I RUMORS

Microsoft, Surface Neo dual screen e Windows 10X slittano al 2021?

Secondo indiscrezioni l’azienda a causa del coronavirus si concentra su uno scenario di mercato più conservativo, fatto di apparecchi singolo schermo e sistemi di virtualizzazione adatti allo smart working

Pubblicato il 10 Apr 2020

Antonio Dini

Microsoft

Niente Windows 10X per apparecchi a doppio schermo, neanche ai produttori terze parti. E niente Surface Neo dual screen, per tutto il resto dell’anno. Secondo indiscrezioni raccolte dalla stampa americana Microsoft ha messo in stop i suoi piani di accelerare su questo nuovo segmento di mercato, basato su doppi schermi e una nuova versione di Windows ottimizzata per il differente contesto d’uso.

È una scelta nient’affatto sorprendente, secondo Mary Jo Foley, una delle più autorevoli esperte che da anni segue le strategie di mercato di Microsoft e testa i suoi nuovi prodotti per il mercato consumer e business: “Non è una sorpresa perché, visto quel che sta succedendo nel mondo con il coronavirus, la scelta di Microsoft è logica. Ma per gli entusiasti che stavano aspettando un Surface Neo con doppio schermo per Natale questa è invece una brutta sorpresa. O più semplicemente un richiamo alla realtà del mercato”.

Sarebbe stato Panos Panay, Chief product officer dell’azienda, ha fare un meeting interno con i responsabili dei vari team di sviluppo per dare la notizia che Microsoft non avrebbe portato sul mercato nessun Surface Neo dual screen. Più sorprendente però forse la scelta di non far uscire neanche Windows 10X abilitato per il dual screen, cioè la versione del sistema operativo di Microsoft capace di gestire questa tipologia di apparecchi.

Rendere disponibile il sistema operativo avrebbe reso possibile avere degli apparecchi simili al Surface Neo dual screen prodotti da terze parti, che probabilmente sono già al lavoro da qualche mese su questo tipo di design. Microsoft invece vuole focalizzarsi adesso sugli apparecchi a schermo singolo sempre basati su Windows 10X, che rappresenta la prossima evoluzione della strategia di Microsoft.

Il bersaglio per la competizione sono i Chromebook di Google, che stanno avendo una crescente diffusione sia nel settore scolastico che in quello professionale. La versione 10X di Windows per competere con questo tipo di apparecchi funzionerà sia con il fattore di forma 2-in-1 che con i portatili tradizionali con schermo non touch. Se confermato è una ulteriore novità perché il progetto Windows lite/Santorini, poi ribattezzato Windows 10X, è nato per gli apparecchi dual screen. Ma secondo le indiscrezioni invece Microsoft avrebbe deciso di utilizzarlo anche su apparecchi con un fattore di forma più tradizionale.

Allo stesso tempo, sempre secondo indiscrezioni raccolte sul mercato, Microsoft non starebbe invece alterando i suoi piani per il rilascio del Surface Duo basato su Android. Un prodotto di tipo differente rispetto a quelli basati su Windows X10 e che mira ad occupare una fascia di mercato differente, maggiormente in competizione con i tablet come l’iPad e i phablet, gli smartphone di grandi dimensioni. Per questo tipo di apparecchio l’azienda dovrebbe rispettare gli obiettivi interni che prevedono il lancio della prima serie dopo l’estate.

Un altro elemento centrale per lo sviluppo della strategia di Microsoft relativamente al lancio commerciale di Windows 10X è la parte di virtualizzazione, che permetterà di utilizzare alcune delle vecchie applicazioni e garantire quindi la retrocompatibilità software in un modo accettabile per gli utenti. Il sistema di virtualizzazione utilizzerebbe una tecnologia di container che permetterebbero di utilizzare in sicurezza sia le vecchie che le nuove app su Windows 10X. Se il sistema si rivelerà pratico e funzionale Microsoft ha già pronto il progetto per estenderlo come modalità di funzionamento sicuro del software anche su Windows X tradizionale.

La scelta di dare la priorità a una tecnologia di virtualizzazione degli ambienti è stata voluta anche perché l’azienda ritiene che, anche una volta che sarà passata l’emergenza coronavirus, in futuro il lavoro remoto sarà sempre più diffuso.

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