LA RICERCA

La pandemia spinge il network as a service: +41% nei prossimi due anni

I dati di Hpe Aruba sull’area Emea: in risposta all’emergenza Covid-19 le aziende si orientano su infrastrutture agili e automatizzate per ambienti di lavoro ibridi. Un responsabile IT su tre prevede più investimenti sulle reti in cloud e basate sull’AI

Pubblicato il 03 Set 2020

A. S.

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I responsabili IT dell’area Emea sono intenzionati ad aumentare gli investimenti su tecnologie di rete basate sul cloud e sull’intelligenza artificiale in risposta all’emergenza causata dal Coronavirus, e in molti casi hanno già iniziato a farlo definendo i piani di ripresa del business. A evidenziarlo è la ricerca “Preparing for the post-pandemic workplace” realizzata da Aruba, società di Hewlett Packard Enterprise, che ha coinvolto 2.400 ITDM di oltre 20 Paesi e di otto settori economici.

La priorità di questa strategia, secondo la ricerca, è di rendere operativa una forza lavoro altamente distribuita e gestire la diffusione di un workplace ibrido, abbandonando gli investimenti di capitale a favore di soluzioni “as a service”. La conseguenza più evidente di questa scelta è che la percentuale media di servizi IT su abbonamento crescerà del 41% – secondo le previsioni – passando dal 29% del totale di oggi al 41% del 2022. Di pari passo le aziende che consumano la maggioranza delle proprie soluzioni IT in modalità ‘as a service’ aumenteranno di circa il 74% nello stesso arco temporale.

“Di fronte alla diffusione di un workplace ibrido, ai responsabili IT è chiesto di garantire un delicato equilibrio tra flessibilità, sicurezza e convenienza economica all’edge – sottolinea Morten Illum, vice president di Aruba – Il workplace è cambiato in modo significativo e per poter supportare le nuove norme come il distanziamento sociale e le esperienze contactless, gli uffici devono essere dotati di una tecnologia che garantisca connettività, sicurezza e supporto a livello enterprise. È sempre più evidente come, per sostenere queste nuove esigenze in uno scenario finanziario difficile, i responsabili IT siano attirati dai vantaggi economici e dai minori rischi offerti da un modello su abbonamento”.

Le conseguenze del Covid-19

Secondo il campione composto dai decision maker dell’IT la pandemia ha avuto un impatto significativo sia sui dipendenti sia sulle decisioni in merito agli investimenti a breve termine sulle reti. Secondo il 74% degli intervistati la diffusione del Covid-19 ha causato un rinvio o un ritardo degli investimenti per progetti di networking e il 30% ha ammesso di averli cancellati del tutto. Il numero più alto di cancellazioni si è registrato in Svezia, con il 59%, e il più basso in Italia con l’11%. Più in generale il 37% degli Itdm operanti nella scuola e il 35% del settore alberghiero e dell’ospitalità ha affermato che è stato costretto ad annullare gli investimenti di rete.

I nuovi investimenti in programma

L’impatto della pandemia non è stato però altrattanto severo se si considera il tema degli investimenti per il futuro: la stragrande maggioranza dei decision maker infatti prevede di mantenere o incrementare gli investimenti di rete dopo l’emergenza pandemia per supportare le nuove necessità espresse dai dipendenti e dai clienti. Il 38% del campione ha in programma di aumentare aumenterà le risorse da destinare al networking cloud-based, il 45% lo manterrà invariato e soltanto il 15% lo ridurrà. Al centro di questi progetti ci sono gli strumenti per monitorare e ricavare insight dalle reti, potenziando le capacità di risolvere gli inconvenienti e ottimizzare le reti in un momento in cui la forza lavoro è sempre più distribuita. Ne consegue anche una maggiore attenzione per l’automazione, con il 35% degli Itdm su scala globale che pensano di incrementare gli investimenti nelle tecnologie di rete basate sull’AI.

I nuovi modelli di consumo

Nel disegnare i propri piani di investimento, spiega la ricerca di Aruba, gli Itdm prendono in considerazione modelli di consumo alternativi per raggiungere il miglior equilibrio possibile tra valore e flessibilità. Così il 50% del campione nell’area Emea afferma di valutare  nuovi modelli su abbonamento per l’hardware e/o per il software, il 51% i servizi gestiti per hardware/software chiavi in mano e il 29% il leasing finanziario. “Questo – spiega la ricerca – riflette la crescente necessità di modelli più flessibili dal punto di vista finanziario all’interno di uno scenario difficile.

“Ridurre la complessità della rete”

“Poiché le necessità di clienti e dipendenti sono cambiate così profondamente negli ultimi mesi, non sorprende che i responsabili IT cerchino soluzioni più flessibili – aggiunge Illum – L’esigenza di agilità e flessibilità nella gestione della rete non è mai stata tanto sentita e ora è fondamentale garantire che le aziende riducano la complessità della rete per offrire agli utenti un’esperienza sicura e senza interruzioni”. “La pandemia – conclude – ha indotto molte organizzazioni a ripensare i propri investimenti nell’infrastruttura IT per creare modelli di business agili, adattabili e adatti allo scopo. Sebbene la pandemia abbia avuto un evidente impatto negativo sui progetti in corso, la ricerca suggerisce che essa potrà anche catalizzare gli investimenti a medio termine per dare impulso alle tecnologie di rete parallelamente a un passaggio verso modelli di consumo più flessibili che limitino l’immobilizzo di capitale”.

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