LA PROPOSTA

La Ue vuole un Authority per il digitale, endorsement da Airbnb

Il nuovo regolatore potrebbe essere istituito all’interno del Digital services act per la sicurezza e trasparenza delle piattaforme digitali. Intanto in Italia ritirato l’emendamento Pd al Milleprororoghe che prevedeva una stretta sugli affitti brevi

Pubblicato il 29 Gen 2020

Patrizia Licata

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L’Unione europea avrebbe bisogno di un regolatore del digitale: Airbnb dà il suo pubblico appoggio a una nuova authority su scala Ue, un organismo che potrebbe essere valutato all’interno del più vasto Digital services act proposto da Bruxelles per aggiornare le regole su sicurezza e trasparenza delle piattaforme, dei servizi e dei prodotti digitali.

A dicembre in Europa Airbnb ha vinto una lunga battaglia legale partita dalla Francia e finiti davanta alla Corte di giustizia Ue. I giudici europei hanno accolto la tesi di Airbnb e decretato che la società non è una “agenzia immobiliare” ma una piattaforma online. E come tale non deve rispettare le regole che vincolano gli albergatori europei.

Regole armonizzate per il digitale

Airbnb ha detto che la sua stessa azienda, i suoi host e i loro clienti ma anche le città potrebbero avere un vantaggio da una migliore regolamentazione del settore digitale. “Siamo con chi chiede una singola autorità europea di supervisione sui servizi digitali”, ha affermato Chris Lehane, Senior vice president of Global policy and communications di Airbnb. “All’interno di questo ambito, crediamo fermamente che le politiche abitative e le regole per gli affitti brevi debbano essere decise a livello locale”.

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Lehane ha anche scritto alle città europee per annunciare il suo sostegno a un “digital regulator” europeo dicendo che tale figura potrebbe assicurare che le regole del settore siano affidabili, autorevoli e armonizzate e anche che ci sia un organismo che faccia da mediatore nel caso di contenziosi.

L’impatto degli affitti brevi nelle città europee

Lehane ha anticipato che a breve Airbnb annuncerà una partnership per fornire alle città dati raccolti in modo indipendente sull’impatto degli affitti brevi in Europa. Il top manager ha assicurato che Airbnb è impegnata a migliorare il modo con cui vengono prelevate le tasse di soggiorno dai turisti ospiti delle sue case in affitto.

“Abbiamo già collaborato con più di 500 governi per aiutare le persone a condividere le loro case, attenersi alle regole e pagare le tasse”, aveva ribadito Airbnb dopo la sentenza favorevole della Corte di giustizia dell’Ue.

In Italia niente giro di vite su Airbnb

Intanto in Italia è stato ritirato l’emendamento al dl Milleproroghe a firma del PD sugli affitti brevi. Il testo era stato depositato alla Camera, nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio, e prevedeva la facoltà per i Comuni di creare una licenza ad hoc (e in numero limitato) per gli affitti brevi, fissando anche “un limite di durata delle locazioni in un anno solare”, differenziandolo in relazione alle esigenze delle zone del territorio amministrato, con specifico riferimento ai centri storici e le aree di interesse culturale e artistico. La proposta rappresentava di fatto un giro di vite su società come Airbnb e tutte le aziende o individui che affittano per brevi periodi stanze, case vacanze o appartamenti.

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