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Le start-up italiane al giro di boa: investimenti al raddoppio in un solo anno

Sfiorati i 600 milioni di euro, pari ad una crescita dell’81% sul 2017. E per la prima volta dal 2012, 12 round raggiungono l’ordine delle decine di milioni di euro. E’ quanto emerge dall’Osservatorio Startup Hi-tech a firma Polimi-Italia Startup. L’obiettivo del miliardo di euro di finanziamenti annui si fa più vicino

Pubblicato il 29 Nov 2018

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Cresce il peso delle startup hi-tech in Italia. Cresce al punto da raddoppiare, quasi, il valore complessivo del “comparto”. È questa la fotografia che emerge dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Italia Startup.

“Nel 2018 gli investimenti totali in equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 598 milioni di euro, in crescita dell’81% rispetto al valore totale consuntivo del 2017 (331 milioni)”, sottolinea Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano -. Per la prima volta dal 2012 (primo anno di registrazione dei finanziamenti da parte dell’Osservatorio in concomitanza con il Dl 10 ottobre 2012 sulle startup innovative, ndr) l’ecosistema mostra una crescita così netta, che rafforza il trend positivo già evidenziato lo scorso anno: nel 2018 le startup hi-tech raccolgono 267 milioni di euro in più rispetto al 2017, quasi raddoppiando il valore complessivo. Un valore che sfiora i 600 milioni di euro, rappresentando un vero e proprio giro di boa verso l’obiettivo del miliardo di euro di finanziamenti annui, posto ambiziosamente per stimolare uno sviluppo che renda merito alla qualità delle nostre startup hi-tech”.

In dettaglio gli investimenti da parte di attori formali raddoppiano, passando dai 107 milioni del 2017 ai 215 milioni del 2018. Le ragioni alle spalle di tale espansione sono molteplici, evidenziano gli analisti, a partire dalla presenza di startup e scaleup sempre più meritevoli e ad alto potenziale, in grado di attrarre grandi operazioni. Per la prima volta dal 2012, si rilevano in Italia 12 round nell’ordine delle decine di milioni di euro. Operazioni che da sole valgono oltre 315 milioni di euro. Determinante anche la rivalutazione positiva degli investimenti effettuata nel 2017 da parte di alcuni tra i principali “fondi di fondi”, che ha portato un nuovo afflusso di capitali a disposizione dei centure capital per investire a partire dal 2018.

“La combinazione di queste due principali motivazioni illustra l’emergere e il consolidarsi di un ciclo mutuamente rinforzante tra domanda di capitali (le startup e le scaleup con sempre maggior potenziale) e l’offerta (i fondi formali, alimentati a loro volta dai fondi di fondi): ciclo che, se alimentato con continuità, potrà portare una crescita strutturale e organica del nostro ecosistema nazionale, che vada oltre alcune grandi operazioni di natura contingente”, sottolinea Raffaello Balocco, responsabile scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “Aumenta inoltre il taglio medio degli investimenti da parte dei venture capital: se nel 2016 circa il 42% degli investimenti era maggiore di 1 milione di euro, il consuntivo 2017 mostra come il 46% dei round superino la rappresentativa soglia del milione. Questa combinazione di elementi consente di guardare al futuro con discreto ottimismo, denotando come l’Italia, nonostante le note difficoltà, stia offrendo una risposta concreta ad uno dei problemi strutturali del nostro ecosistema, più volte sottolineato nel corso degli ultimi anni, ovvero l’assenza di round significativi”.

In crescita rilevante anche i finanziamenti da attori informali (+58%) a quota 154 milioni di euro (contro i 98 di consuntivo del 2017). L’Equity Crowdfunding ha triplicato il suo valore in un anno, per una stima a chiudere sul 2018 pari a circa 30 milioni di euro. Non trascurabile poi l’apporto di Angel Network, Independent Angel e Venture Incubator. Questi ultimi investono circa 7,5 milioni di euro e sono in crescita del 27% rispetto al 2017. Le componenti informali sono peraltro spinte dagli incentivi promossi dal Mise e legati al 30% di detrazione fiscale sugli investimenti in startup innovative. “Siamo molto piacevolmente sorpresi da questa netta inversione di tendenza positiva negli investimenti in startup Hi-Tech”, commenta Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup. “L’obiettivo del miliardo di euro, auspicato dall’Associazione qualche anno fa, ora è finalmente a portata. Confidiamo quindi che il trend prosegua e che l’Italia, auspicabilmente sostenuta anche dagli opportuni provvedimenti legislativi, possa presto essere annoverata tra le nazioni europee più innovative, grazie alla valorizzazione e alla crescita delle nuove imprese ad alta innovazione”.

Riguardo specificamente ai finanziamenti internazionali si confermano anche quest’anno rilevanti e in forte crescita: gli investimenti esteri nel 2018 raggiungono i 229 milioni di euro (38,3% sulla raccolta complessiva), +82% rispetto ai 126 milioni di euro consuntivati nel 2017. I capitali provengono prevalentemente da Usa (72,73%), Europa (23,36%), Cina (3,77%) e Brasile (0,06%).

Il ruolo delle startup sta inoltre aumentando in termini di “peso” per le aziende italiane che guardano all’ecosistema delle startup come fonte alternativa per lo sviluppo di innovazione digitale. Questo dato emerge in particolare dai risultati degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con PoliHub. In particolare, il 33% delle imprese oggi ha collaborazioni già attive con startup e il 21% ha intenzione di avviarne a breve. La percentuale di collaborazioni attive aumenta notevolmente fra le grandissime imprese (57%), mentre scende fra le medie (14%), anche se il 18% ha manifestato l’interesse a farlo in futuro.

Le modalità di collaborazione possibili fra imprese e startup sono varie: il 41% delle imprese ha utilizzato la startup come fornitore spot, il 27% come fornitore a lungo termine, il 20% ha attivato una partnership di tipo commerciale e il 13% collabora alla definizione e innovazione del modello di business complessivo. Il 16% delle imprese, inoltre, ha inserito la startup all’interno di un programma di incubazione o accelerazione di proprietà dell’azienda o con cui l’azienda collabora, e il 12% partecipa nell’equity della startup. Appena il 6% acquisisce la startup.

“La strada per avviare in modo efficace collaborazioni con startup è disseminata di ostacoli e non tutte le imprese decidono di percorrerla – dice Alessandra Luksch, Direttore degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence -. Ma l’interesse per queste realtà rimane alto per la possibilità di spunti di innovazione, l’apporto di una nuova cultura imprenditoriale e di modalità di lavoro più agili. Per cogliere queste opportunità, però, è necessario che entrambi gli attori siano disposti a mettere in discussione le proprie metodologie e le proprie abitudini, agendo con maggiore flessibilità e riuscendo così a trovare un punto di incontro per la nascita di una relazione che porti vantaggio e valore aggiunto ad entrambi gli attori in gioco”.

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