SCENARI

L’Europa fa il pieno di brevetti, ma sul digitale perde terreno a favore di Usa e Asia

I patent registrati raggiungono la cifra record di 105.635. L’88% delle aziende del Vecchio continente prevede di aumentare gli investimenti in innovazione, ma solo una su tre lo farà sfruttando appieno lo spettro tecnologico. Analytics e Cloud gli ambiti con maggior riscontro. L’analisi di Deloitte

Pubblicato il 15 Lug 2019

D. A.

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Sono 105.635 i brevetti registrati nel 2017 dall’Ufficio Brevetti Europeo: una cifra record e il doppio rispetto a dieci anni fa. L’Europa è ancora un centro di innovazione per sette su dieci categorie principali individuate nelle registrazioni di nuovi brevetti. Cede però il passo a Stati Uniti e Asia nella corsa all’innovazione in ambiti chiave quali la tecnologia informatica e la comunicazione digitale. Solo un’impresa europea su tre sfrutta infatti tutti e dieci i tipi di innovazione: ciò evidenzia lacune nella strategia e indica che le imprese potrebbero lasciarsi sfuggire importanti opportunità. A dirlo è l’analisi “L’innovazione in Europa: Un’indagine Deloitte sulle aziende europee e su come le tecnologie digitali possono valorizzare l’innovazione in chiave strategica”, con cui la società indaga come le imprese del Vecchio continente sfruttano lo sviluppo delle tecnologie avanzate, esamina i fattori alla base dell’innovazione, rileva gli ostacoli per le aziende e le implicazioni per la forza lavoro del futuro.

Lo studio, che ha coinvolto 760 aziende europee situate in 16 paesi e appartenenti a 20 rilevanti settori di attività, ha evidenziato che l’innovazione rappresenta un investimento strategico per le aziende, tanto che l’88% delle imprese prevede di aumentare il budget dedicato e il restante 12% intende mantenerlo allo stesso livello.

“Molte aziende pensano che innovare significhi includere le nuove tecnologie in un prodotto o adattare il processo produttivo. In realtà questa definizione di innovazione è molto restrittiva”, commenta in una nota Francesco Iervolino, Partner di Officine Innovazione di Deloitte. “Infatti, l’innovazione nel canale, nel brand ma anche nei sistemi di prodotti è trascurata da molte aziende europee. La natura multidimensionale dell’innovazione, invece, dovrebbe essere incentivata per giovare all’intera catena di creazione di valore. In quest’ottica, un maggiore impatto è possibile se si allargano gli orizzonti geografici e di business, puntando sull’espansione delle attività al di fuori del proprio paese e calando l’innovazione sulle diverse funzioni aziendali. Lo hanno capito le aziende in ambito tecnologico, che adottano in modo trasversale l’innovazione, mentre per le imprese attive in ambito chimico, energetico e della salute ci sono ampi margini di miglioramento”.

L’avvento delle nuove tecnologie guida l’innovazione per il 92% delle aziende, mentre le necessità di consumatori sempre più informati ed esigenti spingono l’86% delle imprese a innovare, specialmente nei settori dei beni di consumo (96%), tecnologia (94%), trasporti e logistica (92%).

Il cambiamento demografico ispira l’innovazione nel 72% delle aziende, come evidenziato dall’88% delle realtà in Italia e dal 75% in Germania, due paesi con le popolazioni più vecchie al mondo.

Analytics e Cloud le principali tecnologie al servizio dell’innovazione

Se oggi gli investimenti in analisi dei dati (69%) e cloud computing (62%) sono già avanzati, nei prossimi anni l’attenzione si concentrerà anche sull’intelligenza artificiale (43%), che l’indagine Deloitte prevede gioverà a due imprese su tre nel settore assicurativo e una su due nei settori di prodotti e servizi industriali, retail e tecnologia.

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L’automazione robotica dei processi attrarrà il 36% degli investimenti e sarà importante sia per il settore bancario (45%) sia per quello della salute (50%), mentre le aziende di prodotti e servizi industriali (52%) come anche le imprese retail (50%) e tecnologiche (38%) investiranno ingenti capitali nella blockchain.

I robot non ruberanno posti di lavoro

La maggior parte delle aziende europee ritiene che le tecnologie avanzate non incideranno negativamente sulla forza lavoro in essere. Infatti, il 41% delle imprese prevede un aumento dell’organico a tempo pieno e il 29% ritiene rimarrà invariato. Italia e Regno Unito sono i paesi più ottimisti: il 60% delle realtà italiane e il 58% delle inglesi immaginano un incremento delle risorse umane impiegate in azienda.

Solamente il 23% ipotizza una diminuzione dei dipendenti per mano della tecnologia, pur essendovi pareri fortemente contrastanti in settori quali il bancario e finanziario dove i pareri a favore di un aumento e di una contrazione si bilanciano (42% in entrambi i casi). In campo energetico e assicurativo ci si aspetta il maggior numero di esuberi (rispettivamente 40% e 30%).

Il maggiore ostacolo all’innovazione? La mancanza di cultura

Il 34% delle aziende intervistate individua nella resistenza culturale il principale ostacolo alla promozione dell’innovazione, particolarmente sentito in settori quali l’assicurativo (39%), il bancario e finanziario (36%), l’automotive (29%). Oltre alla resistenza al cambiamento, le sfide all’innovazione includono il tema della sicurezza dei dati (30%), ma anche la mancanza di competenze tecniche e di fornitori in grado di implementare soluzioni tecnologiche avanzate.

Il 32% delle aziende italiane evidenzia la difficoltà di accesso a personale con competenze tecniche utili a innovare e il 22% sente la mancanza di sostegno da parte del governo.

“Per creare valore ci sono alcuni elementi da tenere in considerazione: a fianco delle nuove tecnologie servono competenze e un network aziendale che favorisca l’integrazione di nuovi sistemi e idee. Eppure i dati indicano che le aziende europee non si sono ancora rese conto dell’importanza degli ecosistemi per il loro futuro”, afferma Andrea Poggi, Innovation Leader di Deloitte Central Mediterranean. “Solo il 28% delle imprese europee investe in start-up o collabora con università e centri di ricerca, mentre appena il 31% interagisce con start-up attraverso acceleratori aziendali. Se implementati, gli ecosistemi aziendali offrono rapido accesso alle nuove conoscenze velocizzando i processi innovativi e accrescendo le capacità di innovazione interne.”

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