inserzionisti inizieranno a pubblicarli.

Facebook ha fatto sapere che creerà un archivio pubblico delle ads politiche in cui tutti potranno condurre ricerche. L’archivio conterrà informazioni come chi ha pagato le ads, quanto denaro è stato speso, il numero di impression e i segmenti demografici da cui le ads sono state visualizzate, inclusa la loro localizzazione geografica. Verranno anche aperti due nuovi centri operativi all’interno degli uffici di Facebook di Dublino e Singapore che si occuperanno dicontrollare i contenuti legati alle elezioni.

Questi interventi potrebbero arrivare tardi perché troppo a ridosso delle elezioni europee, e non essere sufficienti per Bruxelles, che esige risultati concreti. Entro la fine del 2019, la Commissione effettuerà una valutazione dei risultati ottenuti a un anno dalla firma dal codice di condotta con le tech companies. Il rischio è che Bruxelles proponga ulteriori azioni più severe, compresa la regulation.

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